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Regole poco chiare in Italia: così le multinazionali lasciano il Paese

Possibile il disimpegno di Uber, che punta a trasferire parte delle funzioni aziendali a Madrid, mentre altre società hi tech hanno già fatto dietrofront

Confusione eccessiva, mancanza di regole, politici poco incisivi: sono alcune delle principali criticità dell’Italia, che rendono il nostro Paese poco appetibile per le multinazionali e le imprese estere. Il risultato? Molte società hanno deciso di abbandonare la nostra Penisola e traslocare altrove. L’ultima ad aver annunciato, sebbene solo ufficiosamente, l’intenzione di cambiare rotta è Uber, già alle prese con molti problemi negli ultimi mesi. Sembra, infatti, che gran parte delle funzioni aziendali sarà trasferita a Madrid, anche se l’ufficio milanese continuerà a essere aperto e operativo. In che misura? Dipenderà dal governo. Al momento, infatti, le attività della società non sono ben inquadrate a livello legislativo. Si spera, dunque, che i nuovi amministratori saranno capaci di prendere una decisione in questo senso. Non è un caso che Uber sia alla ricerca di un public policy manager, ossia una figura che tenga i rapporti con la politica.

Uber non è certo l’unica società che sta meditando di lasciare l’Italia. Heetch, addirittura, l’ha già fatto. La multinazionale francese, che per un anno e mezzo è riuscita a funzionare prevalentemente a Milano offrendo un servizio molto simile a quello di Uber Pop, ha annunciato la cessazione delle attività. In assenza di una normativa chiara, con il rischio dei sequestri dei veicoli e con l’incertezza che arriva dal governo, i francesi hanno deciso di battere in ritirata. Ha detto addio al nostro Paese anche GoBee, società di Hong Kong che offriva un servizio di bike sharing Firenze, Torino e Roma.

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Photo by Drew Beamer on Unsplash