Connettiti con noi

Attualità

Università, il mondo economico si mobilita per le bocciature shock italiane

Nonostante la loro fama internazionale Dincecco, Nuvolari e Vecchi non passano gli esami per diventare professori di prima fascia in Storia dell’economia. E la lettera di 12 luminari, tra cui il Nobel Douglass North, imbarazza il governo Renzi e il ministero dell’Istruzione

architecture-alternativo

Nessuno è profeta in patria. Soprattutto se la terra natia in questione è l’Italia. Lo sanno bene Mark Dincecco della University of Michigan, Alessandro Nuvolari della Sant’Anna di Pisa e Giovanni Vecchi dell’Università Tor Vergata: nonostante la loro fama internazionale, sono stati bocciati all’esame di abilitazione scientifica necessario per diventare professori di prima fascia e insegnare Storia economica. In loro difesa, però, sono accorsi 12 luminari internazionali nelle discipline economiche tra i quali il premio Nobel per l’Economia Douglass North; il professore di storia economica alla London School of Economics, Stephen Broadberry; Jeffrey Williamson, già capo del dipartimento di Economia ad Harvard; Jane Humphries e Kevin O’Rourke, entrambi docenti alla Oxford University. Il gruppo ha impugnato carta e penna mandando una lettera di fuoco al ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini e, in copia conoscenza, al premier Matteo Renzi. Obiettivo: contestare l’esito dell’esame. «Ci lascia perplessi la bocciatura di alcuni candidati con un eccellente curriculum», si legge nella missiva. Il riferimento esplicito è a Dincecco, Nuvolari e Vecchi definiti «tre colleghi di gran valore […] ben noti fuori dall’Italia per le loro pubblicazioni, gli interventi a conferenze e seminari, gli articoli per importanti riviste e la collaborazione a progetti di ricerca internazionali». A impensierire i 12 è anche il fatto che a superare l’esame sono stati invece «candidati con un curriculum di ricerca assai limitato in termini di pubblicazioni internazionali. Un aspetto inquietante […] non è la direzione verso cui la storia economica italiana deve andare se vuole garantirsi il posto che le spetta all’avanguardia della ricerca nel nostro campo».