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Sostenibilità

Time4life, missione Siria

Una farmacia, un ambulatorio, scuole e sale parto sotterranee. In poco più di un anno la onlus – costituita da volontari che portano personalmente nei campi profughi farmaci e beni di prima necessità –li ha realizzati nel paese arabo dilaniato dalla guerra civile

Da un anno a questa parte si divide tra l’Italia, che ha dato i natali a lei e ai suoi cari, e la Siria, dove finora si è recata almeno 20 volte per portare di persona latte in polvere, medicinali e vestiti nei campi profughi e nelle città devastate dalla guerra civile. «Pendolare non tra due Stati, ma tra due famiglie», così si definisce Elisa Fangareggi, fondatrice del gruppo Time4Life International, che si occupa di far arrivare direttamente gli aiuti umanitari alle popolazioni colpite dal sanguinoso conflitto. Anche se spesso i varchi al confine con la Turchia vengono chiusi dalle autorità locali, Elisa e i suoi volontari non si scoraggiano. Oltrepassano tali barriere a piedi, fino a giungere alle tendopoli di Bab al Salam, che ospitano oltre 16 mila persone in grande difficoltà. Quella condotta da Time4Life è una forma alternativa di volontariato. Nessuna spedizione di pacchi dall’Italia («In questi contesti alla gente che vuole partecipare resta sovente il dubbio: arriveranno mai a destinazione quei beni?», spiega Elisa, senza contare che ci si troverebbe a scontrarsi con controlli doganali alquanto rigidi); piuttosto partenze mirate, «in media due volte al mese, quando ce n’è bisogno», con permanenze brevi, ma frequenti tra gli esuli. «Era ottobre 2012 quando per la prima volta io e altri tre volontari siamo partiti per la Siria, sconvolti dalle atrocità che leggevamo di continuo sulla stampa estera e sul Web», ricorda Fangareggi. «Avevamo raccolto in fretta e furia 40-50 kg tra farmaci e vestiti». Una modesta quantità se si pensa che i carichi attuali contengono fino a 500 kg solo di medicinali. «Appena arrivati a Bab al Salam », racconta, «ci attendeva uno spettacolo spettrale. Sembrava a tutti noi di essere piombati in un campo di concentramento nazista. Ricordo i bambini che ci venivano incontro: visi cadaverici, corpi magrissimi coperti solo da pochi stracci, a piedi scalzi sulla neve… Abbiamo compreso da subito che non sarebbe stato possibile tornare a casa e riprendere la nostra solita vita, lasciandoci alle spalle quell’esperienza tanto drammatica. Avevamo ben chiaro », aggiunge, «che ci saremmo recati nuovamente in quelle zone portando sempre personalmente alimenti e medicine. E volevamo che i nostri sostenitori potessero seguirci quasi in tempo reale attraverso i continui aggiornamenti sui social network. Così è stato ed è tuttora: la gente ci segue e risponde con grande partecipazione». Dall’assistenza sanitaria all’istruzione minorile: gli aiuti concreti forniti da Time4Life in Siria comprendono un ampio ventaglio di attività a sostegno di malati, mamme e, soprattutto, bambini. I fondi che sono via via aumentati hanno permesso non solo di finanziare altre missioni nelle tendopoli, ma anche di realizzare delle vere e proprie strutture per i bambini e per le loro famiglie. Qualche esempio? Ad Aleppo l’associazione ha costruito una farmacia che fornisce gratuitamente gli ospedali e i privati in possesso di ricetta medica. «Per noi antibiotici e altri farmaci sono facilmente reperibili; lì sono introvabili», commenta Fangareggi. Il campo di Bab al Salam è stato dotato di un ambulatorio in cui opera del personale stipendiato dal gruppo di volontari italiani. E, ancora ad Aleppo, sono state costruite sottoterra – per sfuggire a bombardamenti e sparatorie – sei scuole per 650 bambini concordando i programmi d’istruzione con gli insegnanti e fornendo tutto l’occorrente, dai banchi alla cancelleria… Sempre sottoterra, a Huraitan sono state poi installate una sala parto, una sala operatoria e due stanze per la degenza delle madri. Aderendo all’iniziativa “Sostieni un parto”, infatti, con 30 euro si permette a una donna siriana di dare alla luce il proprio figlio in condizioni di igiene e sicurezza. «Mentre intorno si scatena l’inferno, riusciamo a garantire anche quattro interventi di questo tipo al giorno », afferma orgogliosa il presidente della onlus. Che, prima di dedicarsi a tempo pieno a Time4Life, esercitava la professione legale. Cosa l’ha spinta a cambiare vita? «Come avvocato mi occupavo principalmente di separazioni e di divorzi», risponde. «A un certo punto continuavo a chiedermi: ma come, in Siria le persone, quando non muoiono, sopravvivono in condizioni disumane, e intanto qui, con tutti i nostri comfort, mamme e papà litigano su orari, giorni e vacanze, contendendosi i figli? Era un po’ che non vedevo più il senso di quello che stavo facendo». Finché non ha vissuto un episodio toccante durante una missione. «Un giorno, tra i resti di una moschea bombardata, sotto la pioggia battente, abbiamo trovato numerosi bambini in condizioni pessime», ricorda. «La mia attenzione è stata attirata da una piccolina che avrà avuto al massimo due mesi. Era tramortita dal gelo, ma ancora viva, sbatteva gli occhi… Nonostante i primi soccorsi mi è morta tra le braccia. Da quel momento ho capito che dovevo dedicarmi completamente alla nostra causa umanitaria. Noi volontari lo ripetiamo sempre: chi riesce a salvare anche solo una vita umana, è come se salvasse il mondo intero».

Nuovi progetti in Benin

Ai primi di novembre Time4Life è partita alla volta del Paese africano per avviare anche lì un progetto di assistenza e scolarizzazione infantile. In Benin, infatti, sempre più spesso bambini dai tre anni in su sono costretti a lavorare fino a dieci ore al giorno spaccando pietre nelle miniere per conto di alcune ditte locali. Il 75% di loro soffre per questo di numerosi disturbi di salute e il 60% presenta problemi alla vista, senza contare ovviamente che aumenta il rischio di mortalità precoce tra i più piccoli. Altre iniziative legate all’educazione dei minori saranno presto avviate anche a Sighet, in Romania.