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Lavoro

La grande infornata

Nel primo semestre scadono i mandati delle più importanti società pubbliche o para-pubbliche. E dovranno essere individuati circa 150 manager. Ecco, società per società, chi lascerà l’incarico. E chi punta a prendere il suo posto

Qualunque sarà il governo, ci sarà da divertirsi. Perché subito dopo aver deciso (eventualmente) la lista dei ministri, di lista se ne dovrà fare un’altra. Molto più lunga. Molto più complicata. E, se possibile, molto più delicata. Provocherà scontri atroci, rischierà di mettere in crisi rapporti politici, personali, di lobby. Si tratta della lista dei nuovi manager pubblici, quelli che una volta si chiamavano “boiardi di Stato” che sostituiranno quelli in carica attualmente il cui mandato scade nel primo semestre di quest’anno. Occupano le poltrone di tutte le società pubbliche di moltissime loro controllate. Il loro numero è impressionante: 150, circa. Ma il fatto che siano molte le nomine da fare rassicura sul fatto che, in qualche modo, alla fine, un accordo si troverà. Perché una poltrona, alla fine, si trova sempre. Non c’è dubbio, ci sarà da divertirsi, perché ogni tre anni (gli incarichi al vertice delle aziende ex Partecipazioni Statali scadono sempre tutte insieme) bisogna fare i conti con gli appetiti e le ambizioni personali di chi è arrivato al vertice di una Spa statale e non la vuole mollare se non in cambio di un’altra poltrona. Insomma: per settimane, se non per mesi, il dibattito pubblico in Italia sarà impregnato di gossip, indiscrezioni, maldicenze su questo o quel manager. Per sostenerlo nella gara per la conquista di un posto al sole oppure, al contrario, per sbarrargli la strada. Business People ha deciso di portarsi avanti e di compilare una sorta di vademecum dei posti che si liberano. I principali, almeno. Quello che segue è l’elenco delle società pubbliche (e semi-pubbiche o influenzate dall’umore politico) che nel 2011 cambieranno il proprio top management. E, proprio per portarsi avanti, ecco indicati, per ogni azienda, i candidati più autorevoli.

Poste Italiane

Nome: MassimoCognome: Sarmi Carica: Amministratore delegato, proviene da Siemens e potrebbe essere riconfermato grazie anche alle sue amicizie politiche

La poltrona più ambita è, ovviamente, quella dell’amministratore delegato Massimo Sarmi. L’ex capo della Siemens Italia è un manager apprezzato e molto ben visto nelle stanze del potere. Anche perché se non lo fosse difficilmente sarebbe arrivato con la sola sua professionalità, a prendere il posto di Corrado Passera alla guida di un colosso da 150 mila dipendenti. Il suo successore, ammesso e non concesso che Sarmi non venga riconfermato, dovrà avere un profilo particolare. Le Poste non sono più l’azienda di Stato che distribuisce lettere e pacchi. O, almeno, non è più solo questo. È anche un po’ banca e un po’ società finanziaria, quindi il nuovo amministratore delegato non potrà che avere anche un profilo finanziario. E dovrà anche essere avvezzo al mercato. Sì, perché le Poste, dal primo gennaio del 2011, devono fare i conti con la concorrenza su tutti i suoi servizi che una volta gestiva in monopolio. I candidati alla successione ancora non si sono fatti avanti anche perché le probabilità che Sarmi venga riconfermato sono alte. In effetti questa decisione accontenterebbe molti, moltissimi. Ex uomo vicino a Gianfranco Fini, Sarmi si è da tempo avvicinato al Cavaliere (tanto che era stato indicato come successore di Scajola al ministero dello Sviluppo), però è nato in Veneto, a Malcesine, e risulta essere in ottimi rapporti con i leghisti Luca Zaia e Flavio Tosi (rispettivamente governatore del Veneto e sindaco di Verona), cavalli di razza che hanno con un peso specifico all’interno della Lega sempre maggiore. Sarmi è anche “tremontiano”: è stato il primo a dire un convinto “sì” al progetto del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, per la costituzione della Banca per il Sud. Anche per questo il suo destino manageriale è legato a doppio filo con il destino politico del ministro di Sondrio.

POLTRONE IN SCADENZA

Giovanni IalongoNunzio GuglielminoMassimo SarmiRoberto ColomboMauro Michielon

PresidenteVicepresidenteAmministratore DelegatoConsigliereConsigliere

Enel

Nome: FulvioCognome: Conti Carica: Amministratore delegato. Punta all’Eni, una poltrona contesa anche da Flavio Cattaneo, a.d. di Terma

L’amministratore delegato Dell’enel dovrà avere una caratteristica sopra tutte: quella di essere favorevole all’energia nucleare. Nessuno di coloro che si sono espressi nei mesi scorsi contro questa forma di produzione energetica può solo immaginare di ambire alla poltrona ora occupata da Fulvio Conti. D’altra parte Conti è stato il primo ad abbracciare l’idea del governo guidato da Silvio Berlusconi di rendere indipendente, in tempi piuttosto lunghi, comunque, l’Italia dal punto di vista energetico e il suo successore non potrà fare marcia indietro, a meno che il governo non lo decida. L’ambizione di Fulvio Conti si chiama Eni, il che rende la sua sostituzione un rebus. che, se si riuscisse a risolvere, aprirebbe la strada per la poltrona dell’Enel a Flavio Cattaneo, attuale amministratore delegato di Terna. Per Cattaneo si tratterebbe di una “seconda scelta” visto che anche la sua ambizione è quella di arrivare all’Eni. Una carica, quella del colosso energetico, che difficilmente potrà fare sua, proprio per la mancanza di quel profilo internazionale indispensabile per sostituire Scaroni. Per lui è molto più probabile un traghettamento a Poste o, appunto, all’Enel. Per quanto riguarda i consiglieri d’amministrazione, beh, è noto che si tratta di una sorta di “parlamentino” che replica perfettamente i rapporti di forza all’interno del Parlamento, quello vero, pertanto i consiglieri d’amministrazione saranno decisi dai partiti, non dall’esecutivo. Come alla Rai, insomma.

POLTRONE IN SCADENZA

Piero GnudiFulvio ContiGiulio BallioRenzo CostiAlessandro LucianoGianfranco TosiLorenzo CodognoAugusto FantozziFernando NapolitanoSergio DucaCarlo ConteGennaro Mariconda

PresidenteAmministratore delegatoConsigliereConsigliereConsigliereConsigliereConsigliereConsigliereConsiglierePresidente del collegio sindacaleSindacoSindaco

Eni

Nome: PaoloCognome: Scaroni Carica: Amministratore delegato. All’orizzonte ci sarebbe la riconferma o un incarico di governo… oppure le Generali?

L’affare si fa serio. L’ENI è la cassaforte del governo, la società che distribuisce più utili alle casse dello stato che ne controlla più del 30% del capitale (un altro 7,5% è di proprietà dell’Eni stessa). Non solo distribuisce utili quanto tutte le grandi imprese fanno fatica ad arrivare a fine mese, ma, soprattutto, è uno strumento decisivo della politica estera del Paese. La decisione italiana di privilegiare i rapporti di fornitura di energia con la Libia e la Russia non si sarebbe mai potuta tradurre in pratica senza l’adesione convinta dell’amministratore delegato Paolo Scaroni a questa impostazione strategica. Il suo successore, quindi, sarà scelto direttamente al capo del governo, come, d’al tra parte, è sempre successo. Uno dei candidati a questo ruolo è Fulvio Conti diventato amministratore delegato dell’Enel dopo il passaggio di Scaroni all’Eni. Conti è considerato da tutti un “tecnico”, anche se gli ultimi 10 anni della sua vita professionale li ha trascorsi in aziende pubbliche o para-pubbliche (prima dell’Enel è stato direttore generale di Telecom Italia). In ogni caso il profilo del successore di Scaroni è già ben delineato: si tratta di individuare un manager di respiro internazionale, del settore dell’energia, conosciuto a livello mondiale e con un curriculum inattaccabile. Per quanto riguarda Scaroni stesso, non è chiara la sua destinazione futura, nel caso in cui non venisse riconfermato. Si è parlato per molto tempo come candidato ideale alla guida delle Assicurazioni Generali di Trieste, dato che è sostenuto dalla piccola ma agguerritissima pattuglia di azionisti veneti del Leone ma, a quanto pare, Cesare Geronzi è più saldo che mai sulla poltrona che fu di Antoine Bernheim. Possibile il suo ingresso in un governo in qualità di “tecnico”.

POLTRONE IN SCADENZA

Roberto PoliPaolo ScaroniAlberto ClòPaolo A. ColomboPaolo MarchioniMarco ReboaMario RescaPierluigi ScibettaFrancesco TarantoUgo MarinelliRoberto FerrantiLugi MandolesiTiziano OnestiGiorgio Silva

PresidenteAmministratore delegatoConsigliereConsigliere Consigliere ConsigliereConsigliereConsigliereConsiglierePresidente del collegio sindacaleSindacoSindacoSindacoSindaco

Finmeccanica

Nome: PierfrancescoCognome: Guarguaglini Carica: Presidente e amministratore delegato. Le inchieste sul gruppo rendono poco probabile la rielezione

Pierfrancesco Guarguaglini con ogni probabilità dovrà abbandonare la carica di “comandante supremo” dell’azienda pubblica attiva nel settore della difesa. Finmeccanica, negli ultimi otto anni, ha raddoppiato il fatturato raggiungendo quota 18 miliardi di euro. Una sua controllata, la Agusta, è riuscita perfino a siglare un contratto per vendere alla Casa Bianca l’elicottero per il presidente degli Stati Uniti, impresa che era data impossibile dai più. Che poi Barack Obama abbia cambiato idea decidendo di congelare il contratto, è un altro discorso. Insomma: con Guarguaglini al comando Finmeccanica è diventato un concorrente di imprese ben più blasonate nel settore della difesa e del controllo aereo e della sicurezza. Ma le inchieste della procura di Roma su presunte fatture false che sarebbero transitate per gli uffici delle società controllate, lo hanno di fatto escluso dalla corsa per il rinnovo della carica. Lui non è, almeno nella fase iniziale delle indagini, coinvolto a nessun titolo, ma è un fatto che il colosso del quale è a capo è stato coinvolto in troppi “casi” giudiziari. Oltre alle inchieste romane c’è da ricordare l’inchiesta partita da Telecom Italia Sparkle e Fastweb sulle truffe telefoniche: che ha visto coinvolti manager vicini al gruppo. Tra le tante poltrone a scadere nell’universo Finmeccanica, c’è anche quella dell’amministratore delegato di un’importantissima controllata, la Selex, occupata da Marina Grossi, moglie di Guarguaglini, lei sì coinvolta nelle inchieste della procura di Roma. Quella di Guarguaglini e quella della moglie sono le uniche due poltrone che possono essere occupate senza mettere in moto complicati giochi ad incastro in altre aziende pubbliche. Solo che non solo poltrone “facili”: il settore della difesa è sensibilissimo e, per produrre risultati, deve lavorare in tandem con il sistema diplomatico. Per questo nel consiglio d’amministrazioni c’è Giovanni Castellaneta, ex ambasciatore italiano a Washington, che salirebbe volentieri alla carica di presidente. Insomma: sarà una delle poltrone più delicate da assegnare nel 2011.

POLTRONE IN SCADENZA

Pier Francesco GuarguagliniPiergiorgio AlbertiAndrea Boltho von HohenbachFranco BonferroniGiovanni CastellanetaMaurizio De TillaDario GalliRichard GrecoFrancesco ParlatoNicola SquillaceRiccardo VaraldoGuido Venturoni

Presidente e amministratore delegatoConsigliereConsigliereConsigliereConsigliereConsigliereConsigliereConsigliereConsigliereConsigliereConsigliereConsigliere

Telecom Italia

Nome: FrancoCognome: BernabèCarica: Amministratore delegato. Proviene da Eni e mira alla riconferma anche se dovrà vedersela con Francesco Caio

La società guidata da Franco Bernabè non è pubblica. Ma è come se lo fosse. Perché la telefonia è un settore strategico per ogni stato, un po’ come l’Eni per l’energia. Telecom Italia lo è, se possibile, ancora di più. Perché il partner in affari della società è la spagnola Telefonica che negli anni passati non ha fatto nulla per fugare ogni dubbio sulla sua intenzione di scalare la società. Telecom, infatti, è una delle poche multinazionali (se così si può definire) italiana che è perfettamente scalabile. Ha un azionariato diffusissimo e, soprattutto, in mano a fondi d’investimento molto sensibili ad eventuali danarose offerte. Franco Bernabè, a parte alcuni incidenti di percorso (truffa della controllata Sparkle) ha garantito in questi anni indipendenza e buona gestione e per questo è sempre uscito indenne dalle mille voci che lo davano, un giorno sì e l’altro pure, pronto a lasciare per essere sostituito. E, immancabilmente, anche questa volta le voci si accavallano. Se si trovasse un accordo con il manager di Vipiteno, il suo successore ideale sarebbe Francesco Caio, super esperto di telefonia e con un ottimo profilo internazionale, essendo stato amministratore delegato della britannica Cable & Wireless. Caio ha anche il vantaggio di essere molto apprezzato dai “veri” azionisti della società, cioè le banche (e Generali) con, in testa, Banca Intesa e Mediobanca. Saranno loro a scegliere davvero il manager della Telecom, non senza avere avuto un “via libera” dal governo che non vede di buon occhio nessuna espansione del potere degli spagnoli che Bernabè ha coinvolto nel business sudamericano depotenzioando la loro aggressività in Italia. Al prossimo manager verrà chiesto di proseguire su questa strada anche se, è ovvio, gli interessi delle istitiuzioni finanziarie azioniste e gli interessi del governo potrebbero non camminare nella stessa direzione. Si prevedono scontri quando arriverà il momento di decidere davvero. In caso di disaccordo Bernabè, ex amministratore delegato dell’Eni, potrebbe essere riconfermato.

POLTRONE IN SCADENZA

Gabriele Galateri di GenolaFranco BernabèCesar AliertaPaolo BarattaTarak Ben AmmarRoland BergerElio CataniaJean Paul FitoussiJulio Linares LopezGaetano MiccichèAldo MinucciRenato PagliaroMauro SentinelliLuigi Zingales

PresidenteAmministratore delegatoConsigliereConsigliereConsigliereConsigliereConsigliereConsigliereConsigliereConsigliereConsigliereConsigliereConsigliereConsigliere