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Visco: «Economia illegale al 10%»

La valutazione di Bankitalia sugli anni 2005-2008 basati sulla moneta in circolazione smentiscono le valutazioni sul nuovo calcolo del pil

L’economia illegale valeva il 10% del pil tra il 2005 e il 2008. A dirlo è il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, alla commissione Antimafia.

Il calcolo si basa su uno studio della Banca d’Italia del 2012 effettuato sulla quantità di moneta circolante: una stima molto difficile, ma che sembra smentire i calcoli effettuati al momento della ridefinizione del pil secondo le regole Sec 2010 che comprendono anche le attività fuorilegge.

Tra le principali stime del fenomeno oggi disponibili, ha spiegato Visco, vi sono, «quelle rilasciate a settembre dall’Istat sull’economia illegale, intesa come commercio di sostanze stupefacenti, attività di prostituzione e contrabbando di alcool e tabacchi lavorati: nel 2011 il suo peso sarebbe stato complessivamente pari allo 0,9% del pil, valore simile a quello della Spagna e lievemente superiore a quello del Regno Unito (0,7 per cento); quelle realizzate da Transcrime nell’ambito di un progetto internazionale finanziato dalla Commissione Europea (che prende in considerazione i proventi dei mercati della droga, del traffico in armi, del traffico in prodotti del tabacco, della contraffazione, del gioco, delle frodi fiscali), e che valutano tali mercati in circa 110 miliardi di euro in Europa, di cui poco meno di 16 in Italia (1 per cento del pil, percentuale simile a quella di Spagna e Irlanda ma inferiore alla Grecia e ad alcuni paesi dell’Europa orientale)».

«Quelle che si basano sulla quantità di moneta in circolazione», invece secondo il governatore, «suggeriscono che l’economia illegale in Italia nel quadriennio 2005-2008 potrebbe aver pesato per oltre il 10 per cento del pil».

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