
«I manager devono promuovere con forza il cambiamento nelle aziende e nell’economia, consci dei rischi e guidati dalle opportunità, coinvolgendo e motivando la maggioranza dei collaboratori e degli interlocutori che questa è l'unica strada per avere un futuro». Così Guido Carella, presidente di Manageritalia, ha aperto l'assemblea dell'organizzazione a Milano. «Certo, devono dare loro gli ancoraggi necessari per affrontare il rischio di cambiare, eventualmente sbagliare, e la certezza di sentirsi parte importante di un disegno di crescita».
ITALIA NELLE MANI DEI MANAGER
Ricordando che il «Paese deve uscire da una profonda impasse data da decenni di immobilismo, a fronte di un mondo che cambia alla velocità della luce», Carella ha poi detto «che servono classi dirigenti, a livello politico, economico e sociale, che abbiano competenze e responsabilità, volontà e coraggio di cambiare davvero». Invece, citando un tema caldissimo, «sono anni che la politica non riesce a fare una legge elettorale».
LEGGI L'EDITORIALE DI GUIDO CARELLA:Serve un'economia 4.0
In attesa che la politica faccia prima o poi il suo dovere, anche in tema di riforme, Manageritalia parla ai dirigenti del terziario chiedendo tre virtù: competenze, visione e etica. Solo da queste basi, può partire l'innovazione nel business, nel lavoro e nella relazione con gli stakeholder. «Questi manager li abbiamo già», ha ribadito Carella, «e li stiamo facendo crescere, basta vedere il successo che tanti hanno anche all’estero, ma dobbiamo avere un ecosistema che li metta in grado di farlo e quindi di svolgere appieno il loro ruolo. Prima di tutto imprenditori più disposti a collaborare con i manager e a farli entrare nelle loro imprese delegando responsabilità e potere decisionale».
AZIENDE FAMILIARI ANTI MANAGER
Nonostante i numeri positivi - +3% nel 2016 e +1,3% nei primi 4 mesi del 2017 - ci sono ancora sacche di resistenza, però, alla managerializzazione. Come quelle delle aziende familiari che ancora rifiutano l'ingresso di figure esterne (in Italia sono il 70%, all'estero il 20%). «Proprio qui sta buona parte della nostra incapacità di competere nella nuova economia digitale e 4.0 (e le difficoltà ad approfittare persino degli incentivi, ndr)», conclude il presidente di Manageritalia. «Dobbiamo farci largo e spazio e pretendere di agire il nostro ruolo e avere tutto quanto serve per farlo nelle imprese private e in quelle pubbliche. Se questo non accade, dobbiamo lottare per averlo o denunciare gli ostacoli, così come chi ci impone strategie/scelte sbagliate e facili scappatoie da una vera concorrenza. Ma, per battere quello che non va, la miglior ricetta è far prevalere quello che è nuovo, funziona e crea sviluppo in termini di Pil e occupazione».