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Attualità

Stepchild adoption: un sì dalla Cassazione

La Corte rigetta il ricorso della Procura generale di Roma e concede il via libera all’adozione, ma solo in casi particolari

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I giudici della Corte di Cassazione sdoganano, in parte, la stepchild adoption. È stato dato il via libera all’adozione di un minore da parte di una coppia omosessuale, pur sottolineando la natura particolare della situazione in esame. Il caso in questione riguarda una bambina di 7 anni di una coppia, concepita in Spagna tramite la procreazione assistita. La compagna della madre biologica aveva chiesto di poter adottare la piccola. La domanda aveva ottenuto l’approvazione sia del Tribunale dei minorenni di Roma sia della Corte d’Appello. Contro la sentenza si era però mossa però la Procura generale di Roma: «In assenza di una espressa disciplina normativa è infatti necessario raggiungere un’interpretazione univoca della norma, che superi gli attuali contrasti di giurisprudenza e assicuri a tutti eguale trattamento», aveva spiegato il procuratore generale Giovanni Salvi, chiedendo la nomina di un curatore speciale della minore come previsto dall’articolo 78 del Codice di procedura civile.

LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE. Tuttavia la Cassazione ha deciso di rigettare il ricorso della Procura generale e approvare la sentenza della Corte di Appello di Roma. I magistrati hanno infatti fatto notare che questa tipologia di stepchild adoption prescinde da un precedente stato di abbandono in quanto la bimba «ha vissuto sin dalla nascita con lei e la sua compagna, in un contesto familiare e di relazioni scolastiche e sociali analogo a quello delle altre bambine della sua età, nel quale sono presenti anche i nonni e alcuni familiari della ricorrente». Per poi aggiungere: «L’unica ragione posta a sostegno della denunciata incompatibilità di interessi è stata individuata nell’interesse della madre della minore al consolidamento giuridico del proprio progetto di vita relazionale e genitoriale». Secondo la Cassazione, però, sposare tale motivazione sarebbe come ritenere «che sia proprio la relazione sottostante (coppia omoaffettiva) a essere potenzialmente contrastante, in re ipsa, con l’interesse del minore, incorrendo però in una inammissibile valutazione negativa fondata esclusivamente sull’orientamento sessuale della madre della minore e della richiedente l’adozione, di natura discriminatoria e comunque priva di qualsiasi allegazione e fondamento probatorio specifico». Da qui, il via libera all’adozione che non lederebbe in alcun modo gli interessi del minore.

LE REAZIONI. La sentenza ha fatto naturalmente discutere perché, di fatto, scavalca le volontà del governo. «Il Parlamento ha previsto la tutela una serie di diritti per le coppie omosessuali, ma esclude esplicitamente quegli aspetti che chiamerebbero in causa i diritti dei bambini. Considera infatti il pur legittimo desiderio della coppia di rango decisamente inferiore rispetto a quello che è a tutti gli effetti un diritto naturale dei bambini: il diritto ad avere un padre e una madre», commenta Paola Binetti di Area Popolare. Soddisfazione invece da parte della comunità gay: «Siamo di fronte a una decisione di grande valore e di primaria importanza per tutte quelle famiglie che hanno veduti negati i diritti dei propri figli. Forti anche di questa sentenza ora continuiamo la nostra battaglia per il pieno riconoscimento ed equiparazione di tutte le coppie, attraverso il matrimonio egualitario, adozioni e riconoscimento dei figli dalla nascita», commenta Mario Colamarino, presidente del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli.