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Lavoro

Lavoro, ecco il nuovo Statuto

Il ministro Sacconi invia la bozza del disegno di legge alle parti sociali. Due i nuclei: diritti fondamentali irrevocabili e tutele derogabili. Dopo 40 anni si avvia la riforma dello Statuto dei Lavoratori. Si punta alla semplificazione con la riduzione, in alcuni casi, del 50% della normativa vigente

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L’iter per il nuovo Statuto sul Lavoro (chiamato “dei lavori”) si apre con un confronto democratico. Nel pomeriggio di ieri, infatti, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi ha inviato la bozza del disegno di legge delega alle parti sociali, chiedendo loro di arrivare ad un avviso comune, quale condizione necessaria per l’esame in Consiglio dei ministri e quindi in Parlamento. Dopo 40 anni comincia così la riforma dello Statuto dei lavoratori (la legge 300 del 20 maggio del 1970) che si divide in due parti principali: un nucleo di diritti fondamentali che non si toccano – e vengono estesi ai collaboratori a progetto in mono-committenza – e un’area di tutele, invece, derogabili. Il ministro ha spiegato che è prevista anche l’estensione degli ammortizzatori sociali “senza oneri aggiuntivi di finanza pubblica”’, su base obbligatoria o anche solo volontaria, “purché assicurativa”. Con la gestione dei contributi del fondo che potrebbe essere affidata anche alle parti sociali attraverso un ente bilaterale.Sacconi ha spiegato l’invio della bozza del ddl come un “grande atto di fiducia” nei confronti della parti sociali per un “un percorso di riforma ritenuto necessario e urgente”. Si punta all’identificazione di un nucleo di diritti fondamentali e inderogabili perché “universali e indisponibili”, come il diritto di sciopero, la libertà di organizzazione sindacale, la sicurezza sul lavoro; e di un’altra area di tutele con la possibilità, “per la contrattazione collettiva di una loro modulazione, e promozione nei settori, nelle aziende e nei territori, anche in deroga alle norme di legge, valorizzando il ruolo e le funzioni degli organismi bilaterali”.Lo Statuto dei lavoratori “non viene abolito”, ha assicurato il ministro. “Una parte di questo cede di fronte ad un accordo sindacale”, ha aggiunto il ministro che, su eventuali modifiche all’art.18 (che disciplina il reintegro del lavoratore licenziato senza giusta causa), ha risposto: “Decidono le parti”. In ogni caso, “una parte delle norme, diranno loro quali, può essere derogata, modulata dalle parti stesse”, ha proseguito Sacconi, sostenendo, per esempio, che “ci sono norme sull’orario di lavoro, sulle mansioni, che sono rigide”. Altro obiettivo “ambizioso” è la semplificazione: dove “ci sono circa 15 mila disposizioni” si vuole ridurre del 50% la normativa vigente. Confindustria, Cisl, Uil e Ugl hanno apprezzato il gesto del ministro e mostrano interesse a discutere. La Cgil no.

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Maurizio Sacconi