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Lavoro

Ferrari l’azienda più ambita. Le caratteristiche del lavoro ideale in Italia

Annunciati i risultati del Randstad Employer Brand 2021 con la casa di Maranello che si aggiudica il primo posto tra i posti di lavoro ideali. Cosa chiedono i professionisti in azienda? Work-life balance e atmosfera piacevole, ma i datori di lavoro puntano su altro…

Da tempo lontana dai successi nel campionato mondiale di Formula 1, Ferrari resta comunque al top tra le aziende ideali per i lavoratori italiani. Con il 74,3% delle preferenze, la Casa automobilistica di Maranello si aggiudica il Randstad Employer Brand 2021, premio assegnato ogni anno e basato sull’indagine globale di employer branding realizzato dalla multinazionale olandese specializzata in ricerca, selezione e formazione del personale. Sulla base del sondaggio condotto da Randstad, Ferrari è in assoluto la più attrattiva in Italia, ma anche quella che, secondo la percezione degli italiani, offrirebbe le migliori condizioni per work-life balance, atmosfera di lavoro piacevole, retribuzione & benefits, sicurezza del posto di lavoro, reputazione del brand, posizionandosi al primo posto in questi specifici fattori.

Lavoro ideale: cosa cercano gli italiani

Ridurre il Randstad Employer Brand 2021 a un semplice premio sarebbe davvero riduttivo per una ricerca globale che anche quest’anno ha coinvolto più di 190 mila persone in 34 Paesi nel mondo, con quasi 6.500 aziende analizzate in modo indipendente. In Italia, in particolare, sono state intervistate oltre 6.500 persone per indagare i fattori determinanti nella scelta del datore di lavoro ideale, oltre che l’impatto del Covid-19 sui lavoratori. Come emerso dalla ricerca, la recente pandemia ha cambiato concretamente le condizioni di lavoro del 49% dei dipendenti italiani. Ma, ancora di più, ha rimesso in discussione valori e significato del lavoro stesso. Sebbene cresca la paura di perdere il posto (che oggi è reale per un lavoratore su tre) e aumenti la fedeltà alle aziende che hanno sostenuto il personale durante la pandemia, ben il 21% dei dipendenti ha in previsione di cambiare lavoro entro i prossimi sei mesi. Il 51% di chi ha continuato a lavorare durante l’emergenza lo ha fatto da remoto e lo smart working è certamente destinato a restare: 4 dipendenti su 10 sono interessati a lavorare con modalità agili. Il canale prevalente per la ricerca di un nuovo lavoro sono i contatti personali, adottati da un terzo degli italiani (32%), seguito dalle Agenzie per il lavoro (23%) e da LinkedIn (20%). Poi altri canali digitali come Infojobs.it (18%), Subito.it (17%), Google (17%), portali di lavoro (17%), social media (13%) e i siti aziendali (12%).

“Di fronte all’emergenza sanitaria e l’esplosione del lavoro da remoto, gli italiani chiedono ai loro datori di lavoro soprattutto conciliazione vita-lavoro e un clima aziendale sereno e produttivo, evidenziando una rinnovata attenzione alla salute e al benessere che non passa solo dalla sicurezza, ma anche da relazioni umane, coinvolgimento e identificazione, alla ricerca di una nuova normalità a livello professionale”, commenta Marco Ceresa, amministratore delegato di Randstad Italia. “Ancora di più oggi, l’employer branding è un fattore cruciale per la competitività delle aziende, determinante per attrarre e trattenere i migliori talenti. Il 50% dei candidati non lavorerebbe anche in caso di aumento per un datore di lavoro con una cattiva reputazione e le imprese con un employer brand forte hanno tempi di assunzione 1-2 volte più veloci. Comprendere il divario tra i desideri dei lavoratori e la percezione del proprio brand offre alle aziende informazioni preziose per costruire la migliore Employee Value Proposition”.

Datore di lavoro dei sogni vs datore di lavoro reale

Secondo i lavoratori italiani, i fattori più importanti per un datore di lavoro sono il bilanciamento tra vita privata e professionale (indicato dall’66% degli intervistati) e l’atmosfera del lavoro piacevole (64%), seguiti da retribuzioni e benefits competitivi (61%), sicurezza del posto di lavoro (58%), visibilità del percorso di carriera (54%), solidità finanziaria dell’azienda (51%) e – novità di quest’anno – un ambiente di lavoro “covid safe” (45%), ma anche un contenuto di lavoro interessante (42%) e la possibilità di lavorare da remoto (39%).

Ma queste priorità non coincidono con quelle dei datori di lavoro. Secondo l’opinione dei lavoratori, le aziende italiane invece puntano soprattutto su solidità finanziaria, buona reputazione, ambiente Covid safe e sicurezza del posto, dando poca rilevanza al worklife balance e al clima aziendale, elementi fondamentali per la scelta dell’azienda in cui lavorare.

Ci sono però profonde differenze per età. I più giovani, appartenenti alla fascia d’età (18-24 anni), ricercano soprattutto aziende con un’atmosfera di lavoro piacevole, realtà che offrono possibilità di carriera e ottima formazione; il segmento 25-34 anni guarda prioritariamente alla retribuzione ed ai benefits; gli adulti della fascia 35-54 anni cercano prima di tutto work-life balance, che risulta al primo posto anche per i 55-64enni, tra cui però c’è simile interesse anche per sicurezza del posto e solidità finanziaria dell’azienda.

Effetto Covid-19 sull’employer branding

Come accennato, il Covid19 ha cambiato concretamente le condizioni di lavoro di metà dei dipendenti italiani (il 49% del totale). In particolare, tra questi il 19% degli intervistati ha perso il lavoro, il 14% ha lavorato ad orario e salario ridotto, il 7% ha lavorato più ore del normale, il 4% è stato messo in cassa integrazione. Solo il 43% ha continuato a lavorare normalmente (più gli uomini che le donne, e più dipendenti con istruzione universitaria che gli altri).

Il modo in cui i datori di lavoro italiani hanno sostenuto i propri dipendenti e gestito la pandemia però ha avuto un impatto molto positivo sulla fedeltà. Complessivamente, il 50% dei dipendenti si sente oggi più fedele al proprio datore di lavoro e solo l’11% meno fedele. L’impatto sulla lealtà è indipendente dal genere, dall’età o dal livello di istruzione. E riguarda sia i lavoratori che in questi mesi hanno deciso in autonomia di lavorare da casa (56% di sente più fedele) che quelli obbligati a farlo (51%).