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Lavoro

Pensare positivo non porta al successo

Una docente americana di Psicologia ribalta l’assioma ottimismo = riuscita

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Pensare positivo non porta al successo. A distruggere l’antico assioma ottimismo = buona riuscita è Gabriele Oettingen, docente di psicologia alla New York University e all’Università di Amburgo. La fiducia non basta a risolvere le situazioni, il sorriso non abbatte i problemi secondo la Oettingen, che ha raccolto i suoi studi nel libro Io non penso positivo edito da Tlon.

«Abbandonarsi alle fantasie che riguardano il futuro non ci fa agire in maniera costruttiva», è la spiegazione. «Nonostante nel breve termine possa risultare piacevole, in realtà non fa altro che svuotare il nostro impegno e condurci a esitare continuamente».LE fantasie positive, infatti, aiutano sì a svolgere l’attività quotidiana, ma ci impediscono di portare a temine i compiti difficili. Dimagrire, a smettere di fumare, trovare lavoro: non basta un po’ di buon umore a compiere queste fatiche. La strada per il successo reale, invece, è mettere a fuoco gli ostacoli più complicati secondo un processo mentale che procevde per contrasti: Wish, Outcome, Obstacle, Plan (Woop). Cioè desiderio, risultato, ostacolo, piano. Quindi, di fronte a un obiettivo bisogna sì pensare al futuro, per poi identificare e gestire le difficoltà ed elaborare un piano per risolverle.

«Mettiamo il caso che tu stia per salire su un palco per parlare davanti a duecento persone», è l’esempio della studiosa. «Hai tre minuti per fare il tuo esercizio di WOOP. Qual è il tuo desiderio? Fare un buon lavoro. Che risultato vorresti ottenere? Entrare in sintonia con il pubblico e riuscire a trasmettere il tuo messaggio. Immaginalo. Cosa c’è dentro di te che fa da ostacolo? Forse si tratta di un’ansia generale, “mi imbarazzerò”, o di un problema tecnico più specifico “parlo troppo velocemente”. Fatto questo, le strategie si materializzano con facilità: “Se ho l’ansia, ricorderò a me stesso di aver già fatto cose del genere con successo”, “se mi dovessi accorgere di parlare troppo velocemente, rallenterò”». I sogni, dunque, sono solo sfide che richiedono un impegno personale: «La soluzione, confermata dagli esperimenti condotti, non è fare a meno dei sogni e del pensiero positivo. Anzi, si tratta di realizzare le nostre fantasie mettendole in contatto con la cosa che ci hanno insegnato a ignorare o a minimizzare: gli ostacoli che si trovano sul nostro percorso».