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Lavoro

I robot fanno paura solo a chi non ci lavorerà insieme

Classi basse, pensionati, casalinghe e dipendenti over 55 i più preoccupati dall’automazione del lavoro. Tra i giovani solo uno su 4 teme la concorrenza dell’intelligenza artificiale

Si parla tanto dell’avvento massiccio dei robot nel mondo del lavoro e dell’effetto sull’occupazione “umana”. Tra posizioni più o meno pessimistiche, Demos-Coop ha chiesto agli italiani chi ha davvero paura di essere sostituito da un’intelligenza artificiale e di finire vittima della disoccupazione tecnologica, già prefigurata da Keynes negli anni 30. E che ha fatto spaventare perfino Bill Gates, il quale ha proposta una specie di tassa sui robot per mantenere coloro che rimarranno senza occupazione.

CHI HA PAURA DEI ROBOT?

Metà degli intervistati ritiene che la tecnologia distrugga più posti di lavoro di quanti ne crei. I più impauriti sono i soggetti con una scarsa disponibilità di risorse culturali, di competenze professionali e con una collocazione sociale più marginale. In particolare, quanti ritengono di appartenere ad una classe sociale bassa/medio-bassa fanno registrare una maggiore preoccupazione verso le conseguenze della tecnologia sull’occupazione (56% vs 27% di quanti si sentono di appartenere alla classe alta/ medio-alta). Guardando all’età, fra gli studenti e i giovani tra 15-24 anni questo timore si dimezza rispetto alla media: solo uno su quattro (25-26%) ne è coinvolto. Più preoccupati sono gli operai (55%) e il dato fino a sfiorare i due terzi tra i 55enni, tra i pensionati e le casalinghe. Sicuramente vi sono due ordini di ragione che supportano la valutazione in queste categorie. Dietro l’opinione dei pensionati (e delle casalinghe) si cela una più generale distanza culturale dalla tecnologia dovuta alla minore familiarità con tali strumenti.