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Attualità

Non è tutto Expo quello che luccica

Le opportunità e i rischi nell’organizzazione dei grandi eventi internazionali. La crisi sta facendo rivedere al ribasso le stime sull’impatto che le passerelle dell’economia mondiale dovrebbero avere sulle città che le ospitano. Ma, dalle Olimpiadi alle esposizioni universali, più che dei mancati ritorni bisognerebbe preoccuparsi di una gestione poco oculata

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I numeri, si sa, fanno notizia. Quando Milano ha vinto la gara per l’organizzazione dell’Expo 2015, il 31 marzo 2008, il primo pensiero dei media nazionali è andato alle possibili ricadute dell’evento sul Pil nazionale. Secondo una ricerca di Certet-Università Bocconi, realizzata nel corso del 2010 (dunque ben prima del tracollo finanziario che ancora non accenna a placarsi), Expo 2015 potrebbe generare più di 69 miliardi di euro di produzione aggiuntiva nel decennio 2011-2020, con un incremento di valore aggiunto pari a circa 29 miliardi, 61 mila posti di lavoro in media sui dieci anni, con picchi fino a 130 mila occupati nel triennio 2013-2015 e un gettito fiscale dovuto alla produzione totale attivata di 11,5 miliardi. Il tutto per una crescita del Pil nazionale dello 0,18%. A incidere sull’incremento di valore aggiunto totale dovrebbero poi essere, per una quota pari al 74,5% del totale, le attività legate all’infrastrutturazione, mentre l’altra voce fondamentale, che peserà per circa il 16% sull’attivazione del valore aggiunto totale, sarà l’attrattività turistica. Expo 2015 sarà così un moltiplicatore degli investimenti: si stima che per ogni euro di spesa ne produrrà dai 2,3 ai 3, sempre secondo la ricerca di Certet-Università Bocconi.La grande speranza di Roma, invece, ancora in termini di grandi numeri, si chiama Olimpiade. Gli organizzatori della candidatura ai Giochi del 2020 hanno calcolato in 45 miliardi di euro l’impatto economico dell’evento, se nel settembre del 2013 la Capitale sarà scelta quale sede dei Giochi, mentre i nuovi occupati potrebbero essere 180 mila. L’impatto sarebbe di 25 miliardi solo sul Lazio e di altri 20 miliardi a livello nazionale.

ROMA 2020? Qualora la Capitale venisse scelta come sede delle Olimpiadi del 2020 (si scoprirà nel 2013)…

…l’impatto sarebbe di 25 miliardi solo sul Lazio e di altri…

…i nuovi occupati potrebbero essere 180 mila

20 miliardi a livello nazionale

Grandi aspettative nutre il Brasile, soprattutto per i benefici sui flussi turistici, in vista di due grandi eventi internazionali che saranno ospitati dal paese carioca, i Campionati Mondiali di Calcio nel 2014 e i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro nel 2016. Secondo il rapporto “Impatto Economico di Viaggi e Turismo 2011”, realizzato dal World Travel & Tourism Council, il settore turistico brasiliano rappresenterà difatti il 3,3% del Pil nel 2011 per raggiungere il 3,6% nel 2021. Occasioni sfruttate e sprecateManifestazioni come l’Expo, i Giochi Olimpici e i Campionati del Mondo di calcio rappresentano occasioni di crescita che una grande area metropolitana, una regione e un Paese, non devono lasciarsi sfuggire: se ben gestiti, possono infatti dare il via a un circolo virtuoso dell’economia destinato a dispensare per anni, se non per decenni, i loro effetti benefici. Si tratta, però, di opportunità che necessitano di un’accurata programmazione e che devono essere inserite con coerenza nell’ambito di una politica di sviluppo di ampio respiro. Al di là degli effetti che possono avere nel corso del loro svolgimento, e negli anni immediatamente a ridosso,sarà dunque bene valutare l’eredità che manifestazionicosì importanti possono lasciare ai posteri nel lungo periodo, dal punto di vista dello sviluppo economico e delle infrastrutture, in termini dunque difficilmente quantificabili nell’immediato.«Barcellona, in occasione dei Giochi Olimpici del 1992, e Lisbona, per l’Expo del 1998, seppero ripensare radicalmente aree della città già esistenti in un’ottica di riqualificazione urbana», dice a Business People Riccardo Dell’Osso, docente di Composizione architettonica urbana presso le Università di Catania e di Pavia, e autore di Expo. Da Londra 1851 a Shanghai 2010 verso Milano 2015 (2008, Maggioli Editore, foto a destra). Barcellona e Lisbona – è il ragionamento di Dell’Osso partendo rispettivamente dai Giochi del 1992 e dall’Expo del 1998 hanno avviato una politica di riqualificazione urbana, marketing territoriale e sviluppo sostenibile che ha permesso loro di diventare due delle città europee più battute dal turismo internazionale e di imporsi anche nello scenario economico del Vecchio continente. Non ha avuto altrettanto fortuna Siviglia, che sempre nel 1992 ha ospitato l’Expo, «da annoverare tra le imprese di trasformazione territoriale di maggior consistenza e rapidità intraprese dalla Spagna contemporanea», ammette Dell’Osso. Che però aggiunge: «sono state deluse le aspettative di un investimento di tale portata perché non si sono verificate le ricadute attese, non si sono innescati processi di urbanizzazione nell’area circostante e l’economia spagnola non ha spostato minimamente il suo baricentro ». Quel che è successo a Barcellona, insomma, non è capitato a Siviglia.Risulta più complicato tracciare, perlomeno ad oggi, un bilancio delle Olimpiadi di Torino del 2006. I giochi invernali aiutarono sicuramente il capoluogo del Piemonte a porre fine al ristagno economico che aveva colpito sul finire degli anni ‘80 una delle capitali dell’industrializzazione italiana. Il volto della città, anche in vista delle Olimpiadi, è stato ridisegnato grazie alla riconversione di aree industriali dismesse, così come sono state realizzate importanti opere pubbliche come il passante ferroviario, la metropolitana e le Spine. Due anni dopo i Giochi la crisi internazionale ha però colpito anche Torino, frenando il processo di riconversione avviato nel nuovo millennio. Il sistema economico della città, che oggi non può più gravitare sull’industria automobilistica, deve così trovare ancora la sua strada. Inoltre anche Torino 2006 ha lasciato le sue cattedrali nel deserto, a partire dal Villaggio Olimpico, in gran parte abbandonato a se stesso. I prodromi della crisi finanziaria che ha messo in ginocchio in questi mesi la Grecia, portandola sull’orlo del default, possono essere individuati proprio nelle Olimpiadi estive di Atene del 2004: almeno così ritengono molti economisti. Il budget “olimpico”, messo a disposizione dal governo ellenico per sostenere l’evento, lievitò difatti del 30% rispetto alle previsioni iniziali, andando a incidere pesantemente sul bilancio statale. Le autorità greche truccarono, come è emerso di recente, i bilanci agli occhi della comunità economica dell’Unione europea e degli investitori internazionali, anche per ottenere i finanziamenti per portare a termine l’impresa olimpica.La storia più recente indica dunque a Milano e Roma i modelli cui devono ispirarsi per il buon esito di Expo e Olimpiadi. Una lezione Milano la può trarre anche dal proprio passato: nel 1906 la città organizzò la sua prima esposizione internazionale, dedicata al tema dei trasporti per celebrare l’apertura del Traforo del Sempione. La manifestazione fu organizzata in due distinti siti, collegati da una linea ferroviaria elettrica sopraelevata: nel Parco del Castello Sforzesco, dove trovarono spazio le manifestazioni di arti decorative, belle arti e architettura, e nella Piazza d’Armi, dove furono eretti i padiglioni più tecnici, legati alle attività produttive industriali. Una ripartizione di competenze che la struttura urbanistica della città avrebbe poi mantenuto negli anni successivi, dato che nel Parco, ribattezzato allora Sempione, fu trasferita nel 1933 la Triennale, mentre in Piazza d’Armi sorse nel 1923 la Fiera di Milano. Lo stesso, in fondo, potrebbe accadere con l’Expo 2015: il sito rappresenta difatti il ponte di collegamento tra la Fiera di Rho e la città. Una location strategica, dunque, situata oltretutto in un’area fortemente infrastrutturata, con due autostrade, la ferrovia e una linea della metropolitana.Certo, il problema dell’Expo oggi (che non si pone invece per Olimpiadi e Mondiali di calcio) è ridefinire la sua missione, capire quali possono essere i suoi obiettivi in un mondo in rapida trasformazione, in una società dove a dominare sono i servizi e le nuove tecnologie, internet in testa. «Shanghai 2010, la più grande fiera campionaria che la storia ricordi, è stata in fondo soprattutto una vetrina attraverso cui il Paese della Grande Muraglia ha voluto mostrare al mondo i suoi muscoli economico-finanziari, un evento fine a se stesso», commenta l’economista e sociologo Aldo Bonomi. Che aggiunge: «Oggi manifestazioni di questa portata devono invece servire soprattutto per riflettere sui possibili modelli di sviluppo della società: Milano 2015, con il tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, va per fortuna proprio in questa direzione».Le ricadute economiche di eventi come l’Expo sono dunque sì importanti dal punto di vista quantitativo, ma possono esserlo di più se sanno lavorare sulla qualità delle idee. «I grandi eventi internazionali», sostiene Dell’Osso, «devono porsi oggi obiettivi valoriali e culturali se vogliono lasciare una traccia nella storia: non siamo più nell’era dell’industrializzazione, quando le esposizioni servivano per condividere le grandi novità tecnologiche. Forse con Milano 2015 si aprirà una nuova era, dove a contare sarà il tema scelto per la manifestazione, “Nutrire il Pianeta”: puntare sul settore dell’alimentazione, una questione di forte interesse per il futuro del pianeta, potrebbe rappresentare così la scommessa vincente di Expo 2015».

I PROSSIMI APPUNTAMENTI ● EXPO 2012, dal 12 maggio al 12 agosto a Yeosu, in Corea del Sud ● Il campionato di calcio UEFA EURO 2012, in Polonia e Ucraina dall’8 giugno al 1 luglio 2012 ● I Giochi della XXX Olimpiade, a Londra, nel Regno Unito, dal 27 luglio al 12 agosto 2012 ● I XXII Giochi Olimpici invernali, nel 2014 nella città russa di Soci ● La 20ª edizione del campionato mondiale di calcio 2014, in Brasile dal 12 giugno al 13 luglio ● EXPO 2015, a Milano dal 31 marzo al 23 novembre ● Il campionato di calcio UEFA EURO 2016, in Francia dal 5 giugno al 3 luglio ● I Giochi della XXXI Olimpiade, a Rio de Janeiro, in Brasile, dal 5 al 21 agosto 2016 ● EXPO 2017: due ad oggi le candidate, Liegi per il Belgio e Astana per il Kazakistan ● I XXIII Giochi olimpici invernali, nel 2018 a Pyeongchang, nella Corea del Sud ● La 21ª edizione del campionato mondiale di calcio, nel 2018 in Russia. ● I Giochi della XXXII Olimpiade si terranno nel 2020 in una di queste città: Baku, Azerbaigian; Doha, Qatar; Istanbul, Turchia; Madrid, Spagna; Roma, Italia; e Tokyo, Giappone. La scelta è attesa per il 7 settembre 2013, quando a Buenos Aires verrà svelato il nome della città vincitrice ● Expo 2020: le candidate sono Ayutthaya, Thailandia; Dubai, Emirati Arabi Uniti; Izmir, Turchia; San Paolo, Brasile; e Yekaterinburg, Russia ● La 22ª edizione del campionato mondiale di calcio, nel 2022 in Qatar

LE ATTESE PER IL 2015 Ecco le possibili ricadute dell’Expo milanese secondo una ricerca Certet-Bocconi del 2010 – 69 mld di euro di produzione aggiuntiva nel decennio 2011-2020 con circa – 29 mld di incremento di valore aggiunto. – 61 mila posti di lavoro (in media) su 10 anni con picchi fino a – 130 mila occupati nel triennio 2013-2015 – 11,5 mld di gettito fiscale dovuto alla produzione totale – 0,18% di crescita del Pil nazionale – 2,3-3 gli euro prodotti per ciascuno di quelli che verranno spesi

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Un render della sede dell'Expo di Milano in notturna