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Lavoro

Electrolux chiude una fabbrica in Svizzera: ritorsione per il no ai caccia?

A casa 120 dipendenti. L’azienda lamenta un bilancio in rosso, ma un giornale elvetico collega la decisione al no nel referendum che ha stoppato un investimento da 2,5 miliardi di euro per gli aerei militari di una ditta del gruppo svedese

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I conti sono in ripresa (+42% a livello globale), ma Electrolux decide di chiudere una delle sue fabbriche in Svizzera: 120 dipendenti a casa dalla fine del 2015 a Schwanden, nel Canton Glarona, una zona dove lo stabilimento era un centro nevralgico per l’occupazione locale.

FRANCO FORTE, SOSPETTI DI PIU’. Come si spiega una simile decisione? «Dall’inizio della crisi finanziaria», spiega Peter Barandun, il direttore responsabile elvetico, «quello stabilimento è in rosso, tanto che le sue esportazioni si sono ridotte del 45 per cento. Colpa del franco, troppo forte rispetto ad altre monete».

Non la pensa così il quotidiano Blick che parla apertamente di una ritorsione. Sarebbe tutto legato alla retromarcia del governo svizzero sull’acquisto di uno stormo di 22 caccia militari Gripen a seguito di un referendum popolare. Si è trattato di un buco da 2,5 miliardi di euro per l’aerospaziale Saab, società di proprietà della famiglia Wallenberg così come Ericsson e, appunto, Electrolux.

MADE IN SWITZERLAND. «Assolutamente no, l’esito del referendum non c’entra nulla», la replica di Barandun, «il problema, piuttosto, è dovuto al fatto che, stanti le attuali norme, il 60 per cento delle spese di produzione dobbiamo sostenerle in Svizzera, se vogliamo conservare il marchio Made in Switzerland. Il che considerando gli attuali tassi di cambio del franco, toglie qualsiasi speranza di sopravvivenza a uno stabilimento come quello di Schwanden».

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(da Blick.ch)