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La nuvola del momento

Si continua a parlare di una tecnologia che pochi usano e tanti ignorano, ma che per qualcuno è senza dubbio il futuro del data storage, e quindi delle vite professionali – e non soltanto – di molti utenti. Oltre che una carta vincente per risollevare le sorti del Paese. Luci e ombre per il cloud computing in Italia

Device hi tech sempre più piccoli e con funzioni sempre più evolute spopolano nella nostra vita quotidiana, lavorativa e non. Quando possiamo utilizziamo l’iPad al posto del computer portatile, il cellulare come calcolatrice, lo smartphone al posto del cronometro o della console portatile; e questi sono solo alcuni esempi di un fenomeno in crescita. Allo stesso tempo ci rendiamo conto che salvando i dati, sempre più numerosi, sempre più complessi, di dimensioni sempre maggiori sul singolo dispositivo, la capienza – in termini di Gigabyte – di questi apparecchi per uso nomadico non è mai quella desiderata. La soluzione a questa esigenza tutta nuova è il Cloud, una parola che da qualche tempo riempie la bocca di tutti o quasi gli addetti ai sistemi informatici aziendali. Non è altro che una tecnologia che memorizza su Internet (e non in locale, ovvero su disco fisso) i dati dell’utente e in buona parte anche le applicazioni.

IMMATERIALE COME IL WEB

Cloud non vuol dire altro che nuvola. Una metafora che indica all’immaterialità dei dati salvati su Internet e il fatto d’essere “qualcosa d’altro” rispetto al nostro Pc (sulle nuvole appunto). In realtà, dietro un termine tanto semplice, è nascosta una tecnologia con una definizione ampia e soluzioni molto diverse. Infatti, il Cloud comprende sistemi per l’utente privato che consentono la gestione dei file in maniera sincronizzata su smartphone, Pc e tablet; oppure offerte aziendali nate non solo per condividere informazioni, ma anche per facilitare l’interazione e il lavoro di gruppo.

LA VIA D’USCITA?

Il Cloud computing ha assunto dalla sua nascita il ruolo di “tecnologia del futuro”: è ritenuto – forse con un’overdose di fiducia o per mancanza d’alternative – una sorta di leva per l’innovazione che permetterebbe l’uscita dall’attuale scenario economico italiano. In un momento critico per il Paese, con la necessità impellente di far ripartire la competitività, l’Italia digitale è immobile; siamo il 46° Paese al mondo in termini di spesa Ict sul Pil, il 58° per percentuale di utenti connessi e il 22° per velocità delle connessioni. Fuor di metafora, la situazione attuale è un mezzo disastro, considerato il ruolo che ricopriamo tra le potenze industriali.Come abbiamo accennato, molti esperti di tecnologia e finanza vedono proprio nel Cloud computing un modello in grado d’offrire al Paese le condizioni per ripartire. Una carta importante da giocare sul piatto della ripresa, soprattutto per il tessuto di piccole e medie imprese di cui è fatta la nostra penisola.Secondo i dati presentati a fine giugno 2012 dall’Osservatorio Cloud & Ict as a Service, la spesa complessiva per il Cloud in Italia prevista per il 2012 è di 443 milioni di euro, pari al 2,5% della spesa It complessiva nazionale, con un mercato sostenuto per oltre il 95% dalle grandi imprese (più di 250 addetti). Il tasso di crescita è invece di circa il 25% anno su anno, in netta controtendenza rispetto alla spesa It complessiva, che è in contrazione (-4,1% nel 2011 secondo i dati Assinform). Luci e ombre quindi per Cloud in Italia, una metafora quasi perfetta quando si parla di “nuvole”; ma la realtà è ben più amara degli accostamenti poetici. Solo il tasso di crescita del mercato e la diffusione di sperimentazioni nelle medie e grandi imprese possono essere considerati segnali positivi. Al contrario la dimensione complessiva del mercato è ancora poco significativa e troppo limitata per poter giocare un ruolo rilevante nell’invertire la perdita di competitività ormai ristagnante. Il ritardo può essere spiegato, oltre che dalla tradizionale scarsa propensione all’innovazione tecnologica in Italia, anche da una serie di problemi legati alla carenza d’infrastrutture di connettività e un quadro normativo europeo ancora molto eterogeneo e con regole (per esempio in materia di privacy) complesse e rigide. Vediamo un po’, dal punto di vista pratico, in che direzione soffia il vento.

PER COMINCIARE…

L’Office di Microsoft è uno dei software più importanti per la produttività in ambito aziendale. Non poteva mancare quindi una versione del famoso pacchetto della casa di Redmond basato su tecnologia Cloud. Office 365 riunisce Microsoft Office, Microsoft SharePoint Online, Microsoft Exchange Online e Microsoft Lync Online in un unico servizio Cloud sempre aggiornato, disponibile mediante una sottoscrizione mensile (a partire da 5,25 euro/mese per ogni utente, tasse escluse). Il servizio è disponibile da circa un anno e al momento vanta più di 100 mila utenti registrati in Italia. Ibm invece propone Ready Pack for Cloud. Una soluzione che si basa su un’infrastruttura virtuale, certificata dal laboratorio Ibm di Montpellier e validata da VMware e NetApp, in grado di supportare da 48 a 100 macchine virtuali. Il software StarterKit for Cloud, incluso nella soluzione, consente agli utenti di richiedere e disporre rapidamente di quello che serve tramite un’interfaccia Web, una sorta di portale self service che permette agli utenti in maniera autonoma di ridurre i tempi d’implementazione e d’utilizzo. Questa proposta offre metodi di controllo e gestione a chi si occupa della parte It in azienda e anche strumenti di controllo del flusso di lavoro; i tempi per l’installazione del servizio ammontano a qualche ora.

CHIAVETTA USB, ADDIO

Come abbiamo detto il concetto di Cloud è molto ampio. Per esempio, una delle applicazioni per semplificare la vita quotidiana riguarda l’abbandono della chiavetta Usb che utilizzate sempre sul lavoro per trasportare i file dal vostro terminale a quello dei colleghi oppure dal Pc di casa a quello del lavoro. D’ora in avanti potete usare Dropbox. Con questa soluzione Cloud dedicata al singolo utente, una volta creato il vostro account (gratuito per un utilizzo fino a 2 Gb, e in seguito disponibile a un costo a partire da 9,99 euro) e scaricata la relativa applicazione, potrete salvare i dati nella cartella Dropbox sulla Rete. Questi saranno sempre sincronizzati in locale e sul Web per l’accesso sicuro da tutte le periferiche desiderate (a patto naturalmente d’aver installato l’app o il software dedicato). Un piccolo esempio pratico può servire a capire meglio le potenzialità di questo servizio: diciamo che avete appena salvato sul vostro spazio Dropbox dal Pc la presentazione Power Point da mostrare ai colleghi. Senza spostare nessun disco o chiavetta Usb, all’ora prevista andate in sala riunioni, collegate lo smartphone al proiettore, fate partire l’app di Dropbox e cominciare a mostrare le vostre slide ai colleghi caricate direttamente on line. Apple, d’altra parte, mette a disposizione dei suoi clienti il servizio iCloud, che offre funzioni simili. iCloud è in grado d’archiviare in automatico e wireless i dati dell’utente per poi trasferirli su tutti i suoi dispositivi (iPhone, iPad, iPod touch, Mac e Pc). Il sistema Apple offre 5 Gb di spazio, gratuitamente. Musica, app e libri in formato digitale non vengono conteggiati in questo contenitore che include invece e-mail, documenti ed immagini del Rullino foto, oltre alle informazioni account e le impostazioni e i dati delle altre app.

BUSINESS FA RIMA CON WIRELESS

Per implementare la tecnologia Cloud in ambito business, è possibile utilizzare un singolo servizio con relative licenze oppure affidarsi a un esperto in grado di gestire questo tipo d’architettura hi tech. Sono già disponibili in versione specifiche per “la nuvola” alcuni dei più diffusi programmi aziendali. Per esempio i Crm per la gestione delle relazioni con i clienti o i client per la posta elettronica. Prima di fare alcuni esempi è bene però analizzare qualche dato che può aiutarci a capire meglio la diffusione attuale del Cloud in Italia.Secondo i dati della ricerca dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service, nelle piccole e medie aziende il 22% dichiara di avere avviato progetti Cloud, il 2% intende introdurli e il 76% non fa utilizzo di tali tecnologie. Tra quelle che non hanno avviato progetti Cloud, solo il 6% dichiara un interesse, contro il 60% che non ne dimostra e il 10% che dice di non conoscere queste tecnologie. Secondo Alessio Lo Turco, manager di Quest Software, «Il passaggio a una infrastruttura Cloud-based è un’attività che ha in sé numerose sfide: garantire prestazioni adeguate, massima flessibilità, controllare efficacemente i sistemi e le risorse disponibili, oltre a ridurre sensibilmente i costi. La migrazione d’infrastrutture di directory e posta elettronica verso un’architettura Cloud-based non comporta solitamente interventi strutturali di rilievo, a patto di avvalersi degli adeguati strumenti di supporto».

VANTAGGI E CRITICITÀ

Il Cloud computing in ambito aziendale non è una panacea in grado di risolvere tutti i problemi, ma pur con alcune avvertenze (per esempio sulla sicurezza dei dati), offre numerosi vantaggi, ed è a questi che deve la sua recente popolarità tra i manager. Innanzitutto l’utilizzo di questa tecnologia permette una forte riduzione dei costi. La versione Cloud dei software è sempre più economica rispetto a quella da installare sul computer – in alcuni casi addirittura gratuita – e in secondo luogo consente l’utilizzo di hardware più snelli e ridotti al minimo. Inoltre offre la possibilità di avere servizi sempre aggiornati, una maggiore versatilità nella gestione (in base all’esigenze e al numero dei lavoratori) e un controllo dei costi in tempo reale.Le criticità invece riguardano la difficoltà d’integrazione di questa tecnologia con i sistemi già utilizzati in azienda, un parco offerte non sempre adatto all’esigenze specifiche delle aziende di piccole dimensioni e al livello non adeguato dei servizi del fornitore.Riguardo alla riservatezza dei dati spediti sulla “nuvola”, anche Marco D’Elia, country manager Italia di Sophos, ha delle raccomandazioni da esprimere. «Caricare dati “in the Cloud” comporta una serie di rischi legati a sicurezza, compliance e privacy. Le aziende che adoperano i servizi Cloud devono porsi domande relative a dove vengano collocati i dati, chi vi possa accedere e dove siano archiviati sui server condivisi, mentre i vendor di servizi Cloud devono fornire informazioni chiare sulle misure di sicurezza e back-up adottate». Secondo una recente ricerca della stessa azienda, il 64% degli intervistati ha dichiarato di ritenere che il Cloud storage sia rischioso, contro il 45% che pensa di continuare a farne uso.

SULLE NUVOLE CI VANNO TUTTI: IL PORTATILE…

Un ottimo esempio di Cloud computing è Google Office, il servizio del motore di ricerca di Mountain View che permette di caricare sulla Rete – in uno spazio sicuro – file di testo, fogli excel e altri formati del pacchetto Office, per accedervi successivamente e modificarli da qualsiasi Pc o device come smartphone e tablet. Google però qualche mese fa ha fatto un passo oltre e ha realizzato in partnership con Samsung quello che potremmo definire il “Cloud notebook”, ovvero un computer portatile con un sistema operativo basato interamente sul Web, Google Chrome OS. Questa caratteristica ha consentito ai progettisti un notevole risparmio di peso per questo dispositivo, un avvio più veloce del sistema operativo e una maggiore autonomia. Il Chromebook appartiene alla serie 5 di Samsung ed è attualmente disponibile per l’acquisto via Internet; è mosso da un processore Intel N570 Dual Core a 1.66 Ghz con 2 Gb di memoria Ram Ddr3. Il display utilizzato è da 12,1 pollici antiriflesso, il portatile pesa poco meno di un chilo e mezzo e ha una durata dichiarata della batteria superiore alle otto ore. Il prezzo per la versione 3G al momento del lancio era di circa 500 euro, ora è possibile trovarlo on line anche a meno.

…E PERSINO L’AUTO!

Quasi un secolo fa il buon vecchio Henry Ford pronunciò la famosa frase «C’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti». Da sempre la casa americana, fedele al pensiero del suo fondatore, è stata una delle più attive nel settore ricerca e innovazione. Al cuore della tecnologia Sync – che debutterà in Italia con l’arrivo della Ford B-Max in autunno – troviamo proprio il Cloud computing. Il sistema a bordo delle vetture Ford utilizza Internet attraverso una connessione Wi-fi per accedere ad alcune risorse e dati dell’utente al fine di personalizzare e migliorare l’esperienza a bordo del veicolo e l’interazione tra questo e chi si trova al volante. La creazione di un profilo contenente abitudini e stili di guida dell’utente e l’accesso a queste informazioni tramite la connettività Cloud sono le applicazioni di questa tecnologia “in salsa Ford”. Grazie alle informazioni memorizzate l’utente può portarsi anche in auto il proprio “digital lifestyle”, fatto per esempio di identità sui social network o liste di brani musicali. Lo scopo non è solo l’intrattenimento però: l’auto riconosce chi è al volante e adatta automaticamente la dinamica di guida, la risposta dello sterzo e le regolazioni del motore. La vettura potrà anche integrare i dati con altre informazioni esterne aggiornate in tempo reale – il traffico o le condizioni meteo tra gli altri – e fornire suggerimenti in relazione alle nuove variabili.