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Risparmio, con la crisi si «investe» nel materasso: 32 miliardi in banca

Unimpresa rivela: per la paura non si spende più, crescono le riserve degli italiani. Crescono contanti, depositi su conto corrente e vincoli a breve scadenza

La risposta alla crisi per gli italiani? Il materasso. I nostri connazionali non spendono più, ma si scopre che se i soldi non ci sono più è perché sono stati messi prudentemente da parte.

A luglio – rivela il centro studi Unimpresa – le riserve finanziarie di famiglie e imprese hanno toccato quota 1.039,27 miliardi: +32 miliardi in un anno con un innalzamento del 9,26%. Gli italiani non spendono più e lasciano in banca una trentina di miliardi di euro in più in un solo anno.

PERDONO FONDI E ASSICURAZIONI. Calcolando anche fondi, assicurazioni e onlus l’aumento è di 21,1 miliardi (+1,50%). Guardando infatti ai singoli comparti, crescono i depositi delle aziende (+13 miliardi, il 7,07%) e delle imprese familiari (+1,40%). saliti da 45,5 miliardi a 44,18 miliardi (+1,49% con 678 milioni di incremento) Salgono anche i conti delle onlus (+4,5%), scendono fondi e assicurazioni (-299 milioni). Le famiglie, infine, fanno segnale un innalzamento del 2,19% (18,57 miliardi): 867,9 miliardi il totale al momento. Complessivamente, dunque, i depositi sono passati da 1.131,5 miliardi a 1.164,9 miliardi in aumento di 33,40 miliardi (+2,95%).

SOLDI NASCOSTI. Ma dove va a finire questa montagna di denaro circolante? Soprattutto nei conti correnti (+43 miliardi, il 5,5%) o resta in contante (+6,6 miliardi, cioè il 4,2%). In salita i deposito vincolati a breve scadenza (+1,5 miliardi), in discesa quelli rimborsabili con preavviso (-665 milioni).

«E’ evidente che gli italiani, in particolare le famiglie, subiscono pesantemente i contraccolpi della crisi e la stanno pagando soprattutto in termini di crollo della fiducia. Ed è proprio la paura di nuovi scossoni e l’incertezza sul futuro a frenare la spesa e quindi i consumi», il commento del presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, «ma le famiglie e le imprese temono pure altre stangate fiscali. Ancora non è chiaro come sarà messa a punto la legge di stabilità dal governo di Matteo Renzi; ogni tanto si parla di patrimoniale e certe voci frenano inevitabilmente i consumi. Serve un segnale forte e magari questo segnale deve arrivare proprio dal calo della pressione fiscale. Come abbiamo già osservato, il giro di vite fiscale degli ultimi anni ha ridotto i consumi provocando inevitabilmente un calo del gettito e la riduzione delle entrate potrebbe aumentare ancora. Allo Stato non conviene alzare troppo l’asticella del fisco».

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