
Troppa burocrazia sulla strada della bandaultralarga. Così la Corte dei Conti bacchetta il governo nella sua delibera Il finanziamento degli interventi infrastrutturali per la banda larga. I giudici contabili hanno messo sotto la lente d'ingrandimento il lavoro del ministero dello Sviluppo economico, e della sua controllata di scopo Infratel, a proposito del programma di investimenti pubblici per la realizzazione delle infrastrutture per le comunicazioni a banda larga nelle zone a fallimento di mercato.
«L’intervento pubblico ha contribuito alla notevole riduzione, nel nostro Paese, del digital divide riferito all’uso della banda larga», dice la Corte dei Conti sottolineando la riduzione del problema dal 15% all'1,03%. Ma non basta: il divario «permane invece elevato per quanto attiene alla rete della banda ultralarga». I ritardi? Sono dovuti alla «abnorme durata dei procedimenti di rilascio dei permessi degli enti proprietari (Comuni, province, Anas e Rete ferroviaria italiana) delle aree attraversate dalle nuove infrastrutture».
Tempi rapidi, costi ridotti e il rispetto dell'obbligo di reinvestire i ricavi di Infratel mediante la concessione in uso ad operatori privati delle infrastrutture realizzate con i fondi statali: ecco quello che chiede la Corte dei Conti. E tutti gli italiani.