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Lavoro

Per crescere serve massima flessibilità

L’opinione di William Griffini, ceo di Carter & Benson Executive Search: “Un manager con un background internazionale non è per forza migliore, ma certo ha un profilo più ricco”

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A che caratteristiche si deve guardare per puntare a un rilancio economico? Penso che, tendenzialmente, una delle condizioni della ripresa prenda le mosse da una flessibilità generale: adattarsi, fare ciò che è richiesto, e farlo bene, non creare eccessivi rischi di costo e di polemica. Questo dipende dalle persone. Se invece si parla più in generale di mercati, tecnologia, innovazione e servizi sono gli elementi che contraddistinguono le imprese.

Riscontra criticità nella scelta del management? L’aspetto difficile del momento è che le aziende vorrebbero Superman, e non pagarlo! Il profilo tipo più richiesto? Trentenne, con spirito imprenditoriale e visione strategica, ma nello stesso tempo umile, molto preparato, estremamente formato, disponibile a investire… Ultimamente le imprese pongono condizioni un po’ eccessive.

E ci sono delle aree di esperienza maggiormente richieste? General management, finance, ce (customer engagement) marketing, e recentemente il digital. Quest’area è esplosa negli ultimi anni ed è quella che è cresciuta maggiormente, da quadri da 45-50 mila euro a dirigenti da 400 mila euro l’anno, incidendo per il 25% sul nostro fatturato dell’ultimo anno. Sempre più si sono compresi i vantaggi competitivi, di orientamento al cliente, la logica di servizio, il minor costo e la maggiore velocità d’azione. Altro ambito molto richiesto è il workout, la ristrutturazione: oggi la componente del rischio si è spostata sulle modalità di rientro.

Quanta importanza hanno fattori quali l’età o la notorietà di un manager? Ci sono troppe tecnologie a disposizione per pensare che ci limitiamo solo a questo. A tutti gli effetti, se un manager ha conseguito dei risultati, ciò viene valutato e risulta un valore. Ma sono importanti la capacità di gestione delle relazioni e le proprie competenze.

Si stanno profilando ruoli e aree per cui sono richieste di più le donne? Tendenzialmente i settori più femminili sono i servizi e le aree umanistiche o artistiche (marketing, design, risorse umane), in cui la donna è naturalmente più brava per creatività, empatia, sensibilità. A parità di intelligenza, la diversity va valorizzata. Non dobbiamo rendere le une come gli altri, perderebbero quel valore che invece hanno e che le aziende richiedono espressamente.

Quanto conta il background internazionale? Conta, sia per un fatto di cultura sia di lingua. Non vuol dire che chi lavora fuori è migliore, ma sicuramente ha arricchito il suo profilo.

Esistono ancora i super-stipendi? Sì, anche se fortunatamente sono sempre meno, perché sono poco difendibili in base a logiche di saving.

Le nostre Pmi hanno intrapreso finalmente la strada della managerializzazione? Purtroppo tendono ancora a essere arroccate su una struttura padronale. Un grande limite per la crescita, ma ci vuole tempo perché sia superato. Tuttavia è altrettanto vero che una figura del genere ha un “cuore industriale” che una merchant bank o un fondo che subentrano nella proprietà non mostreranno mai. Ben venga, allora, che in questo momento storico ci sia al vertice qualcuno che difende l’impresa, che non voglia far chiudere l’azienda o venderla, piuttosto che avere come unico obiettivo l’ebitda.

ARTICOLO PRINCIPALE – A ogni stagione il suo manager

Credits Images:

William Griffini