Faes Farma compra Sifi: exit da oltre 500 milioni per 21 Invest

21 Invest, fondo europeo fondato da Alessandro Benetton, ha ceduto Sifi, azienda leader nell’oftalmologia con sede a Catania, al gruppo farmaceutico spagnolo Faes Farma.

L’operazione, che si inserisce in un più ampio progetto di consolidamento della piattaforma oftalmica del gruppo iberico, ha un valore complessivo superiore ai 500 milioni di euro, confermando l’importanza strategica dell’azienda italiana a livello internazionale.

L’investimento di 21 Invest in Sifi

Entrata nel portafoglio di 21 Invest nel 2015, Sifi ha attraversato un processo di profonda trasformazione. Supportata dal fondo e guidata da Fabrizio Chines, esponente della terza generazione della famiglia fondatrice, la società ha visto crescere il fatturato fino a superare i 100 milioni di euro nel 2024, con il 65% dei ricavi generati all’estero (erano il 30% nel 2015).

Oggi l’azienda conta circa 500 dipendenti, di cui il 63% laureato, e una forte componente under 45 e femminile nelle posizioni apicali. L’espansione ha toccato oltre 40 Paesi, con nuove filiali in Francia, Spagna e Turchia, e joint venture in Cina ed Emirati Arabi Uniti.

Uno dei risultati più significativi è stato lo sviluppo di Akantior, farmaco orfano per la cheratite da acanthamoeba, un’infezione rara e debilitante legata all’uso di lenti a contatto. Il prodotto ha ottenuto l’approvazione da Ema e Mhra, ed è in fase di pre-registrazione presso la Fda statunitense. Attualmente è impiegato in programmi di uso compassionevole in oltre 12 Paesi.

Il futuro con Faes Farma

Quotata a Madrid e attiva nei settori delle allergie, ipocalcemie e immunomodulazioni, Faes Farma ha già avviato un rafforzamento della propria presenza nell’oftalmologia, dopo l’acquisizione, lo scorso marzo, della portoghese Laboratories Edols. Con Sifi, punta a costruire un gruppo internazionale da oltre 600 milioni di euro di fatturato. L’operazione segna anche la seconda exit nel settore healthcare per 21 Invest in un anno, dopo la cessione e il reinvestimento nella francese Plg, anch’essa valutata circa 500 milioni.