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Attualità

Come organizzare una campagna elettorale (e vincere)

Tempo, stampa, internet e social media: ecco tutti gli aspetti da tenere sotto controllo quando si vuole organizzare una campagna elettorale

Come organizzare una campagna elettorale? Bella domanda. Per questo è bene definire che cos’è la campagna elettorale, visto che in Italia sembra di vivere in una situazione di pre-elettorale permanente. La campagna elettorale è il termine con cui si va ad indicare quel periodo di tempo in cui partiti, liste e candidati fanno propaganda politica per aumentare voti e consenso, con l’obiettivo di vincere le elezioni.

Come organizzare una campagna elettorale

Per organizzare una campagna elettorale vincente serve innanzitutto un candidato vincente. I contenuti sono fondamentali per i candidati che vogliono ottenere successo con la propria campagna elettorale. Se volete raggiungere il vostro obiettivo di venire eletti da più cittadini possibili non dovete sottovalutare nessun aspetto. La comunicazione e il marketing sono i vostri alleati nella vittoria, insieme alla raccolta di finanziamenti e auna rete di volontari sul territorio. Non pensate, insomma, di potervela cavarvela con qualche attività dell’ultimo momento.

Prima di cominciare

Prima di cominciare a organizzare una campagna elettorale:, occorre un lungo lavoro preparatorio per costruire l’immagine e i contenuti di una candidatura vincente:

  • tenetevi informati su quali sono tutti gli strumenti a disposizione su come organizzare una campagna elettorale. Le possibilità sono infinte, basta conoscerle materialmente.

  • Individuate i bisogni dei vostri potenziali elettori.

  • Trovate uno slogan che vi rappresenti dall’inizio alla fine.

  • Create una immagine coordinata per tutto quello che fate.

  • I contenuti fanno la differenza. In un mondo dove gli elettori vengono continuamente bombardati è difficile farsi notare. Le parole da usare vanno calibrate e non usate a caso. Studiatele prima di esprimerle in qualunque contesto.

  • Ricordatevi di essere essenziali. La semplicità vince sempre.

Le scelte strategiche

Quando è il momento di cominciare a organizzare una campagna elettorale, è bene prendere subito delle scelte strategiche importanti. Ecco quelle consigliate Dino Amenduni, esperto di nuovi media e comunicazione politica.

  1. Non cambiare improvvisamente il profilo del candidato con scelte artificiali, pur se teoricamente giuste dal punto di vista comunicativo:un politico è una persona, non un detersivo (vedere la strategia autolesionista della Moratti 2.0 del ballottaggio, passata improvvisamente dai viaggi in città con le auto coi vetri oscurati a Foursquare).

  2. Iniziare la campagna molti mesi prima delle elezioni: ogni processo complesso richiede mesi di impegno quotidiano per entrare a regime. – Esempio: la campagna elettorale di Emiliano (Bari, sindaco di centrosinistra riconfermatosi nel 2009) iniziata un anno prima con i sondaggi che lo davano 9 punti indietro, Emiliano vince al ballottaggio mentre la provincia di Bari, nella stessa tornata, passa al centro-destra al primo turno (era del centro-sinistra).

  3. Definire con chiarezza ruoli e responsabilità, senza essere eccessivamente rigidi e burocratici ma disegnando una mappa organizzativa chiara per tutte le persone che partecipano alla campagna.

  4. Realizzare il maggior numero possibile di strumenti comunicazione, buone pratiche e suggerimenti organizzativi, mettendoli a disposizione dei cittadini che devono poterli reperire in modo facile e gratuito. – Esempio: il sito realizzato durante la campagna elettorale delle Regionali in Puglia del 2010, “Tarocca il manifesto” (ora inattivo). Lo realizzammo noi, ma in incognito, permettevamo agli utenti di taroccare i manifesti dei tre candidati. La nostra considerazione è che la campagna più taroccabile fosse quella di Nichi perché utilizzavamo le poesie, ma che il tarocco generasse un meccanismo virale che, anche in caso di ‘adbusting negativo’, ci favoriva perché faceva propagare l’impianto della campagna.

  5. Leggere tutti i contributi che provengono dai cittadini, dagli elettori e dagli utenti: c’è qualcuno ne sa più di noi su qualsiasi argomento e potrebbe essere collegato a Internet, pronto ad aiutarci.

  6. Delegare i principali processi di comunicazione e organizzazione ai volontari e ai sostenitori: centralizzare questi processi è un costo (economico, di risorse umane e di tempo) inutile. – Esempio: L’evento realizzato da sostenitori di Pisapia (e poi anche dal comitato elettorale) coi musicisti, Milano Libera Tutti.

  7. Usare un tono più leggero per dire le cose più serie in modo tale da renderle più accessibili all’elettorato (leggero non vuol dire superficiale, piuttosto mi riferisco a modulare il tono, ricorrendo al registro dell’ironia e della satira)

  8. Stimolare processi generativi (generatore di manifesti, hashtag, campagne e contest video) affinchè la campagna sia creata da tutti, in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. (Pisapia è stato bravo a utilizzare l’entusiasmo spontaneo della Rete e a trasformarlo, successivamente, in pezzi ufficiali di campagna elettorale). – Esempio: sul recupero ufficiale della campagna di Pisapia, la trasformazione di alcuni #morattiquotes in materiali ufficiali di campagna elettorale. Attraverso un sondaggio su Facebook il comitato elettorale ha chiesto agli utenti quali fossero le 8 quote più divertenti e le ha piazzate su t-shirt pro-Pisapia.

  9. Seguire l’avversario ovunque, con telecamere e qualcuno che prenda appunti. Seguirlo anche sui mezzi tradizionali e sui nuovi media per poter adattare la strategia e la tattica elettorale in qualsiasi momento.

  10. Ricordarsi sempre che quanto più si è innovativi, democratici, “giovani” e 2.0 in campagna elettorale, tanto più queste caratteristiche dovranno far parte dello stile di governo: un elettorato motivato è anche esigente ed è facile da deludere. (questa è una dinamica che parzialmente abbiamo visto negli Usa con Obama e che vedremo nei prossimi anni in Italia) – Esempio: nel caso di Obama, che è l’unico misurabile, è nato l’ObamaMeter che misura il grado di fedeltà dell’azione amministrativa di Obama rispetto al programma e alle promesse fatte.

Campagna elettorale permanente

Ma organizzare bene una campagna elettorale per il meglio non basta se non si è sempre attenti alla propria immagine. Ecco perché la campagna elettorale dovrebbe essere permanente. Ecco alcuni consigli dell’agenzia di marketing Fabbrica Politica.

Fattore tempo

Devi partire come minimo (ribadisco, come minimo) 1 anno prima del giorno delle elezioni, che è il minimo sindacale.

Se non sai ancora esattamente la data esatta non importa, grosso modo dovresti riuscire a sapere il periodo (mese più, mese meno).

L’ideale sarebbe partire (o ripartire) dal giorno dopo le elezioni.

5 anni ti sembrano tanti?

In realtà passano in fretta, ma ti permettono comunque di pianificare con la massima precisione tutti i dettagli della campagna elettorale permanente.

Considerando che i primi passi da fare riguardano :

  • il posizionamento politico

  • la ricerca del target elettorale

Considerando che per avere una posizione dominante e prevalente nella mente dell’elettore riguardo certi temi ci vogliono :

  • tempo

  • ripetizione

  • penetrazione

ecco che questo fattore diventa fondamentale.

Se non vuoi sottostare a questa “legge”, allora sappi che i problemi e le difficoltà che incontrerai lungo il tuo cammino saranno inversamente proporzionali al tempo che manca al giorno del voto.

Blog/Sito Internet

Ogni stato ha almeno un aeroporto hub sul quale una compagnia aerea concentra i collegamenti da e verso determinate località. Spesso in questo hub partono ed arrivano i voli internazionali e sono presenti le tratte più importanti.

Se vuoi andare in Brasile, ad esempio, puoi partire solo da Roma o Milano. E lì ci arrivi o con mezzo proprio o con il treno o con un altro volo low-cost.

Anche a te serve un hub, un punto dove convogliare tutti i tuoi elettori alla ricerca di informazioni su di te, sulle tue idee, sulle tue attività.

I tuoi voli low-cost sono, invece, tutti quei mezzi e strumenti che aiutano gli elettori ad arrivare al tuo hub.

Il tuo hub è il tuo blog.

Ecco che i Social Media (Facebook, Twitter, Instagram, etc…) sono solo dei mezzi (importanti) che hanno il fine di portare le persone dentro il tuo blog.

Lo stesso vale per la SEO, per il traffico a pagamento, per i banner che piazzi su altri siti, e via dicendo.

Se non sai la differenza tra blog (quello che devi fare) e sito internet, allora ti basti sapere che :

  • Il Sito Web è uno strumento unidirezionale, ovvero tu inserisci i contenuti e l’utente legge. Fine.

  • Il Blog è uno strumento bidirezionale, dove anche gli utenti trovano il loro spazio e possono interagire con te, instaurando così una sorta di dialogo

Gli elettori vogliono essere aggiornati continuamente, avere contenuti freschi su cui dibattere, ecco perchè il tradizionale sito web vetrina non va bene.

Ogni partito ed ogni candidato dovrebbero avere un blog.

Attenzione : il blog come te l’hanno fatto vedere nel film “The Social Network”, quando il giovane Mark Zuckerberg non aveva ancora creato Facebook e scriveva in sequenza i suoi “pensieri”, è ben diverso dall’evoluzione che ha avuto nel corso degli anni successivi.

Oggi “blog” è un termine ormai riduttivo per definire quella che è diventata una vera e propria piattaforma web complessa, che devi usare per guadagnare e far crescere il tuo consenso.

Ad ogni blog che si rispetti devi associare una newsletter. Una persona che clicca sul link del tuo articolo su Facebook e poi arriva sul tuo blog, dopo aver letto il contenuto che gli interessa, se non hai predisposto un sistema di acquisizione elettori, se ne va e (difficilmente) potrai rimanerci in contatto. Questo perché non basta una semplice visita ad una pagina o un articolo del tuo blog per fidelizzare un elettore, soprattutto se è la prima volta che sente parlare di te.

Il blog non è importante solo in campagna elettorale, ma lo è 365 giorni l’anno (la famosa campagna elettorale permanente).

Cosa fanno invece la maggior parte dei candidati? Aprono un blog pochi mesi, poche settimane o, addirittura, pochi giorni prima del voto.

E cosa accade? Che non va come speravano (qualche “guru” gli aveva detto che bastava aprirlo ed i voti sarebbero schizzati…non si sa dove però) e quindi la loro conclusione è che non funziona.

Certo, non è tutta colpa del candidato, non essendo un esperto di marketing politico. Ma è sua responsabilità scegliere i collaboratori ed i consulenti migliori, non sulla base di amicizie e parentele.

Social Media

Siamo arrivati al punto che fa delirare di più.

Oggi tutti vanno matti per i social media, si innamorano delle campagne fatte da altri e le vogliono copiare.

Quello che non capiscono, però, è che l’uso dei social media (in Italia quelli che funzionano si contano sulle dita di una mano monca) fine a se stesso porta più danni che benefici, perché non si fa altro che amplificare gli inevitabili errori commessi a causa di una mancata strategia a monte.

Lo ripeto, i Social Media sono solo un mezzo, uno strumento.

Se alla base non c’è niente, amplificheranno il tuo niente, e saranno dolori.

Detto questo, se hai fatto le cose fatte bene prima, allora l’uso di Facebook, Twitter ed Instagram non potrà che esserti utile. Anzi, farà tutta la differenza del mondo nel comunicare il tuo messaggio in un “mercato”, come quello politico, dove i tuoi avversari sembrano tutti uguali.

Se non l’hai ancora capito, gli unici social che funzionano in Italia sono i tre citati sopra. Facebook in testa, Twitter a seguire (ma solo se sei a certi livelli) e poi Instagram per l’uso esclusivo dell foto e per dare un tocco personale alla tua campagna elettorale.

Ognuno di questi social è diverso. Non puoi comunicare allo stesso modo su tutti e tre.

Se dovessi sceglierne uno solo su cui concentrarsi, allora sicuramente Facebook.

Propaganda cartacea

“La carta è morta”.

“Una beata minchia“, risponderebbe Cetto La Qualunque.

Ed anch’io risponderei così, magari con termini veneti.

Molti candidati storcono il naso quando si tratta di destinare soldi per fare propaganda su carta (manifesti e volantini politici in primis).

In parte hanno ragione (e comunque vale anche per il web), perché manifesti e volantini vengono usati negli ultimi giorni della campagna elettorale e si trovano a :

  • dover competere col materiale di molti avversari

  • dover attirare l’attenzione cittadini esasperati dall’intasamento della cassetta delle lettere

  • dover emergere in mezzo ad una selva di manifesti più o meno uguale, a parte la grafica

Non sto dicendo che gli ultimi giorni non si deve fare campagna elettorale con materiale cartaceo, anzi, ma che (ritornando al punto 1) è importante sfruttare i periodi di “calma” per veicolare il proprio messaggio. In quasi assenza di concorrenza. Ecco che, arrivati ai giorni prima del voto, gli elettori avranno in testa il tuo messaggio (se hai un corretto target, un forte posizionamento politico, una P.U.V. che funziona, etc…) e la propaganda degli avversari avrà un effetto ridotto.