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Addio a Renato Dulbecco, premio Nobel per la medicina

Biologo italiano naturalizzato statunitense, ottenne l’ambito riconoscimento grazie alla sua ricerca sulla capacità dei virus di modificare il codice genetico cellulare, scoperta che cambiò la lotta ai tumori

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È morto, a poche ore dal suo 98esimo compleanno, Renato Dulbecco, biologo italiano, naturalizzato statunitense insignito del premio Nobel della medicina nel 1975. Nato a Catanzaro (Calabria) il 22 febbraio del 1914, Dulbecco è riconosciuto a livello internazionale come il “papà” del progetto genoma umano. Figlio di padre ligure impegnato nel Genio Civile, inizia da subito a viaggiare per l’Italia fino ad arrivare a Torino dove compie i suoi studi universitari in Medicina, dove incontra Salvatore Luria e Rita Levi Montalcini, occupandosi prevalentemente di biologia. Presta servizio militare nel 1936 e nel 1939 viene richiamato alla armi come ufficiale medico sul fronte francese e poi su quello russo. Dopo la guerra, Renato Dulbecco inizia a occuparsi di biologia; nel 1947 decide di trasferirsi negli Stati Uniti per raggiungere Luria, che lavorava lì già dal 1940, e occuparsi di genetica (nel 1953 otterrà anche la cittadinanza). Dalla cattedra del California Institute of Technology (CalTech) Dulbecco comincia a occuparsi di tumori. Nel 1960 fa la scoperta che nel 1975 lo porterà al Nobel: osserva che i tumori sono indotti da una famiglia di virus che in seguito chiamerà “oncogeni”. Nel 1972 lascia gli Usa per Londra, come vicedirettore dell’ Imperial Cancer Research Fund di Londra. Dopo il Nobel, condiviso con David Baltimore e Howard Temin, ritorna all’Istituto Salk per studiare i meccanismi genetici responsabili di alcuni tumori, in primo luogo quello del seno. Nel 1986 propone il Progetto Genoma per la decodificazione della mappa del genoma umano, divenuto in seguito un programma di collaborazione internazionale. Rientrato in Italia, dal 1990 Dulbecco è responsabile della parte italiana del Progetto Genoma presso il Cnr di Milano; completata, nel 2003, la mappatura del genoma, passa a occuparsi di un nuovo progetto che ha portato, nel 2005, all’individuazione dei geni responsabili del carcinoma mammario.