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Immigrazione, ingressi ai minimi. Il nuovo Paradiso è la Germania

Con la crisi economica si abbatte il numero di migranti in arrivo dal 2007. Tedeschi nuova meta preferita per l’ingresso in Europa

La crisi abbatte anche l’immigrazione. A dirlo è l’Ocse guardando ai dati degli ultimi anni: se la ripresa 2013 ha portato a un leggero incremento degli ingressi (+1,1% a 3,82 milioni di persone), i dati raccontano di una complessiva frenata del fenomeno: i 4,4 milioni di migranti del 2007 sono calati del 15% (solo la Spagna ha “perso” di più).

Anche se il fenomeno degli sbarchi – 43mila persone nel 2013, oltre 150mila nel 2014 – ha ripreso vigore quest’anno.

L’INVASIONE. Guardando ai numeri, a fine 2012 il Belpaese ospitava 4,4 milioni di immigrati permanenti, pari al 7,4% della popolazione (il 10% di quella attiva), di cui il 58% ha un lavoro stabile.

Poco meno di un quarto (951mila) sono rumeni, seguiti da albanesi (437mila), marocchini (412mila) e cinesi (213mila), in rapida crescita.

DATO IN CALO. Il risultato è che l’Italia è passata dal terzo (dopo Stati Uniti e Spagna) al quinto posto nella classifica dei Paesi Ocse a maggiore immigrazione, alle spalle di Stati Uniti (oltre un milione), Germania (quasi 400mila), Gran Bretagna (286mila) e Francia (259mila).

C’è però un rischio: la polarizzazione del mercato del lavoro in occupazioni per stranieri e per autoctoni: «I numeri»; spiega Stefano Scarpetta, responsabile Ocse per il mercato del lavoro, «dimostrano quanto l’Italia sia poco attrattiva per lavoratori stranieri a qualificazione medio-alta. Bisogna rapidamente avviare politiche di correzione. Così come bisogna rendere il Paese più attrattivo per i nostri giovani ad alta professionalità, che rappresentano la gran parte dei 100 mila italiani che emigrano e spesso non hanno alcuna ragione per rientrare».

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