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Prostituzione e spaccio di droga: come cambia il pil

In arrivo il nuovo calcolo comprensivo delle attività illegali: il governo attende i nuovi dati e rimanda la discussione sul Def

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Una bocca d’ossigeno per i conti pubblici italiani. E pazienza se arriverà da prostitute spacciatori e contrabbandieri di alcool e sigarette.

Lo ha deciso il governo rimandando l’aggiornamento del Documento di economia e finanza alla prima settimana di ottobre. Una mossa che permette di riequilibrare i conti in base alle nuove normative sulla misurazione del pil.

Secondo il nuovo sistema europeo (Sec 2010), nel calcolo del prodotto interno lordo andranno inserite anche le attività illegali. Tra le novità anche la rivalutazione di alcune spese come quelle per gli armamenti e la ricerca e sviluppo: non saranno più costi bensì investimenti.

L’Istat attende benefici «significativi» sul pil significativi se è vero che nel 2012 Bankitalia calcolava nel 10,9% l’incidenza del sommerso criminale. La Commissione europea ha stimato però per l’Italia un aumento del 1,2% e del 2,4% per l’intero sistema europeo.

L’effetto più atteso è quello sul rapporto deficit/pil che sfiora a oggi il fatidico tetto del 3% e quello debito/pil che ha ormai sfondato quota 134%.

Non dovrebbe bastare in ogni caso questo provvedimento a evitare la revisione della legge di Stabilità: servono 20 miliardi per rendere stabile il bonus da 80 euro, il taglio dell’Irap e rifinanziare gli ammortizzatori sociali. Ed è difficile pensare che basti la spending review, nonostante le previsioni del commissario Carlo Cottarelli parlino di un risparmio atteso di 16-17 miliardi.

Per questo motivo, il governo starebbe valutando altri provvedimenti come il prelievo sulle pensioni d’oro o la proroga dell’aumento dello stipendio dei lavoratori pubblici.

Intanto, lo SbloccaItalia è atteso in Consiglio dei ministri il 29 agosto, proprio nel giorno in cui l’Istat confermerà i dati sul pil del secondo trimestre 2014: se sarà confermata la previsione del -0,2%, il nostro Paese tornerà tecnicamente in recessione.

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