Si apre una complessa battaglia legale attorno a Fenice Srl, cuore dell’impero economico di Chiara Ferragni. Al centro dello scontro, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Radiocor, la gestione dei conti e la ricapitalizzazione della società dopo lo scandalo del “Pandoro gate”.
Il socio di minoranza Pasquale Morgese ha impugnato davanti al tribunale di Milano tutte le delibere dell’ultima assemblea, contestando la regolarità dell’approvazione del bilancio 2023 e le modalità con cui è stata effettuata la ricostituzione del capitale sociale. Secondo quanto ricostruito da Radiocor, Morgese – oggi titolare solo dello 0,2% delle quote dopo il maxi aumento di capitale – accuserebbe la società di aver presentato un conto economico alterato, con perdite fittizie o gonfiate, per giustificare l’azzeramento del capitale e la successiva ricapitalizzazione. Una mossa che avrebbe permesso a Ferragni, investendo 6,4 milioni di euro, di salire al 99,8% del controllo di Fenice Srl, estromettendo di fatto i soci scomodi, incluso lo stesso Morgese.
Nell’atto di citazione, i legali del socio dissidente – Filippo Garbagnati, Riccardo Silvestri e Walter Caporizzi – contestano diverse irregolarità, tra cui l’omissione di poste attive, l’inclusione di passività sorte successivamente e “l’erronea, abnorme e abusiva appostazione di fondi rischi legali”. Tra gli elementi più critici anche la mancata presentazione del bilancio della controllata Fenice Retail, che gestiva il negozio di Roma ed è ora in liquidazione.
Nell’accusa si sostiene che le scelte della società abbiano creato una situazione patrimoniale di Fenice peggiore della realtà, con lo scopo di permettere a Chiara Ferragni di acquisire il controllo esclusivo del marchio. Se il tribunale dovesse accogliere le istanze del socio, tutte le decisioni assembleari verrebbero invalidate, rendendo necessaria la redazione di un nuovo bilancio e una nuova convocazione dei soci.
Oltre al contenzioso interno, Fenice è coinvolta in diversi procedimenti legali con ex partner commerciali. Tra questi, la causa da 5,9 milioni di euro avviata da Safilo dopo il recesso dal contratto di licenza per la linea di occhiali, a seguito del caso Pandoro. Ferragni e la sua holding Sisterhood hanno respinto la legittimità della decisione e chiesto un risarcimento di 3,65 milioni. In questa vertenza, Fenice stima un rischio di soccombenza pari a 1,8 milioni.
Si aggiungono poi il procedimento di mediazione con Swinger International, che lamenta danni d’immagine e di fatturato per la linea di abbigliamento, e il recesso della farmaceutica Angelini dal contratto per i profumi. Anche l’accordo con Monnalisa, partner della linea bambino, è stato risolto anticipatamente con richiesta di rimborso. Il primo round legale è atteso per il 28 novembre.
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