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La De Tomaso ai cinesi per 10mila euro. A rischio 900 posti di lavoro

Il marchio acquistato dalla Ideal Team Venture per un milione e 50mila euro; la cordata italiana Eos si ferma a un milione e 40mila. Nessuna garanzia per stabilimenti e lavoratori

Tre anni fa il passaggio di proprietà alla Car Luxury Investment, società italiana del gruppo cinese Hotyork Investment Group, con assoluta garanzia di mantenimento per stabilimenti e posti di lavoro. Oggi De Tomaso ri-diventa cinese, e per una cifra decisamente non iperbolica: con appena 1 milione e 50 mila euro la società Ideal Team Venture Limited, sede legale nelle Isole Vergini e sede operativa a Hong Kong, si è aggiudicata all’asta il noto marchio italiano dell’auto, superando la cordata nostrana Eos che si era fermata a 1 milione e 40 mila euro. Appena 10mila euro di differenza.

DELUSIONE E PREOCCUPAZIONE. Tanta la delusione tra i lavoratori presenti all’asta. «È una sconfitta per il sistema torinese e piemontese, perdiamo un marchio importante» ha commentato il segretario generale della Fiom Piemonte, Vittorio De Martino, secondo cui «la responsabilità ricade tutta sul sistema delle imprese e sulle istituzioni, Regione Piemonte e Governo nazionale, che non hanno tutelato gli interessi dei lavoratori». La preoccupazione è tanta, perché l’esito dell’asta lascia senza garanzie e prospettive i 900 lavoratori sparsi tra Grugliasco (la stragrande maggioranza) e Livorno. «Con la vendita di oggi si conclude una vicenda cominciata male e finita peggio di cui gli unici a pagare il prezzo sono i lavoratori che vedono sfumare la possibilità di tornare a produrre auto nel torinese» ha affermato Giuseppe Anfuso della Uilm Torino, aggiungendo, non a torto, che «ancora una volta l’imprenditoria italiana si è fatta scappare una grande opportunità».

LA REAZIONE DELLA POLITICA. Anche la politica non plaude all’acquisizione. La vendita di De Tomaso ai cinesi «non è una buona notizia» ha infatti commentato il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino. «Di fatto questo lascia senza risposte il problema dei lavoratori e del futuro produttivo dell’azienda. Bisogna capire bene chi siano i nuovi compratori, poi proveremo a capire se si può trovare una strada che garantisca possibilità di lavoro a quanti dei 900 lavoratori non riescono ad accedere agli ammortizzatori sociali. Vogliamo evitare – rimarca il presidente della Regione – di lasciare le famiglie al lastrico, per noi è un serio e importante problema». Quel che lascia l’amaro in bocca è la differenza tra primo e secondo classificato: 10mila euro non valgono la perdita di un importante pezzo della storia imprenditoriale italiana, con tutte le problematiche sociali e di welfare che ne conseguono.