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Gusto

Al Bordeaux la fortuna non basta

Sarà dura aspettare oltre un anno per degustare alcuni dei vini più preziosi al mondo. Ma state sicuri che ne vale la pena. Nel frattempo vi diamo alcune indicazioni per comprare, bene, i nettari che più ci hanno impressionato in questa primavera francese. Etichetta dopo etichetta, scopriamo l’annata 2011 del Bordeaux

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Il vino più venduto e apprezzato nel mondo – nonché il più famoso, ricercato e talmente stabile nel suo valore da essere a base di un indice di rivalutazione borsistico nel tempo (il Liv-Ex di Londra) – è quasi sempre e solo vino francese. Parliamo del celeberrimo Bordeaux, i rossi a base cabernet e merlot, le bluechip del vino mondiale che nascono in Aquitania, terrazza nel sud della Francia con vista Atlantico. Il Bordeaux è il primo vino ad assurgere allo status di bene d’investimento e il primo cui tuttora si rivolgono i nuovi ricchi (dovunque nascano) per diversificare i loro investimenti e accrescere il loro status sociale. Non sono certo stati i francesi i primi a produrre vino e neanche a farlo di qualità, ma sono stati i primi a rendersi conto che per venderlo occorreva orientare i consumatori e gli investitori con una classificazione fissa e chiara su quali fossero i valori del vino prodotto nelle campagne intorno a Bordeaux appunto, e soprattutto quali fossero le proprietà (“tenuta” diremmo noi, “château” dicono loro) più affidabili che ogni anno riuscivano a spuntare i prezzi migliori alle aste. Nasce così la famosa classificazione del 1855 che suddivideva in cinque fasce di prezzo e qualità il Medoc, il cuore della produzione di Bordeaux. Si tratta di 16.400 ettari (15% del totale della superficie che produce vino venduto come “Bordeaux”) suddivisi in cinque sotto-zone per la riva sinistra della Garonna (il fiume che attraversa la città di Bordeaux e si getta dopo un largo estuario nell’Atlantico) ovvero Margaux, Pauillac, St Estephe, St Julien, Haut Medoc, prendendo in considerazione anche le Graves e Pessac- Leognan, zone a sud della città e suddividendo gli Château più meritevoli in una classifica dove le migliori aziende erano Premier Cru Classé fino alla Quinquieme Cru Classe. Semplice, lineare, facile da memorizzare e destinata in teoria a essere rivista (mentre in pratica è rimasta identica fino a oggi, se si eccettua la recente promozione di Château Mouton Rotschild nei Premiere Cru), dato che erano all’inizio solo Château Lafite-Rothschild e Château Latour a Pauillac, Château Haut-Brion a Pessac e Château Margaux nell’omonima località. Anche la cosiddetta riva destra di Bordeaux (zona St Emilion e Pomerol), operava una suddivisione simile, con Premieres grands crus classés “A” (inizialmente solo Château Ausone e Château Cheval Blanc) e Premieres grands crus classés “B”, e tutti gli altri (una decina) solo “Grands crus classés”.Il successo del Bordeaux deriva quasi interamente da questa chiarezza commerciale, mista alla forte impronta territoriale e alla capacità di concentrare l’attenzione di critici, giornalisti e operatori su poche aziende di livello altissimo. Quando invece il grosso di ciò che viene venduto come Bordeaux viene da tantissime altre aziende meno importanti che producono molto vino e di qualità inferiore, spuntando però buoni prezzi grazie allo sfruttamento del brand collettivo.

COME COMPRARE BENE

Acquistare una bottiglia di Bordeaux, e soprattutto pagarla il “giusto”, richiede tempismo e fonti di informazioni aggiornate. Come per ogni buon affare. Il meccanismo di valutazione delle annate e la loro commercializzazione sono complessi, ma è un rito ogni anno uguale a se stesso, quasi una liturgia, e basta familiarizzarci una volta per poter ogni anno portare a casa le bottiglie più interessanti e promettenti, soprattutto se si acquistano en primeur (ovvero uno o due anni prima dell’effettiva consegna a casa). È dura aspettare due anni per bere un grande vino, ma stiamo parlando di nettari spesso destinati a durare decenni, se non un secolo. In genere ci sono quattro “tranches” di prezzi: la prima è la meno cara, e i vini sono tutti disponibili. Man mano che si va avanti nel tempo, le bottiglie disponibili finiscono e i prezzi aumentano: per il 2011 siamo alla quarta e ultima fetta che durerà fino a fine maggio, quando poi uscirà la prima fetta dei 2012. Da quel momento in poi i 2011 spariranno dal listino e riappariranno solo quando saranno imbottigliati e consegnati. Disponibili per tutti, quindi, ma a un prezzo molto più alto (dal 30 al 50% in più).Al momento sono in vendita le ultime bottiglie di 2011, che saranno consegnate a partire da settembre 2013 e fino a marzo/aprile 2014, a seconda di quanto affinamento fanno in bottiglia (a stabilirlo è il maitre de chai per ogni Château). La consegna avviene a casa vostra tramite Millésima che vende (in casse da sei o 12) direttamente a privati, collezionisti, investitori o semplici appassionati che vogliano scoprire la magia del vino più famoso del mondo, oppure ai negociànt della città (come Cordier o Duclos), che poi le venderanno a ristoranti, enoteche e grossisti.

DIETRO LE QUINTE

A primavera di ogni anno (per il 2013 l’appuntamento è stato durante la seconda settimana di aprile) i giornalisti e i grandi compratori arrivano da tutto il mondo a Bordeaux, presso uno Château (a rotazione per ogni comune che ospita tutti i vini della denominazione) per l’assaggio preliminare. Terminata questa fase, cominciano a uscire punteggi e relazioni dei critici, e sulla base di questo gli Château fissano i prezzi per la vendita del loro vino. I vari negociant, nel momento in cui esce il prezzo di uno Château, decidono di comprare o meno a seconda delle assegnazioni che hanno ottenuto in base all’acquistato degli anni passati. In genere si può quasi sempre decidere di comprare di più mentre non è possibile acquistare di meno rispetto all’anno precedente, perché non si otterrebbe più alcuna assegnazione l’anno successivo.

I MIGLIORI ASSAGGI

Châteaux Pichon Baron, Pichon Lalande (84 e 85 euro + iva)Châteaux Cos d’Estournel(115 euro + iva) ChâteauxEvangile(115 euro + iva)Figeac(83 euro + iva) Clos Fourtet (58,5 euro + iva)

VENIAMO AL DUNQUE

I nostri migliori assaggi – anche in relazione al prezzo, di seguito espresso in euro – delle bottiglie per le varie zone sono stati per Margaux: Château Rauzan Segla (66 + iva), ampio e con tocchi di balsamico su mela e mirtillo dalla bocca molto equilibrata; Château Lascombes (49 + iva), intenso pepato con chiodi di garofano e vaniglia, note di carne grigliata, bocca stupenda e calibrata; Château Cantenac Brown (32.25 + iva), con pepe e mirtillo molto classici, bocca espressiva e soave, bella lunghezza; lo Château Palmer (194 + iva), molto scuro e imponente, ma grande frutto di mirtillo e lamponi, bocca impressionante per estratto e lunghezza; Château Prieure Lichine (32,50 + iva) con menta, lamponi in confettura e sandalo, originale dalla bocca sapida e cangiante; e infine Château Marquis de Terme (28,25 + iva), dal naso splendido di zenzero, terra e mela cotogna, coriandolo. A Saint Julien puntate su Château Leoville Poyferre (60,50 + iva), cupo, salmastro, minerale, ricco di mirtillo e pepe; Château Brandire Ducru (36,95 + iva), con un naso di sandalo e iodio, lampone in confettura, bocca freschissima che spinge bene su frut-to e balsamico; e la sorpresa Château Gloria (25,25 + iva) di mirtillo e rafano, cacao e pepe, con bocca esile, ma dalla discreta persistenza sapida. Nella zona forse più importante, Pauillac (dove si trovano i due vini più ricercati al mondo, Château Latour e Château Lafitte), andate sul sicuro con Château Pichon Baron (84 + iva), ricco, ferroso e potente, viola e menta, bocca muscolosa, finale bello e leggiadro, e il “gemello” Château Pichon Lalande (85 + iva), fine ma intenso e molto ricco, ribes in technicolor, resine nobili, bocca grintosa e passionale, tannino gigantesco per definizione e ricchezza. Sono poi notevoli anche lo Château Pontet Canet (78 + iva), sur maturo di caramello e confettura di bosco, ma di carattere, bocca corposa e bel finale di durone; lo Château Batailley (32 + iva), con note di verbena e lamponi, affumicato, bocca affilata e dal bel ritmo lungo il finale; lo Château Grand Puy Lacoste (44,5 + iva), balsamico e piccante, rafano e lampone, bocca piena e succosa; la coppia Château Lynch Bages, intenso e polposo, orzo e caramello, crauti e amarena, bocca decisa e potente e Château Lynch Moussas (25 + iva), di borotalco e zenzero, mirtillo e cotognata, tannino ricco ben estratto. Tra i fuoriclasse anche per prezzo suggeriamo lo Château Cos d’Estournel (115 + iva), distinto e signorile, amarena, liquirizia lavanda e mirra, bocca complessa e ricca, tannino preciso e promettente. Merita anche lo Château Montrose (82 + iva), di alloro e lamponi, cacao del Madagascar e sottobosco, bocca bella e tannino fitto. Sorprese da Pauillac: Château Les Ormes de Pez (21,75 + iva), esotico e cangiante, speziato e sapido, un susseguirsi di frutta e balsami, bocca fine e distinta con una bella energia. A questi livelli c’è anche lo Château Phelan Segur (25,5 + iva), di lavanda, senape, confettura di fragole, susina, cardamomo e pepe nero, tannino grandioso e sapido. Nella terra promessa del Merlot, Pomerol, sono ottimi lo Château Clinet (58,5 + iva), di carrube e amarena, pepe e mora, bocca di sostanza e concentrazione. Per gli amanti del genere c’è lo Château La Conseillante (82 + iva), molto scuro e ombroso, schivo e di caramello, peperone e mora di rovo, bocca fresca ed elegante. Lo Château Evangile (115 + iva) è verde, ma affascinante al naso, molto tostato, per una bocca che esplode. Ottimo affare lo Château De Sales (14,95 + iva), dolce e intenso, quasi balsamico: bocca massiccia, ma dalla trama interessante. Il comune del celebre Cheval Blanc, ovvero Saint Emilion, ha visto le grandi prestazioni dello Figeac (83 + iva), maschio e scuro, caramello e noci, bocca dalla trama intrigante, anche se con rigidità da affinare, e del Clos Fourtet (58,5 + iva), bizzarro e floreale, ampio e delicato, con classe cristallina. Citiamo anche lo Château Pavie Macquin (48 + iva), di viola e geranio, prugna e anice, molto mediterraneo, e lo Château Troplong Mondot (69,1 + iva), balsamico e floreale, lieve nota di gomma e carrube, bocca di grande materia e passione. Nelle Graves, verso Pessac e Léognan, andate sul sicuro con lo Château Carbonnieux, (21,75 + iva) cupo e ricco di mirtillo e tostature, e Domaine de Chevalier (33,9 + iva), sospeso ed elegante, bella materia, delicato e profondo. Lo Château Malartic Lagraviere (32 + iva) è intenso e deciso, dolce e affumicato, bocca sapida e lunghissima, mentre lo Château Pape Clemente (67 + iva) sa di peperone e mirtillo, cassis e menta, con una bocca fine ed elegante.

2011, ANNATA VARIABILE

L’annata 2011 è stata definita “enigmatica”. Soprattutto perché ha avuto la sfortuna di giungere dopo le due “annate del secolo”, la 2009 e la 2010. Tuttavia questo le ha anche garantito il merito di aver riportato un poco i prezzi per terra. La parola d’ordine è stata variabilità: a partire dalle sottozone del Medoc e con molte difficoltà nelle Graves. La vendemmia ha riportato grandissimi rossi, ma un’enorme oscillazione di risultati e di stili, con la mano del vigneron a determinare di volta in volta se si sono fatti vini muscolosi e tannici oppure se si è esaltata la finezza e l’eleganza immediata (a discapito della longevità, che non arriva a più di 15-20 anni nei casi migliori). Annata calda, tra le più torride in assoluto, ma con un andamento che ha portato all’abbassamento anche di un 1% di alcool rispetto alle due stagioni precedenti. Per qualcuno il 2011 è un potenziale nuovo “1975”, ma in pochi l’hanno interpretato così, cercando di ottenere vini molto longevi. Dato il successo di 2009 e 2010, molti hanno dirottato verso uno stile più piacevole. Dove collochiamo questi 5.461 milioni di ettolitri di bordolese (-4% in quantità rispetto alla 2010), prodotti nel 2011? Hanno buone chance di arrivare a superare annate come il 2008, il 2006 e il 2001. E, considerati i prezzi mediamente più bassi del 20% rispetto al boom del 2010, potrebbe davvero essere il momento giusto per fare buoni affari.