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Lifestyle

Auto da far girare la testa

Molte vetture sono gradevoli, qualcuna è bella. Ma solo poche – e sempre di meno – sono dotate di fascino. E non parliamo necessariamente di supercar. Ecco i modelli che quest’anno vi faranno innamorare

Provate a immaginare di vivere in un mondo in cui tutti, uomini e donne, hanno un aspetto gradevole. Intrigante, vero? Il rovescio della medaglia è il fatto che in quel mondo nessuno ha un aspetto che si distacchi dalla media: non ci sono i brutti, ma non ci sono neppure bellezze mozzafiato e latitano pure quelle strane creature che non si ritrovano nei canoni tradizionali della perfezione estetica ma, proprio per questo motivo, sono carta moschicida per gli sguardi altrui. Un universo puramente ipotetico? Mica tanto: basta fare un giro dei concessionari per trovare tante automobili che di certo brutte non sono, ma che non hanno guizzi estetici, tocchi di matita dei designer capaci di appagare l’occhio e di far venire voglia di portarsi proprio quella vettura in garage. È un appiattimento verso l’alto, certo, ma genera comunque la sensazione di un diffuso grigiore dal quale quasi nessun modello riesce ad affrancarsi. Un motivo in più per giustificare la crisi che attanaglia il mercato dell’automobile. «Il fatto è che troppe vetture possiedono la bellezza ma non il fascino», dice Roberto Piatti, Ceo e fondatore di Torino Design, centro d’eccellenza con 50 ricercatori, nato sette anni fa e capace in questo lasso di tempo di portare dal foglio bianco alla maquette in misura naturale un centinaio di modelli (una specie di record) molti dei quali sono andati in produzione nell’Estremo Oriente. «Il fascino è un qualcosa connesso alla personalità, alla capacità espressiva, alla facilità di intesa. Una donna bellissima può riuscire a non dirci nulla, una donna affascinante si può amare per sempre», continua Piatti. «Per questo credo che il design debba avere come obiettivo quello di generare un’automobile affascinante, con un carattere forte, con il coraggio di non emulare stilemi già visti e di creare segni distintivi individuali». In pratica: una vettura che è solo bella sta a una fascinosa come una velina qualunque a Charlize Theron o, se preferite, alla Sharon Stone degli anni d’oro. E allora andiamo a cercare col lanternino il fascino a quattro ruote nel tempo della crisi, convinti che solo quello potrà salvare un mercato più che boccheggiante. Ed ecco apparire come un miraggio la Jaguar F-Type: la vedi e pensi a quanto ha preso da nonna E-Type, la preferita da Diabolik, il sogno proibito di almeno tre generazioni. La formula è quella: due posti ultrasecchi, un muso che da solo fa provincia, tante curve al posto giusto, grinta da vendere, soprattutto nella versione di punta che monta un V8 da cinque litri e 495 cavalli. «Su questa macchina abbiamo affinato con la più assoluta pignoleria ogni singolo millimetro di carrozzeria», dice Ian Callum, direttore del design della casa del Giaguaro. Una cura maniacale condivisa chez Maserati, con la differenza che la nuova pin up del Tridente di lavoro ne deve aver dato moltissimo, dato che di centimetri ne misura ben 526 per 192. Sì, la Quattroporte versione 2013 è una taglia forte, ma i designer hanno lavorato sull’altezza (solo 1,48 metri) e sul peso (100 chilogrammi in meno di quella precedente) per renderla snella e filante. Un consiglio? Se vi potete permettere di uscire con lei, sceglietela nella versione 4×4 e con il motore V8 da 530 cavalli. Siamo saliti sull’Olimpo, sulle vette assolute del fascino. E allora diamo briglia sciolta a un altro tipo di bellezza: chiudete gli occhi, riapriteli e immaginate di essere in Inghilterra, nella farm della Bentley per ritirare una Gtc Speed Convertible. I cavalli sono 625, mentre la velocità massima di 324 chilometri orari consente al management dell’azienda finita nel portafoglio del Gruppo Volkswagen di proclamare con orgoglio di aver realizzato la cabriolet più veloce al mondo. Una scultura pronta a scatenarsi: se vedete nel retrovisore una griglia a nido d’ape grande come non ne avete mai vista un’altra, fatevi da parte, c’è qualcuno che ha trasformato il vostro sogno in realtà. Ma non è ancora il momento di svegliarsi. E se sogno deve essere, che sia un delirio onirico: vi piacerebbe guidare una McLaren P1, la monoposto coperta da un leggerissimo abitino in fibra di carbonio che vi mette a disposizione 800 cavalli ma può avere un’overdose di potenza grazie al kers? Il fascino ce l’ha, non c’è dubbio, anche se la sua bellezza è vistosa come quella di una vamp che si è fatta prendere la mano dal trucco. Del resto, un ricco signore che decide di gettare alle ortiche l’understatement per girare al volante di un’auto come questa vuole farsi notare, gettare in faccia tutti i suoi dobloni a chi lo guarda passare, con il più classico degli schiaffi alla miseria…Per tornare con i piedi per terra, ecco un tipo di fascino che era passato di moda in Europa ma che ora torna alla ribalta. È quello classico delle berline medie a tre volumi, ovviamente rivisitato dai designer per renderlo attuale, che piacciono tanto a cinesi e americani. Prendete la nuova Mercedes Classe Cla e guardatela di profilo: la fiancata viene modellata e resa sinuosa da tre linee ben pronunciate che parlano la lingua universale del dinamismo. Non c’è dubbio, la vedi e hai voglia di portartela via subito, magari nella versione 220 Cdi, che ha una cilindrata di 2.200 centimetri cubi, una potenza massima di 170 cavalli e una coppia di 350 Nm a fronte di emissioni di Co2 di soli 109 grammi/chilometro, ovvero i classici due piccioni con una sola auto: proiettare all’esterno un’immagine classicamente sportiva e gestire il budget di famiglia con l’oculatezza richiesta dal periodaccio attuale.Allo squillo di Stoccarda ha prontamente risposto da Ingolstadt la Audi, con la A3 Sedan, in vendita negli autosaloni entro la fine di quest’anno. La formula delle quattro porte e tre volumi è la stessa, l’interpretazione del tema del tutto differente, dato che la creazione della casa dei quattro cerchi ha un’impronta meno sportiva e prende slancio da una coda che è un po’ meno di un terzo volume ma anche un po’ più di un secondo volume e mezzo, sormontato da un lunotto molto inclinato. La Mercedes Cla calza a pennello ai trentenni di successo, mentre la A3 Sedan è cucita a misura di chi ormai ha qualche anno in più e tiene famiglia e, proprio per questo motivo, vuole viaggiare sotto i segni del comfort e dell’eleganza, senza strafare sul piano delle dimensioni. Non fa, invece, distinzioni di età e di censo la Volkswagen Maggiolino Cabriolet, sempre uguale a se stessa ma anche sempre diversa, grazie ad alcuni affinamenti in punta di matita. L’ultimo restyling porta la firma, prestigiosa, di Walter de Silva. «In questo caso si trattava di una vettura da ripensare, non da disegnare», dice lo stilista delle quattro ruote. «Toccare la silhouette della fiancata sarebbe stata un’eresia, è inimitabile. Così come i quattro parafanghi, che sono gli elementi portanti». Come chiedere a un chirurgo plastico di migliorare l’icona di Marilyn Monroe… De Silva ha risolto il problema intervenendo con cento micro-interventi: nulla di rivoluzionario, perché auto che vince sul mercato non si cambia, ma un’iniezione di carattere, che si concretizza soprattutto sul piccolo alettone posteriore, funzionale solo all’aerodinamica della versione Sport ma chiaro omaggio al progettista della primissima Auto del Popolo, Ferdinand Porsche, e agli alettoncini che sono stati la cifra stilistica di innumerevoli generazioni di 911. Per passare di omaggio in omaggio, ecco la Citroën Ds3 Cabrio, erede designata della 2Cheveaux (Due Cavalli). Si toglie il chapeau, ovvero la capote, e aggiunge alla caratteristica delle pinne da squalo dei montanti posteriori, delle luci di posizione che sembrano due baffi a led, il fascino eterno del viaggiare con il vento (in verità molto poco) tra i capelli. Già, ma dopo tante “belle fuori” che dire delle “belle dentro”? Roberto Piatti ha le idee chiarissime, e dice: «Le forme più o meno sinuose delle carrozzerie non bastano, c’è ancora moltissimo lavoro da fare sugli interni». Al designer italiano hanno cercato di dare una risposta in casa Bmw, con la Serie 4 Coupé Concept, che fuori potrebbe passare inosservata ma dentro è un trionfo di pelle conciata con metodi naturali e impreziosita da cuciture a contrasto, di modanature in castagno grezzo e dettagli in pelle intrecciata a mano. Ma torniamo in Italia, a un fascino che affonda le sue radici nell’epopea dei motoristi e dei carrozzieri del primo Novecento. Ed ecco l’Alfa Romeo 4C Concept, basata sulla classica formula delle coupé a trazione posteriore e a due posti “secchi”, con motore in posizione centrale. Guardatela bene: anche in foto emana dinamismo, forza attraverso i parafanghi muscolosi e il lungo cofano motore, voglia di mordere l’asfalto. Già, se tutte le auto fossero così, probabilmente la crisi avrebbe meno denti per mordere. Perché il buono e il bello sono gli unici valori che non conoscono eclissi.

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Alfa Romeo 4C Concept