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Attualità

Dottori con un click

Cresce l’offerta italiana di lauree e master on line. Adatti a chi non può fare il fuorisede e ai ritardatari cronici, i corsi accademici via web e l’e-learning lentamente si aprono un varco nel confuso panorama nazionale. Ecco quando conviene sceglierli o, invece, è meglio affidarsi alla formazione tradizionale

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Il professore parla nell’aula di fronte a poche decine di studenti, ma – a parecchi chilometri di distanza – centinaia se non addirittura migliaia di matricole seguono la sua lezione via Internet, in diretta streaming (o in differita) davanti al computer di casa. Molti di loro sono giovani tra i 19 o 25 anni che, per un motivo o per l’altro, non possono frequentare l’ateneo. Non manca, però, anche una folta schiera di persone over 30 o 40 che, pur avendo già iniziato la carriera lavorativa, vogliono completare il percorso universitario per ottenere il tanto agognato titolo di dottore. Per questa generazione di studenti un po’ attempati, la strada più facile per arrivare alla laurea (o al conseguimento di un master di secondo livello) è proprio questa: la frequenza dei corsi on line che oggi vengono erogati attraverso il Web da diversi atenei italiani.

EVITARE SCIVOLONI

Nel nostro Paese, si sa, l’essere dottori è ancora uno status-symbol, e il fregiarsi di un titolo accademico è quasi uno “sport nazionale” che, tuttavia, ha causato di recente qualche clamoroso scivolone di opinionisti e personaggi pubblici di fama, ultra-presenti nei talk-show televisivi. Chi ha seguito l’ultima campagna elettorale di febbraio, per esempio, ricorda senza dubbio la vicenda di Oscar Giannino (firma del giornalismo economico e fondatore del movimento Fare per fermare il declino), che millantava il possesso di un master in Corporate e public finance a Chigago. Peccato, però, che i documenti ufficiali abbiano dimostrato il contrario: quel master, Giannino non l’ha mai conseguito. Anzi, il noto giornalista non è neppure laureato, né in Giurisprudenza, né in Economia, come invece molti credevano. Un episodio analogo è capitato anche a Guido Crosetto, ex deputato del Pdl e fondatore del partito Fratelli d’Italia. Anche lui non è laureato in Economia e commercio, contrariamente a quanto appariva in alcuni suoi curricula in circolazione su Internet. Infine, subito dopo le elezioni, una vicenda simile è accaduta pure a Irene Tinagli, candidata con la lista Scelta Civica di Mario Monti. Anche lei è stata accusata di essersi attribuita un titolo sbagliato: quello di docente ordinario all’Università Carlos III di Madrid, anziché la più modesta carica di assistant professor dello stesso ateneo. La Tinagli ha subito smentito di aver mai millantato meriti accademici inesistenti ma, intanto, la notizia è rimbalzata sui giornali, sollevando parecchie di reazioni di scherno. E poi, per completare il giro dell’emiciclo parlamentare con il Movimento 5 Stelle, c’è il caso Marta Grande, che si è dichiarata «laureata» sulla base di titoli conquistati negli Stati Uniti. Peccato che quei titoli non abbiano validità nel nostro Paese e che quindi Grande risulti semplicemente una laureanda magistrale in Relazioni internazionali all’Università di Roma Tre.

CHI È GIÀ ON LINE

Qualunque sia la verità, una cosa è certa: proclamare il possesso di un master, di una laurea o di qualsiasi altro titolo fasullo nell’era di Internet porta inevitabilmente a una clamorosa figuraccia. Tuttavia, oggi non mancano certo le occasioni di riscatto, anche per chi vuole raggiungere la mancata laurea pur avendo una vita lavorativa intensa e piena di impegni. In tutta la Penisola l’offerta di attività formative su Internet è abbastanza variegata e coinvolge diverse e prestigiose istituzioni accademiche, come l’università di Milano, quelle di Cagliari, Macerata, Modena e Reggio Emilia o di Roma Tor Vergata. Accanto agli atenei tradizionali, ci sono poi le università telematiche, istituzioni accademiche (a volte un po’ controverse) specializzate nella formazione a distanza. Si tratta di una dozzina di nomi in tutto che, nel 2011, avevano raggiunto 42 mila iscritti, quasi il quadruplo di cinque anni prima. In questo mosaico di offerte formative, però, le aspiranti matricole on line rischiano di trovarsi un po’ smarrite. La scelta di una corso universitario di comprovata qualità si rivela spesso un passaggio difficile e delicato, visto che non tutti gli atenei “virtuali” possono garantire un buon livello di servizi e una docenza all’altezza delle aspettative. A dirlo è un documento elaborato nel 2010 dal Cnvsu (il Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario), che ha messo nel mirino le università telematiche, evidenziando alcune lacune tutt’altro che trascurabili: poca attività di ricerca, un numero di iscritti ancora troppo esiguo (nonostante il boom degli ultimi anni), carenze organizzative, scarse risorse finanziarie e addirittura il rischio di un intreccio di interessi che rende l’offerta formativa troppo dipendente dalle logiche del mercato. Il quadro tracciato dal Cnvsu, insomma, non è molto confortante e ha evidenziato come il sistema italiano delle università telematiche sia ben lontano dai livelli di qualità e sviluppo raggiunti in altri Paesi, dove esistono atenei on line (come la Open University britannica) che hanno decine di migliaia di iscritti una lunga tradizione alle spalle. Per gli esperti del comitato di valutazione universitaria, dunque, bisognerebbe fare una chiara distinzione tra le università telematiche e gli atenei tradizionali che hanno creato corsi di laurea on line. Questi ultimi, pur avendo un’offerta abbastanza sviluppata, lamentano da tempo di avere le ali tarpate a causa di vincoli di legge che impediscono di potenziare le attività formative sul Web.

A DISTANZA È MEGLIO

Ne sa qualcosa Tommaso Minerva, docente dell’Università di Modena e Reggio Emilia e presidente di Sie-l, società italiana di e-learning: «Purtroppo», dice, «ci sono diverse restrizioni normative che, negli ultimi cinque o sei anni, hanno impedito a molte università di investire nella docenza on line». Ogni corso di laurea via Internet, per esempio, negli atenei convenzionali deve avere un organico di almeno 12 docenti (contro i tre previsti invece per le università telematiche). Inoltre, per una regola dalla logica incomprensibile, le lezioni on line non vengono conteggiate nelle ore di docenza annuale dei professori, disincentivando così il ricorso alla formazione a distanza. Per questo la Sie-l ha lanciato da tempo un appello su Internet rivolto al presidente della Repubblica e al ministero dell’Università per rilanciare la formazione sul Web, soprattutto negli atenei tradizionali, e per promuovere l’innovazione nel mondo accademico. Secondo Minerva, infatti, l’utilizzo del canale on line porta innumerevoli benefici alla qualità della docenza: riduce l’affollamento nelle aule, consente di iscriversi ai corsi anche a chi è impossibilitato a seguirli per cause di forza maggiore (come gli studenti lavoratori o chi non può permettersi la vita del “fuori sede”). Inoltre, secondo le statistiche, la disponibilità delle lezioni sul Web (in diretta streaming o registrate) aumenta complessivamente anche il tasso di frequenza tra gli studenti, che possono gestire meglio il tempo necessario a seguire le lezioni durante la giornata. «Certo», dice Minerva, «per un giovane di 19 o 20 anni è sempre meglio interagire direttamente con i professori e i colleghi di studio, ma è chiaro che oggi non tutti gli immatricolati hanno la possibilità di farlo». E allora, se l’Italia rischia di perdere il treno della “formazione a distanza”, chi ha buona dimestichezza con le lingue straniere non deve scartare l’idea di guardare al di fuori dei confini nazionali, dove il mondo accademico ha sposato la logica dell’on line con maggiore convinzione (non senza però qualche polemica tra gli addetti ai lavori). In Germania, per esempio, ci sono oltre 210 mila studenti che usufruiscono di servizi didattici in modalità telematica (di cui oltre 54 mila nella sola FernUniversität statale di Hagen). In Grecia è attiva l’università telematica Hellenic Open University (28 mila iscritti nel 2010 secondo il Cnvsu), mentre in Olanda c’è la Open University (con circa 30 mila immatricolati). Senza dimenticare quanto accade negli Stati Uniti dove, oltre alla docenza su Internet riservata agli iscritti all’università, in molti Stati si sta potenziando il sistema dei Mooc (Massive open on line courses): corsi su Internet in varie discipline e liberamente accessibili da tutti, che diffondono cultura anche senza conferire crediti formativi a chi li frequenta. A offrirli sono società private come Coursera, creata da due docenti dell’Università di Stanford, o realtà senza scopo di lucro come edX (a cui partecipano importanti atenei quali il Mit di Boston e l’Università di Harvard).

IN EUROPA

  • » In Germania 210 mila studenti usufruiscono di servizi didattici per via telematica. Di questi ben 54 mila solo nella Fern Universität statale di Hagen

  • » In Grecia la telematica Hellenic Open University contava 28 mila iscritti già nel 2010

  • » In Olanda c’è la Open University, che vanta circa 30 mila immatricolati

COL MASTER SI CAMBIA MUSICA

Un po’ diverso è invece il quadro d’insieme per quel che riguarda i master di specializzazione post-laurea. In quest’ambito, persino in una realtà problematica come quella italiana, la formazione on line ha trovato uno spazio un po’ più ampio, non essendo imbrigliata dagli stessi vincoli normativi che attanagliano il mondo accademico tradizionale. Nel database del sito Web Guidamaster.it, per esempio, sono censiti ben 80 diplomi e corsi post-laurea che offrono attività didattiche a distanza e spaziano su diverse discipline. Si tratta di master che vengono offerti dalle più importanti scuole di specializzazione e dalle maggiori università italiane: dalla Sda Bocconi all’ateneo di Pisa, passando per il Politecnico di Milano o per l’università Tor Vergata di Roma. Sono spesso nomi prestigiosi che, a parte qualche caso, rendono meno difficile il giudizio sulla qualità dei servizi e della docenza. «Senza dubbio, il fenomeno dei corsi post-laurea on line sta vivendo un trend di crescita nel nostro Paese», dice Gianmarco Nucci, responsabile sales e marketing di Guidamaster. it, «ma i margini di sviluppo sono ancora elevati». Anche secondo Nucci, come per Minerva, la frequenza dei corsi nelle aule è in linea di massima preferibile alla formazione a distanza, perché offre una maggiore possibilità di interazione con i docenti e i colleghi di corso, soprattutto ai giovani che non hanno ancora iniziato la carriera. Tuttavia, la didattica sul Web rappresenta comunque una grande innovazione per i corsi post-laurea, visto che gran parte dei master annovera tra i propri iscritti molte persone con una vita professionale già intensa e bisognose di conciliare al meglio, in maniera flessibile, i tempi di lavoro e quelli di studio. La formazione a distanza, insomma, per Nucci è un plus irrinunciabile, che può integrare e migliorare la didattica tradizionale che si svolge direttamente negli atenei o nelle business school.