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Brexit: quanto costerebbe alle aziende il dietrofront del Regno Unito?

Un esborso di 37 miliardi di euro per gli esportatori Ue e 32 miliardi per quelli britannici: a tanto ammonterebbe il ritorno della Gran Bretagna nell’Unione europea

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Sono già trascorsi quasi due anni da quando un referendum ha sancito l’uscita della Gran Bretagna dell’Unione Europea. Eppure, i dubbi sono ancora tanti. Ma cosa succederebbe se UE e Regno Unito tornassero ad avere relazioni commerciali secondo le regole della World Trade Organisation (Wto)? È la domanda cui hanno cercato di rispondere Oliver Wyman, leader globale nella consulenza manageriale, e Clifford Chance, uno dei principali studi legali al mondo, attraverso uno studio congiunto per stimare l’impatto sulle imprese delle barriere tariffarie e non tariffare di un eventuale ripensamento sulla Brexit, intitolato “The Red-Tape cost of Brexit”. Secondo le loro stime, gli esportatori Ue dovrebbero sborsare 37 miliardi di euro, mentre quelli britannici 32 miliardi di euro, con un peso maggiore delle barriere non tariffarie rispetto a quelle tariffarie. E il rapporto tiene in considerazione solamente una parte degli effetti diretti della Brexit: quelli che possono avere ripercussioni importanti sulle aziende e di cui è bene che tutti comincino a preoccuparsi fin da oggi. Non si concentra, invece, sulle conseguenze aggiuntive, come flussi migratori, cambiamenti nei prezzi o eventuali accordi di libero scambio con paesi terzi, anche se potrebbero alzare ulteriormente i costi.

La Brexit non colpirà tutti allo stesso modo

Secondo l’analisi, il settore più colpito in Europa sarà quello dell’automotive: stando ai calcoli, l’impatto diretto sarà pari a circa il 2% dell’attuale valore aggiunto lordo. Non tutti i Paesi, però, saranno colpiti allo stesso modo: l’Irlanda, per esempio, soffrirà maggiormente nel settore agricolo, che è legato a doppio filo al mercato britannico, mentre la Germania in quelli delle automobili e della manifattura. Nel Regno Unito a pagare le conseguenze maggiori saranno i servizi finanziari: un terzo dei nuovi costi sarà a carico loro. Ma anche automotive, industria aerospaziale, settore chimico, metallurgico e minerario subiranno contraccolpi importanti, essendo tutti comparti molto integrati con le filiere di produzione europee. Rispetto all’UE, i nuovi costi peseranno quattro volte di più sul Regno Unito in termini di percentuale sul valore aggiunto lordo.