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Lavoro

Tfr, Renzi insiste: “No allo Stato-mamma. Soldi in busta paga dal 2015”

L’auspicio del presidente del Consiglio, che si prepara al vertice con i sindacati per affrontare la priorità del governo, “la nostra emergenza”: il lavoro

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Si apre una settimana decisiva sul fronte della riforma del lavoro. Oltre al voto in Parlamento sul Jobs act – dove non è escluso il voto di fiducia – martedì 7 ottobre governo e sindacati si incontreranno per discutere sia di articolo 18 che del trattamento di fine rapporto in busta paga. Ed è proprio sul Tfr che il premier Matteo Renzi spinge particolarmente: “Il Tfr, la liquidazione, sono soldi dei lavoratori, che però vengono dati tutti insieme alla fine”, ha scritto sulla sua Enews. La filosofia sembra essere protettiva: te li metto da parte, per evitare che tu li `bruci´ tutti insieme. Uno Stato-mamma, dunque, che sottilmente fa passare il messaggio di non fidarsi dei lavoratori-figli. Io la vedo diversamente: per me un cittadino è maturo e consapevole. E come accade in tutto il mondo non può essere lo Stato a decidere per lui. Ecco perché mi piacerebbe che dal prossimo anno i soldi del Tfr andassero subito in busta paga mensilmente”.

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L’APERTURA AI SINDACATI. L’incontro di martedì 5 ottobre con Cgil, Cisl e Uil si apre sotto segnali positivi, almeno da parte dell’esecutivo: in vista del vertice con le pasrti sociali, sottolinea Renzi, “verificheremo la fattibilità di una proposta sul Tfr che viene incontro ai lavoratori senza gravare sulla situazione bancaria delle piccole e medie imprese”.

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Matteo Renzi © Palazzo Chigi