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Rai, tutti contro le nuove regole sui talk

Sergio Zavoli, Presidente della Vigilanza Rai, frena sull’atto di indirizzo al pluralismo firmato dal senatore del Pdl: la soluzione è men che limpida e responsabile. Per il Pd l’atto irricevibile e inaccettabile. Contro anche i conduttori tv

«Non mi sento di avvallare una soluzione men che limpida e responsabile». Sergio Zavoli, Presidente della commissione per la Vigilanza Rai respinge al mittente il documento del parlamentare Pdl Alessio Butti. Richiesto anche un «supplemento di dibattito».

I punti dell’Atto di indirizzo sotto accusaTanti i punti che, inseriti all’interno dell’Atto di indirizzamento sul pluralismo, non convincono. Prima di tutto il criterio della ‘non-ridonanza’. Quello secondo il quale sarebbe «opportuno che i temi prevalenti di attualità o di politica trattati da un programma non costituiscano oggetto di approfondimento di altri programmi, anche di altre reti, almeno nell’arco di otto giorni successivi alla loro messa in onda». E poi la ‘doppia opinione’ nei programmi di approfondimento come in quelli di satira «l’intervento di un opinionista a sostegno di una tesi va calibrato con uno spazio adeguato anche alla rappresentazione di altre sensibilità culturali. Ciò è ancora più necessario per quei programmi, apparentemente di satira o di varietà, che diventano poi occasione per dibattere temi di attualità politica». Ma anche la possibilità di creare dei format che prevedano «la presenza in studio di due conduttori di diversa estrazione culturale» e il divieto di condurre «a chi abbia interrotto la professione giornalistica per assumere ruoli politici».

Le reazioniA esprimersi contro l’atto di indirizzo non solo Zavoli, la polemica è durissima su diversi fronti. Per Bersani, segretario del Pd, «se i contenuti fossero confermati, in realtà ci troveremmo di fronte a una direttiva sul bavaglio. Per il Pd questo sarebbe inaccettabile. Chiedo alla presidenza della Vigilanza della Rai di respingere pressioni che si sono fatte clamorose». Voci contrarie anche tra i conduttori, della Rai, ma non solo. Per Milena Gabanelli «questa è una norma che tende a intimidire il conduttore della censura preventiva». Secondo Gab Lerner «Butti è un signore che siede da molti anni in commissione di Vigilanza Rai col solo scopo di censurare. Per lui ciò che è ridondante coincide con ciò che è inviso al regime. Non c’è nulla di similie in alcun paese democratico» Anche per Alessio Vinci è «incredibile legare un talk a una regola precostituita».

La risposta del PdlSi difende dalle critiche Butti «non vogliamo sopprimere nessuna voce, vorremmo che si parlasse un’altra lingua, che non fosse solo quella del centrosinistra. Perciò è opportuno aumentare gli spazi informativi e di approfondimento che si ispirino a quella vasta area culturale del Paese che non si riconosce in Floris, Santoro, Gabanelli, Fazio & Co.». Per Maurizio Gasparri «se c’è buona volontà si discute. Ma regole per un reale rispetto del pluralismo e della libertà di informazione sono auspicabili. E auspicabile è il confronto, ma i veti non sono accettabili».

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Milena Gabanelli