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Nuove regole per gli stipendi Rai

Sì al tetto dei 240 mila euro con l’eccezione di alcune figure ai vertici del gruppo

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Il consiglio di amministrazione Rai ha approvato all’unanimità il codice di autoregolamentazione delle retribuzioni, stabilendo un tetto di 240 mila euro per i dipendenti, ma prevedendo al tempo stesso «un ridotto e disciplinato numero di eccezioni legate ad alcune figure apicali operative». Una misura necessaria, si legge nella nota del gruppo, per potersi assicurare «figure professionali in grado di guidare un’azienda estremamente complessa, che deve agire a pieno titolo sul mercato finanziario»: in questo caso, è prevista l’aggiunta di una «ridotta parte variabile» alla retribuzione fissa. La percentuale variabile sarà definita e collegata alla performance. Le figure coinvolte sarebbero dieci (tra queste, il direttore finanziario, l’a.d. di Rai Pubblicità, il direttore delle tecnologie, il direttore del coordinamento editoriale, il direttore delle risorse umane), che avrebbero quindi una indennità di funzione di 50 mila di euro. «Si tratta, in sostanza, di rispettare l’indicazione del tetto garantendo però a Rai la possibilità di continuare a motivare, attrarre o trattenere i dipendenti con competenze altamente qualificate valorizzandone il merito».

Nel corso della stessa seduta il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto ha inoltre comunicato le attività in corso per recepire quanto deliberato da Anac, a partire dal recepimento della delibera del 26 maggio che disciplinava le fattispecie dell’utilizzo dello strumento del job posting. Attualmente è in corso un’interlocuzione con il ministero dell’Economia ed è oggetto di analisi legale la posizione più complessa indicata da Anac (si tratta di quella di Genseric Cantournet, capo della sicurezza) sulla quale il direttore riferirà al Consiglio in tempi brevi.

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Antonio Campo Dall’Orto © Getty Images