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Lavoro

Il nostro lavoro? Scomparirà in cinque anni

L’opinione diffusa da oltre un terzo dei lavoratori di tutto il mondo, mentre il 65% è sicuro che dovrà far fronte a una realtà completamente diversa. I risultati dello studio ‘The Way We Work’ commissionato da Unify, che Business People pubblica in anteprima

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Il nostro posto di lavoro? Scomparirà in cinque anni. È questa la convinzione di oltre un terzo (il 35%) dei knowledge workers, ovvero coloro il cui lavoro è più di pensiero che fisico, mentre ben il 65% si aspetta che le sue mansioni non saranno più le stesse. Tutto questo a causa di una sempre più rapida trasformazione degli ambienti di lavoro, dall’economia on-demand e dalla trasformazione digitale globale. Sono alcune delle rivelazioni contenute nello studio The Way We Work commissionato da Unify (ex Siemens Enterprise, una multinazionale specializzata nei software e servizi per la comunicazione e la collaborazione) e condotto su 9 mila lavoratori a livello internazionale con domande relative a inclinazioni e aspettative rispetto alla propria vita professionale attuale e futura. Ecco i risultati, che Business People pubblica in anteprima:

UFFICIO VIRTUALE vs. UFFICIO REALE. Così come le mansioni, anche l’ufficio sta cambiando: il lavoro non è più solo un luogo in cui si va o si vuole andare. In media, i dipendenti intervistati trascorrono un quinto del loro tempo (20%) al di fuori dell’ufficio tradizionalmente inteso e oltre uno su quattro (il 27%) vuole trascorrere dal 26 al 50% del proprio tempo in questo modo (ma solo il 7% abbandonerebbe definitivamente l’ufficio tradizionale).Oltre la metà degli intervistati (52%), inoltre, afferma di far parte di diversi gruppi virtuali (distribuiti in più uffici e sedi) più di quanto mai avvenuto in passato ed è convinta che sia una cosa positiva. Per il 42% dei dipendenti intervistati, i team virtuali possono essere più efficaci dei gruppi attivi nello stesso luogo, mentre circa la metà (49%) riferisce che l’azienda in cui lavorano affida l’operatività alla tecnologia e alla comunicazione piuttosto che agli uffici e alla sede fisica. Inoltre, più di un terzo (36%) sottolinea che pensare in modo creativo è uno dei maggiori vantaggi derivanti dal lavorare con persone al di fuori del tradizionale ufficio. “Crediamo che questi dipendenti vorranno sempre più essere padroni del come, del quando e del dove lavorano”, commenta Riccardo Ardemagni, Ceo Unify Italia. “Sta alle aziende rendere questa tendenza una realtà, facendosi motore di ulteriori cambiamenti”.

DAL POSTO FISSO A LIBERI PROFESSIONISTI. Ci confrontiamo sempre più con un’economia di freelance e on-demand. Un quinto di tutti gli intervistati (21%) lavora attualmente come freelance o a contratto. E più della metà (53%) afferma che, se ricevesse un’offerta, potrebbe considerare il passaggio a un modello di lavoro freelance o on-demand piuttosto che l’impiego tradizionale.

IL BILANCIAMENTO VITA-LAVORO. L’equilibrio tra vita privata e lavoro non sembra più essere un problema per i knowledge workers, con il 95% dei lavoratori intervistati che afferma di avere raggiunto un buon equilibrio in questo senso, mentre oltre il 50% afferma che questo equilibrio tra lavoro e vita privata è andato sempre più migliorando negli ultimi cinque anni. “Il rapporto The Way We Work”, aggiunge Ardemagni dimostra che siamo alla vigilia di alcuni cambiamenti radicali nelle aziende interessate dai nuovi modi di lavorare. Mentre i knowledge workers continuano a plasmare il futuro del proprio lavoro, le aziende devono necessariamente tenere il passo. La tecnologia giocherà un ruolo fondamentale perché permetterà a queste figure professionali di realizzare le proprie aspirazioni, assicurando al contempo che i migliori talenti rimangano comunque legati alle loro organizzazioni”.