Connettiti con noi

Gusto

Cantine Ferrari: Metodo classico, scelte moderne

Dall’incontro tra il fondatore Giulio e la famiglia Lunelli nacque il gruppo che ha reso famoso lo spumante italiano. E con la terza generazione al timone, il marchio si prepara a guidare l’enogastronomia tricolore alla conquista del gusto internazionale

architecture-alternativo

Dal 1902 un nome che è sinonimo di italianità nel mondo del vino e per di più in un settore, quello della spumantistica, da sempre associato alla Francia con la sua Champagne. Quello che la famiglia Lunelli è riuscita a fare in questi anni ha del prodigioso, mostrando un bacino inesauribile di idee per la promozione e diffusione dei suoi prodotti. Nel tempo, dal Metodo classico (sotto la denominazione Trentodoc), ha ampliato la propria attività alla commercializzazione delle acque minerali con il marchio Surgiva, ai distillati con la linea Segnana, ai vini fermi trentini, toscani e umbri delle Tenute Lunelli e al Prosecco Superiore di Valdobbiadene Bisol, riuscendo in questo modo a coprire tutti i recenti fenomeni commerciali del vino italiano. Senza contare la Locanda Margon, rinomato ristorante stellato Michelin annesso alle Cantine a Trento, e Casale Podernovo, un complesso di edifici rustici di fine 700 in mezzo alle colline toscane: il tutto per un fatturato annuo attorno agli 80 milioni di euro.

BOLLICINE CON PAZIENZAL’amministratore delegato Matteo Lunelli

La storia delle Cantine Ferrari non inizia, però, con la famiglia Lunelli, ma con un uomo ormai reso un mito dai Lunelli stessi, ovvero Giulio Ferrari. E dal suo sogno di creare in Trentino un vino capace di confrontarsi con i migliori Champagne francesi. In maniera pionieristica, intuisce che il microclima trentino è ideale per lo Chardonnay, un’uva minoritaria nelle celebri bollicine d’Oltralpe (a maggioranza di uva rossa, poi vinificata in bianco). La produzione è inizialmente limitatissima – poche centinaia di bottiglie per poi arrivare poco prima della sua scomparsa a circa 8 mila – tutte prodotte rigorosamente a mano dalla vinificazione all’imbottigliamento del vino fermo, l’aggiunta di lieviti e zucchero per la seconda lunga fermentazione nelle cantine e al remuage, ovvero l’azione di rivoltare le bottiglie sulle pupitre per rimuovere i lieviti della seconda fermentazione, prima di aggiungere dosaggio e il tappo definitivo.

INCONTRO FRIZZANTEIl culto ossessivo per la qualità di Giulio Ferrari è l’aspetto più importante e affascinante, ma anche quello più difficile da replicare su scala importante. È qui che nel 1952 la storia di Giulio si incrocia con quella di Bruno Lunelli, titolare di un’enoteca a Trento che viene designato suo successore sul campo. È proprio grazie alla sua passione e al talento imprenditoriale, che la produzione cresce fino a quasi 100 mila bottiglie, senza mai scendere a compromessi con la qualità. Bruno viene aiutato in azienda dai figli Franco, Gino e Mauro sotto la cui guida Ferrari diventa leader in Italia e il brindisi tricolore per eccellenza in tutto il mondo (ricordiamo l’immagine di Paolo Rossi che beve sul campo del Bernabeu dopo il trionfo ai Mondiali 1982). Merito anche di alcune nuove etichette, ormai considerate giustamente storiche come il Ferrari Rosé, il Ferrari Perlé e il Giulio Ferrari Riserva del Fondatore che omaggia Giulio, appunto, con uno spumante straordinario amato da tutti gli appassionati di bollicine del mondo: è il prodotto di un singolo vigneto (Maso Pianizza) completamente chardonnay, forse uno dei più grandi cru del mondo dedicato a questo vitigno, con nulla da invidiare ai grandi francesi della Borgogna e della Champagne.

1902Giulio Ferrari avvia l’attività, comprendendo il potenziale dello Chardonnay in Italia e in Trentino. Comincia a produrre pochissime bottiglie con l’ossessione per la qualità.

1952Non avendo figli, Ferrari sceglie come successore Bruno Lunelli, titolare di un’enoteca a Trento. Grazie alla passione e al talento imprenditoriale, Bruno riesce a incrementare la produzione senza scendere a compromessi con la tradizione.

1972In gran segreto, Mauro Lunelli, figlio di Bruno, che con i fratelli Franco e Gino porterà l’azienda a diventare leader in Italia, crea poche migliaia di bottiglie dal miglior Chardonnay di proprietà. Nel 1980 il primo assaggio: nasce il Giulio Ferrari Riserva del Fondatore, a 15 anni dalla morte di Giulio.

1982Il Gruppo Lunelli acquista la storica distilleria Segnana, specializzata nella grappa.

1988Entra a far parte del gruppo l’acqua minerale Surgiva.

2000I Lunelli iniziano a guardare oltre il loro Trentino. Viene inaugurata la Tenuta Podernovo, nel Pisano: il Sangiovese, coltivato secondo i principi del biologico, è il suo principale vitigno. E ancora la Tenuta Castelbuono, da cui nasce il Montefalco Sagrantino.

2014Risale a due anni fa l’ultimo acquisto: il 50% dello storico marchio di Prosecco Superiore Bisol. All’eccellenza del Trentodoc Ferrari si affianca, quindi, il meglio di Valdobbiadene.

Ai tre figli di Bruno succedono al volgere del nuovo millennio i nipoti, ovvero la terza generazione della famiglia Lunelli: Marcello, Matteo, Camilla e Alessandro che oggi guidano l’azienda con un respiro sempre più grande e internazionale, senza contare che solo le bottiglie di spumanti nel frattempo sono arrivate attorno ai 4 milioni e mezzo di esemplari, venduti ogni anno con il vertice assoluto rappresentato dal Giulio Ferrari Riserva del Fondatore Collezione che esce sul mercato dopo 18 anni sui lieviti: una rarità apparsa per la prima volta con l’annata 1995.

SUL TETTO DEL MONDOSoltanto negli ultimi sei mesi, tantissimi sono stati gli eventi che hanno ribadito l’eccellenza di Cantine Ferrari nel mondo e che hanno sottolineato l’intraprendenza a 360 gradi della famiglia Lunelli. Partendo dalle ultime cronache di successo per il nostro made in Italy enogastronomico, ricordiamo i World’s 50 Best Restaurants con il premio a Massimo Bottura che è stato accompagnato dalla prima edizione del Premio Ferrari Trento Art of Hospitality, assegnato a uno dei ristoranti più famosi del mondo: Eleven Madison Park di New York. Un riconoscimento che ha un grandissimo valore, in quanto viene assegnato dallo stesso panel di quasi mille chef, esperti e appassionati gastronomi che ha stilato la classifica generale dove ha trionfato l’Osteria Francescana: il top del settore che si è confrontato sotto il marchio delle Cantine Ferrari e ha il brindisi di proclamazione con il Ferrari Perlé Trentodoc. Un evento che ha un sapore ulteriormente molto particolare. Non solo perché nella stessa edizione c’è stato il trionfo italiano, ma anche perché dimostra come i Lunelli sappiano sempre cogliere l’aspetto determinante del momento e l’argomento da affrontare in campo enogastronomico. L’aspetto dell’accoglienza è difficile da definire, ma anche fondamentale nel successo di un ristorante, dove la sala in questo momento (soprattutto in Italia) si trova in una fase delicata in quanto non sempre riesce a trasmettere al cliente l’eccellenza della cucina. Cantine Ferrari grazie allo storico legame con l’alta ristorazione – solo italiana prima e oggi anche internazionale – ha sempre dedicato all’accoglienza un ruolo speciale che non si concretizza solo nella classica offerta di un calice di bollicine all’ingresso, ma riguarda una gestione dell’ospite molto moderna e approfondita, capace di far vivere un’esperienza che non sia solo il consumo di un pasto.Sempre più il nome Ferrari si è legato nel corso degli anni all’eccellenza e all’arte di vivere che l’Italia porta ovunque nel mondo. Ricordiamo in tal senso la partnership con Alitalia, i cui ospiti potranno apprezzare, come aperitivo o per accompagnare tutto il pasto, il Ferrari Maximum Brut, un classico della casa particolarmente indicato anche per il consumo in quota grazie alla sua morbidezza ed eleganza. Ma anche il premio giornalistico appositamente istituito Arte di vivere italiana, che lo scorso maggio ha visto vincere la Frankfurter Allgemeine Zeitung, uno dei più diffusi e autorevoli quotidiani tedeschi in quanto ha saputo, secondo il regolamento del premio, approfondire in chiave originale e in modo particolarmente efficace uno o più temi legati all’arte di vivere italiana, ossia al bello, buono e ben fatto del nostro Paese. Un altro esempio concreto di come Cantine Ferrari abbia una spiccata vocazione a valorizzare l’eccellenza italiana e come sappia seguire chi ci aiuta in questo compito sempre più strategico, tanto che l’iniziativa gode fin dall’inizio del patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri.Il tutto nel mezzo di un anno iniziato benissimo il 25 gennaio con l’assegnazione a Cantine Ferrari, nella New York Public Library, dei Wine Star Awards, gli “Oscar americani del vino” organizzati dal magazine Wine Enthusiast. Davanti a 500 tra le personalità più significative del settore, si è degustato Ferrari Perlé 2007 Trentodoc, mentre Matteo e Camilla Lunelli ritiravano il premio “Cantina Europea dell’Anno”, dedicandolo a tutti gli uomini e le donne della Ferrari: «Una squadra meravigliosa che lavora con impegno e passione». Se guardiamo anche solo al 2015, ecco il prestigioso titolo di “Sparkling Wine Producer of the Year” nel concorso internazionale The Champagne and Sparkling Wine World Championships 2015, un riconoscimento che le ha viste imporsi sugli altri due finalisti: i produttori di Champagne Charles Heidsieck e Louis Roederer, in una storica rivincita sui capofila del settore. Nella stessa manifestazione sono stati premiati anche il Ferrari Perlé 2006 Trentodoc come “Best Italian Sparkling Wine” e i diversi Trentodoc della casa, dal Ferrari Maximum Brut al Giulio Ferrari Riserva del Fondatore, hanno incassato nove medaglie d’oro.Può sembrare l’ennesimo premio di una storia già eccezionale ma, in realtà, è sempre fondamentale per sottolineare il crescente interesse internazionale per le bollicine italiane e in particolare del Trentino: «Il più bel giardino vitato d’Europa», come ebbe a dire Goethe.

I VOLTI

«Ciò che hai ereditato dai padri, riconquistalo! Se vuoi veramente possederlo». È questo il motto della terza generazione Lunelli: presidente e Ceo è Matteo (al centro), richiamato dallo zio Gino dopo una lunga esperienza in Goldman Sachs. Camilla e Alessandro (a destra), figli di Mauro (che con i fratelli Franco e Gino prese le redini dell’azienda dal padre Bruno), hanno seguito un processo simile: dopo la laurea in Bocconi, lei ha passato tre anni in Africa e oggi è responsabile Comunicazione e Relazioni esterne. Dopo due anni alla guida di Axe in Estremo Oriente, il fratello è tornato per ricoprire l’incarico di responsabile Programmazione e Controllo di gestione. Completa il quartetto Marcello (a sinistra), figlio di Franco, laurea in Agronomia, enologo e vicepresidente.