Connettiti con noi

People

Concolato: ago, filo e hi tech

Un web reality su Youtube, l’inaspettato invito alla Maker Faire di Roma e l’apertura al mercato internazionale. È il nuovo corso – ad alto tasso digitale – della Sartoria Concolato, storica realtà padovana dove anche Stephen Hawking può “indossare” un abito tutto nuovo in pochi secondi

architecture-alternativo

A Padova non esiste una sartoria tradizionale più longeva di quella dei fratelli Concolato: Dino e Silvano l’hanno fondata nel 1963, in via Roma, e da allora è sempre rimasta lì. Al massimo si è spostata di qualche numero civico, resistendo a 50 anni di smottamenti economici. Il merito non è solo dell’eccellente qualità delle collezioni di abiti da uomo, realizzati su misura e con tessuti pregiati. A fare la differenza è stata soprattutto la lungimiranza di Silvano, che ha saputo intercettare le esigenze del mercato osando addirittura radicali “cambi di look”. Da quando è stata fondata, infatti, Concolato ha cambiato pelle almeno due volte. La prima nel 1976: l’avvento delle catene di abbigliamento suggerì ai fratelli di affiancare alla bottega un negozio di abiti pret-à-porter. Le due realtà riuscirono a instaurare una virtuosa sinergia, permettendo alla Concolato di reggere l’urto dei colossi delle confezioni industriali.

La seconda “mutazione”, in corso, è all’insegna del digital manufacturing e ha portato la Concolato a Roma, alla Maker Faire dello scorso ottobre. Qui la sartoria si è fatta portabandiera di un sistema di rilevazione in 3D che permette, grazie a un metro e un software digitale, di prendere le misure al cliente in maniera automatizzata. Dopodiché un Virtual Mirror ricostruisce l’immagine della persona con indosso il nuovo abito su misura. La svolta tecnologica ha anche comportato la nomina del figlio di Silvano, Marco, a responsabile della comunicazione per conferire alla società un’immagine più efficace e social oriented. Il primo risultato? La sartoria ha recentemente debuttato su YouTube come protagonista nel Web reality Botteghe digitali. «Il processo di digitalizzazione è centrale, tant’è vero che figura tra i temi affrontati dal piano industria 4.0», sottolinea Marco Concolato.

Si chiama Botteghe Digitali ed è il primo web reality su Youtube dedicato al processo di digital manufacturing. La serie, realizzata da Banca ifis, segue il percorso di formazione digitale di quattro artigiani raccontandone difficoltà, aspettative e passi avanti. Oltre allaSartoria Concolato, sono coinvolti Lefrac, Occhialeria Artigiana e Studio Cassio – Arte del Mosaico. «L’artigiano del futuro usa le nuove tecnologie per vendere, comunicare, produrre, ma porta con sé cultura del prodotto, servizio, rapporto con il cliente. Queste dimensioni rendono spendibile la tradizione italiana e la agganciano a un mondo digitale che, senza storia, rischia di produrre oggetti senz’anima», spiega Stefano Micelli, professore di economia all’università Cà Foscari e tra gli ideatori del reality.

È comunque un notevole cambio di passo per una storica bottega artigianale…Ormai l’idea di un’azienda pesante, in stile anni ‘70 e basata sui classici canali di comunicazione, è superata. La Maker Faire di Roma rappresenta la fase conclusiva di questo percorso di innovazione digitale che ci ha visto protagonisti per circa sette mesi. È stato un progetto decisivo, perché ci ha aperto gli occhi sulla direzione futura dell’azienda.

Su cosa punterete?La prima decisione che ho preso è stata dotare la sartoria di un sito Web e assicurarci una presenza sui social. Ho anche rivisto la strategia di comunicazione, privilegiando all’occorrenza la Rete alla carta stampata. Nei prossimi mesi rinnoveremo i locali del negozio, per dare un’immagine più in linea con la nostra identità. L’idea è portare il laboratorio all’interno del punto vendita: chi entra in sartoria vuole vedere le macchine da cucire e sentire l’odore del ferro da stiro. Questo ci permette anche di abbattere il costo di un affitto.

Come avete scoperto il metro digitale e il virtual mirror?Erano esposti alla mostra New Craft alla Fabbrica del Vapore di Milano. Appena li abbiamo visti, abbiamo pensato: questo è il futuro! La Maker Faire rappresenta anche per noi un test, però ci piacerebbe adottare queste tecnologie.

Mi perdoni, ma tale strumentazione non nega l’idea stessa dell’artigianalità?Questi strumenti sono utili non tanto per velocizzare i processi produttivi o per renderli meno costosi, ma per portare i prodotti artigianali in tutto il mondo. Oggi il nostro raggio di azione può arrivare al massimo alle province limitrofe, come Venezia, Vicenza o Treviso. Lo scenario cambierebbe radicalmente se avessimo uno strumento che permette di prendere le misure a una persona che abita a Singapore…

Al momento il vostro orizzonte di business è solo italiano?Sono convinto che un’impresa artigiana debba provare a fare il salto internazionale, per questo vogliamo potenziare la parte retail. A oggi il nostro pacchetto clienti di fiducia è italiano. Abbiamo anche acquirenti stranieri, ma si tratta di turisti occasionali. Il caso più eclatante è stato Stephen Hawking: il noto fisico si trovava a Padova per un convegno universitario e ci ha contattati per confezionargli un abito su misura, in vista della sua visita dal Papa. È stato un lavoro complesso, perché dovevamo prendere le misure a un uomo costretto in carrozzina e il tempo a nostra disposizione era di appena otto giorni. Lui però è rimasto soddisfatto: due anni dopo ci ha ricontattato perché voleva un altro abito.

Qual è il vostro concetto di eleganza?Molto classico, ma ci sbizzarriamo sui tessuti: abbiamo diversi marchi, tra i più pregiati al mondo. Mio padre ama ripetere: «Con un bel tessuto, stai bene anche fisicamente».

Quali sono le previsioni sul fatturato 2016?Dovremmo chiudere in linea con il 2015. Essendo un’azienda di piccole dimensioni, confezioniamo sui 60/70 abiti all’anno. Ogni capo richiede almeno 50 ore di lavoro.

Credits Images:

Silvano Concolato (a destra) con il consulente di Botteghe Digitali