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Sostenibilità

Aiutare ad aiutare

Piccola, ma efficace. Da ormai due anni Nove Onlus affianca ong e associazioni locali per ottimizzare la macchina dei soccorsi. Come? Applicando tre semplici principi

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Tutte le associazioni, anche quelle non profit, devono affrontare dei costi. Non è raro, però, che la macchina organizzativa arrivi ad assorbire un terzo delle donazioni, a volte anche più della metà delle risorse finanziarie a disposizione per un progetto sociale. Troppo spesso il meccanismo degli aiuti umanitari si inceppa o presenta grandi falle, soprattutto in termini di gestione delle risorse economiche, riducendo sensibilmente l’impatto di un intervento umanitario. Da questa considerazione, nel 2012 è nata Nove Onlus, associazione non profit romana che, come molte altre organizzazioni, si mette al servizio di chi ha bisogno di aiuto. Il sostegno, però, non viene offerto alle persone – non direttamente, almeno – ma alle altre onlus e ong locali in difficoltà nel portare avanti i propri progetti perché a corto di soldi o competenze.

«Attenzione», tiene a precisare il presidente Susanna Fioretti, «non siamo una fondazione o un ente passa soldi. Quello che facciamo è ottimizzare i risultati dei progetti umanitari». Come? Lavorando sul campo, affiancando i responsabili dei progetti e offrendo loro una consulenza tecnica gratuita. «A oggi siamo pochissimi, in sette, di cui quattro molto attivi», spiega Fioretti, che prima di costituire Nove Onlus ha lavorato per circa 15 anni con il ministero degli Affari esteri, la Croce rossa italiana e quella internazionale in progetti umanitari di emergenza e sviluppo. Accanto a lei, che si sente un po’ la “mamma” di questa associazione, altri tre soci: il vice presidente Arianna Briganti, il consigliere Andrea Pascarelli e il responsabile della Tesoreria Elena Noacco; tutti professionisti con almeno dieci anni di esperienza nel settore. «Ci dividiamo i compiti, ma in caso di necessità ognuno di noi fa un po’ tutto», racconta Fioretti, che ricorda i primi progetti umanitari al quale ha lavorato, in Mauritania e in India: «Ero a capo dell’Aviazione della Croce rossa italiana, ma al tempo stesso facevo da segretaria, da amministratrice… Siamo abituati a essere multitasking!».

Anche così si limitano i costi di un’associazione. E proprio l’attenzione alle spese è il secondo dei tre pilastri su cui si fonda Nove Onlus. Il primo, forse il più importante, è l’impegno a investire il 100% delle donazioni nei progetti a cui sono destinate. Questo comporta gestire due conti: uno destinato alle attività umanitarie e un secondo alle spese della Onlus, a volte finanziato dagli stessi soci. «È un meccanismo di trasparenza molto importante. In questo modo le persone sanno che la loro donazione sarà destinata interamente al progetto», aggiunge Fioretti.

Anche per questo sul sito Noveonlus.org viene riportato lo stato di finanziamento di ciascuna operazione umanitaria. Nel terzo e ultimo pilastro ci si impegna a evitare di dare il via a nuovi progetti: «Meglio affiancare chi lavora bene ma è in difficoltà per mancanza di risorse o capacità tecniche». Come nel caso del progetto “Non ho la lebbra”, condotto in Etiopia nel ghetto di Kore, dove vengono confinati i malati di lebbra (anche quelli guariti) con i loro figli (anche se sani). Oltre a finanziare la ristrutturazione dell’asilo, l’associazione romana ha affiancato le suore missionarie della Consolata nel reperire i fondi necessari per mandare sei ragazze all’università.

Impegnata su vari fronti internazionali, Nove Onlus guarda anche all’Italia. «Qui le competenze non mancano, ma serve il sostegno finanziario», aggiunge il presidente Fioretti. «Nei prossimi mesi vorremmo aprire un centro di ascolto e sostegno scolastico per i ragazzi di Roma, dove a volte le condizioni di vita (di nomadi e immigrati, ndr) sono paragonabili a quelle del Terzo mondo. Ho già parlato con il Comune, ma è un progetto molto complicato».

Non sempre è facile reperire risorse, soprattutto quando le iniziative hanno un minor impatto mediatico. Quando, dopo la caduta dei talebani in Afghanistan, furono mandate in onda le immagini degli orfanotrofi, con bambini malridotti e senza riscaldamento, la macchina degli aiuti si mise subito in moto; anche la Croce rossa italiana inviò vestiti, medicine e coperte. «La Croce rossa internazionale, che lavorava lì da molti anni, era contraria a questo intervento, perché lo riteneva controproducente. Perché non avevano apprezzato la nostra assistenza?», si chiese Susanna Fioretti, ai tempi inviata a verificare lo stato degli aiuti. Semplicemente perché quel supporto materiale era stato venduto o smarrito in breve tempo e in più portava ad affollare gli orfanotrofi per stimolare più compassione e, quindi, più donazioni. «In questa realtà ho incontrato un medico antropologo iraniano, che ha fondato una piccola casa famiglia dove si applica il metodo Montessori, un approccio che permette di ridurre i traumi subiti dai bambini, facendoli crescere in un ambiente solido e sereno». Da questa iniziativa si è deciso di offrire un training al personale degli orfanotrofi pubblici basato su un metodo Montessori, adattato all’Afghanistan.

«Il problema è che quando presentiamo l’iniziativa, ci rendiamo conto che ha meno impatto rispetto alle donazioni di medicine, vestiti e cibo, ma è un progetto che ci sta molto a cuore», ammette Fioretti, «perché con un piccolo investimento sì può cambiare non solo la vita di questi bambini, ma anche quella delle generazioni future». In poco più di due anni di attività Nove Onlus ha ricevuto il sostegno di diverse aziende, sia attraverso donazioni mirate, come è stato fatto dalla Fondazione Nando Peretti e Lg Investimenti per la formazione e l’avvio al lavoro delle donne in Afghanistan, sia attraverso la donazione di beni e servizi.

Se il finanziamento è il sistema più semplice, «l’impegno delle aziende può assumere tante forme e durata »: si può, ad esempio, “prestare” un dipendente all’associazione o sensibilizzarlo a sostenerla economicamente con il meccanismo del payroll giving. Ma si può anche investire chiedendo la realizzazione di un progetto ad hoc in un’area in cui si opera: «Non è solo una questione di immagine», precisa Fioretti. «Oggi molte aziende hanno nel loro statuto l’obbligo di sostenere le associazioni per affrontare problematiche sociali nell’ambito delle comunità in cui operano».

LA FORZA DEI SOCIAL

NOVE ONLUS FA DELLA TRASPARENZA E DEL RAPPORTO CON I DONATORI UNO DEI SUOI PUNTI DI FORZA. DA QUI LA DECISIONE DI CREARE UNA PAGINA FACEBOOK. «CI FA MOLTO PIACERE SE LE PERSONE VANNO SULLA NOSTRA BACHECA E CI MANDANO UN FEEDBACK SU QUELLO CHE FACCIAMO E SU COME LO FACCIAMO», SPIEGA SUSANNA FIORETTI. «PENSIAMO SIA IMPORTANTE SEGUIRE ANCHE LE INDICAZIONI DELLE PERSONE ESTERNE A NOVE ONLUS. CONSIGLI SU PROGETTI E ATTIVITÀ CI AIUTANO A MIGLIORARLI».

Credits Images:

Susanna Fioretti, presidente di Nove Onlus