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Lavoro

Ibm, i robot “ruberanno” 120 milioni posti di lavoro nei prossimi tre anni

A causa dell’impatto dell’intelligenza artificiale, moltissimi “umani” saranno costretti a riqualificarsi o a cambiare città

Chi guarda con sospetto all’intelligenza artificiale e immagina un futuro apocalittico, con i robot che prendono il posto degli esseri umani, potrebbe essere meno disfattista e pessimista di quanto vogliono farci credere gli strenui difensori della tecnologia. Le macchine, infatti, potrebbero realmente avere un effetto devastante sul mondo del lavoro. A rivelarlo un’indagine pubblicata da Ibm, secondo cui nei prossimi tre anni oltre 120 milioni di lavoratori in tutto il mondo, proprio a causa dell’impatto dell’intelligenza artificiale e dei robot sui posti di lavoro, dovranno necessariamente seguire la via della riqualificazione o del trasferimento se non vorranno perdere il proprio posto. A rischiare di più saranno i cinesi: secondo i calcoli, la Cina dovrà gestire ben 50,3 milioni di lavoratori alle prese con cambi di mansione, ruolo e/o città. In seconda posizione fra i Paesi che rischiano il maggior numero di licenziamenti a causa dei robot, troviamo gli Stati Uniti, con 11,5 milioni di lavoratori in bilico, e in terza il Brasile, con 7,2 milioni di persone che dovranno riqualificarsi. Chiuduno la classifica il Giappone e la Germania, con rispettivamente 4,9 milioni e 2,9 milioni di cittadini che saranno obbligati a spostarsi o a impegnarsi in un nuovo percorso di formazione. “La sfida consisterà nel potenziare i lavoratori per riempire i nuovi posti di lavoro, o con operazioni di formazione o con lo spostamento dei dipendenti” commenta Ibm.