Dietrofront di Maurizio Lupi. Il ministro dei Trasporti ha capitolato e nella serata di ieri ha ritirato l’ordinanza di precettazione per i dipendenti delle ferrovie che avrebbero aderito allo sciopero indetto per oggi 12 dicembre.

«Vista la ragionevolezza dimostrata dai sindacati, (Cgil, Uil, Ugl e Orsa da una parte e CAT dall’altra) che hanno ridotto il tempo sia dello sciopero di domani (che finisce alle 16 invece che alle 17, con un grande vantaggio per i pendolari) sia di quello di sabato e domenica (che salva la fascia serale di sabato iniziando alle 24 invece che alle 21), e la rassicurazione di Trenitalia sulla possibilità di ridurre così i disagi per i cittadini, ho deciso di revocare il provvedimento di precettazione», dichiara Lupi.

Gongolano i sindacati: «Avevamo ragione noi. Il governo ha dovuto fare marcia indietro e revocare la precettazione dei ferrovieri: non c’erano le condizioni di legge per inibire il diritto di sciopero».

Dal canto suo, il premier Matteo Renzi commenta: «Il diritto di sciopero è garantito dalla Costituzione e noi lo rispettiamo. Il fatto che io non sia d'accordo sullo sciopero di domani non toglie che la protesta domani si faccia, sia ben organizzata e gestita e, conoscendo le organizzazioni sindacali che lo hanno programmato, nel rispetto delle opinioni diverse, credo che domani filerà tutto liscio».

Lo sciopero, indetto da Cgil, Uil e Ugl, coinvolgerà 54 piazze italiane e a scioperare saranno trasporti, scuole, ferrovie, sanità, al grido di “Così non va!”. Il pomo della discordia: il Jobs Act e la legge di Stabilità. E se dalla manifestazione si è tirata fuori la Cisl, la protesta ha ottenuto invece il sostegno dell’associazione Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali e transessuali).

Previsto anche un flash mob in Sicilia: qui giovani studenti sfileranno con ombrelli bucati svendolando lo slogan: “Il Jobs Act fa acqua da tutte le parti”.