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Lavoro

Jobs act, resta il limite di 36 mesi per i contratti a termine

Possibile scure sui contratti pro.pro.co: non sarebbe possibile siglarne di nuovi, mentre i vecchi verrebbero portati a scadenza in attesa di una ridefinizione

Nuovo giro di incontri sul Jobs act: in attesa dell’approvazione definitiva del Consiglio dei ministri, prevista per venerdì 20 febbraio, il testo in esame si affina mutando (ancora una volta) forma. L’ultimo cambio di rotta è stato annunciato dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti il quale, durante l’incontro con i sindacati e le associazioni degli imprenditori, in materia di contratti a termine ha chiarito: “Il limite massimo di durata resterà 36 mesi”. Verrebbe dunque archiviata l’iniziale ipotesi di fissare a 24 mesi la soglia temporale dei contratti a termine. La ragione sarebbe quella di spingere gli imprenditori a privilegiare i contratti a tutele crescenti.

Inoltre, il Jobs Act non dovrebbe essere applicato ai licenziamenti collettivi: in questo caso, dunque, le possibilità di reintegro non sarebbero ridotte a favore dell’indennizzo. “Abbiamo assunto la segnalazione fatta dai sindacati e dalle Commissioni parlamentari, il Consiglio dei ministri prenderà la sua decisione”, spiega il ministro Poletti. Infine, in materia di contratti ci si starebbe orientando per mantenere il contratto di somministrazione e il lavoro a chiamata, abolendo gli altri, in primis i co.co.pro. Lo stesso Poletti, a margine dell’incontro, ha dichiarato: “Pensiamo di fare una operazione che blocca la possibilità di fare nuove collaborazioni a progetto e su quelle che ci sono bisogna cercare di trovare una modalità di gestione della transizione”. L’idea accarezzata sarebbe di estendere agli autonomi “economicamente indipendenti” diritti prima riservati solo ai dipendenti, ossia la maternità, la malattia e la certezza di pagamento. Perché questo avvenga, però, il lavoratore deve guadagnare meno di 1.500 euro netti al mese, percepirne tre quarti dallo stesso datore di lavoro e vantare un contratto superiore a un anno. Il ministro Poletti tuttavia precisa “questi sono gli orientamenti del dicastero”, ammettendo che è possibile che, “siano poi tradotti diversamente visto che non c’è stata ancora discussione in sede di Consiglio dei ministri”.

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Giuliano Poletti © Palazzo Chigi