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Brexit: il 54% degli europei tifa per il fronte del no

Il dibattito non è acceso come nel Regno Unito: il 25% non ha un parere in materia e oltre due terzi non teme ripercussioni per il proprio Paese di appartenenza

La Gran Bretagna fuori dall’Ue? No, grazie. È il giudizio che emerge dal sondaggio della Fondazione Bertelsmann condotto su un campione di 10.992 cittadini di tutte le età, appartenenti ai 28 Paesi della Ue. Il 54% degli intervistati auspica che nel referendum sulla Brexit, ossia sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, prevalga il fronte del no. La maggioranza vuole insomma che l’Inghilterra continui a riconoscersi nel continente europeo. Tuttavia una buona parte del campione non sembra interrogarsi troppo sull’argomento: il 25% non sa che posizione prendere. Una percentuale addirittura superiore a chi vorrebbe il Paese fuori dall’Ue (21%). «Quello che abbiamo rilevato è che, mentre l’opinione pubblica in Gran Bretagna è sempre più nervosa sulla questione, lo scenario nel Vecchio Continente è molto più tranquillo. In pratica, i cittadini nel resto dell’Unione non si sono realmente interessanti al dibattito che infiamma Londra», commenta il ricercatore Isabell Hoffmann che ha condotto il progetto per la Fondazione Bertelsmann. In particolare, a non crucciarsi troppo sull’argomento sarebbero italiani, spagnoli e francesi mentre il dibattito sarebbe piuttosto vivace in Polonia (51%) e Germania (48%).

I (POCHI) TIMORI SE VINCE IL SÌ. Qualora però gli inglesi votassero a favore della Brexit, questo non dovrebbe avere ripercussioni sul proprio Paese: è la convinzione di oltre due terzi degli interpellati. Tra quelli che invece temono ricadute, i timori maggiori sono un peggioramento della situazione Ue, una perdita di potere della coalizione europea e un generale rallentamento dell’economia continentale. «Anche se per molti cittadini europei un’uscita della Gran Bretagna viene percepita meno preoccupante rispetto ai problemi di tutti i giorni, nondimeno una Brexit sarebbe una perdita per tutta l’Europa», ha commentato Aart de Geus, presidente della Bertelsmann Stiftung.

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