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Occasione in bilico

A luglio l’Italia assumerà la presidenza del consiglio dell’Unione Europea. Un’opportunità per mettere all’ordine del giorno temi chiave per il nostro paese, anche se gli esperti annunciano: non sarà facile farsi valere

«Punteremo su lavoro e crescita». È lo slogan che l’ormai ex presidente del Consiglio italiano, Enrico Letta, ha ripetuto negli ultimi mesi come un mantra, ogni volta che ha parlato di quello che sarebbe stato il banco di prova più importante per il suo governo, almeno sul fronte internazionale, ora ereditato dal nuovo esecutivo di Matteo Renzi. Si tratta della presidenza di turno dell’Unione Europea che, dal primo luglio, spetterà per un semestre al nostro Paese. Il premier italiano o i suoi ministri voleranno più volte a Bruxelles per presiedere il maggiore organo decisionale del Vecchio Continente, cioè il Consiglio di presidenza dell’Ue, che avrà il compito di affrontare molte questioni spinose.

UN CAMPO MINATO

Politiche fiscali, del lavoro, sull’immigrazione e per la crescita economica. Sono questi alcuni dei temi che l’Esecutivo di Roma dovrà trattare durante il semestre di presidenza Ue, dettando l’agenda di ogni incontro e di ogni riunione. In vista di questo appuntamento, l’ex presidenza del Consiglio aveva preparato una relazione in cui illustrava i propri obiettivi programmatici, che rappresentano una piattaforma di possibili riforme da discutere con i partner comunitari. Purtroppo, ora Matteo Renzi assumerà la leadership europea dopo aver attraversato un vero e proprio campo minato. Sul fronte della politica interna, infatti, il nuovo esecutivo deve affrontare ancora il problema di una scarsa crescita economica che nel nostro Paese quest’anno potrebbe rimanere ancorata al di sotto dell’1%. All’estero, invece, molti grattacapi potrebbero arrivare dall’esito delle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, che rischiano di portare all’affermazione nel Continente di movimenti populisti o euroscettici.

PER SAPERNE DI PIÙ

COS’È Il Consiglio dell’Ue è il principale organo decisionale dell’Unione europea ed è composto dai governi nazionali degli Stati. Alle riunioni partecipano i ministri competenti per i singoli argomenti discussi. Se il Consiglio deve trattare di problemi agricoli, per esempio, alle riunioni partecipa il ministro dell’Agricoltura. Il Consiglio di presidenza Ue non va confuso con il Consiglio europeo che si riunisce quattro volte l’anno ed è un vertice tra i capi di Stato dell’Unione, che decidono ogni volta gli orientamenti e le priorità dell’Ue. Il Consiglio europeo ha un presidente permanente: Herman Van Rompuy, che terminerà il mandato a ottobre.

LA PRESIDENZA Spetta a rotazione a ciascuno Stato membro ogni sei mesi. Il capo del Governo di ogni Paese (e i suoi ministri) si fanno carico dell’agenda del Consiglio e presiedono tutte le riunioni per un semestre, promuovendo le decisioni e contrattando gli accordi tra gli Stati membri dell’Ue.

A CHI SPETTA E SPETTERÀ A BREVE TERMINE

1° semestre 2014 Grecia 1° semestre 2015 Lettonia 1° semestre 2016 Paesi Bassi

2° semestre 2014 Italia2° semestre 2015 Lussemburgo2° semestre 2016 Slovacchia

AUSTERITY NEL MIRINO

Ma cosa potrà fare in concreto il nostro Paese? Nella relazione programmatica vi sono alcuni obiettivi che paiono alla nostra portata. Per esempio, l’avanzamento del processo di unificazione bancaria, di fatto già avviato da mesi, su cui sta lavorando anche l’attuale presidente del Consiglio Ue, il primo ministro greco Antonis Samaras. E ci sono anche altre riforme importanti, ma non di portata storica, come quella dell’Iva, delle politiche sull’immigrazione, del turismo e dei trasporti. Se l’azione rimanesse circoscritta a queste tematiche, le riforme attuate si rivelerebbero però soltanto manovre di piccolo cabotaggio. In realtà, dobbiamo puntare molto più in alto. Il vero obiettivo è quello di spezzare, almeno in parte, il fronte dell’austerity, introducendo regole di bilancio un po’ più flessibili per i singoli Paesi, consentendo loro di sforare il famigerato tetto del 3% per il deficit pubblico, previsto dai trattati di Eurolandia. In che modo? L’unica soluzione possibile è il rafforzamento degli accordi contrattuali che ciascun Paese può stipulare direttamente con le autorità di Bruxelles e che si basano su un impegno reciproco: i governi che dimostrano di aver messo in atto delle riforme strutturali dell’economia, ottengono in cambio dall’Ue la possibilità di spendere un po’ di più, per finanziare gli investimenti produttivi e la crescita.

PUNTI DI VISTA

LA PRESIDENZA UE?TEMO PER L’ITALIA UN SEMESTRE IN BIANCO

Intervista a Ugo Arrigo, professore di Finanza pubblica all’Università di Milano-Bicocca

QUALCHE RISULTATO POSSIAMO OTTENERLO.MA SARÀ DIFFICILE

Il parere di Angelo Baglioni, professore di Economia politica all’Università Cattolica di Milano

I FALCHI DEL NORD EUROPA

Su questo fronte, è probabile che il nuovo premier incontri ancora (come già accaduto a Mario Monti) le resistenze dei Paesi del Nord Europa e della cancelliera tedesca Angela Merkel. Ancor più ambiziosi appaiono gli obiettivi dell’Italia di aprire un dibattito sulla possibile (ma parziale) mutualizzazione del debito, di cui alcune nazioni europee (Germania in testa) non vogliono sentir parlare. Si tratta dello spostamento in capo a Bruxelles di una parte dell’indebitamento contratto dai singoli Stati, che avrebbero così un po’ più di respiro nelle politiche di finanza pubblica e pagherebbero meno interessi. È un progetto al quale sta lavorando un team di esperti incaricato dalla Commissione Europea uscente, che potrebbe avanzare una proposta prima di terminare, a ottobre, il proprio mandato. Il tema però darà vita a discussioni infuocate, che certamente si protrarranno oltre il semestre italiano (ammesso che si trasformino in qualcosa di concreto).

LA RAODMAP ITALIANA

DEBITO PUBBLICO L’Italia intende “seguire da vicino” il dibattito sull’introduzione di forme di “mutualizzazione del debito pubblico” dei singoli Paesi. Una parte dell’indebitamento statale potrebbe essere accentrata a livello europeo, attraverso l’emissione di titoli da parte dell’Ue.

UNIONE BANCARIA Il governo di Roma si adopererà per l’avanzamento del progetto iniziato a fine 2013. La vigilanza sui maggiori istituti di credito nazionali finirà in mano alle autorità europee. Verrà creato un fondo unico europeo (Single Resolution Fund) per finanziare i salvataggi delle banche.

TASSE Il nostro Paese promuoverà una riforma dell’Iva con la proposta di una dichiarazione unica standardizzata dell’imposta valida per tutti gli Stati dell’Ue. In programma c’è anche di affrontare il tema dell’imposta comunitaria sulle transazioni finanziarie e di favorire lo scambio di informazioni tra i Paesi, per la lotta all’evasione fiscale.

OCCUPAZIONE Il semestre coinciderà con l’avvio di Garanzia Giovani, il piano europeo per abbassare il tasso di disoccupazione tra chi ha meno di 24 anni. Spetterà al premier italiano il compito di coordinare le risorse stanziate da Bruxelles.

IMPRESE Tra gli obiettivi c’è la predisposizione di un programma per favorire l’accesso al credito delle pmi. Inoltre, sono in calendario iniziative legislative per una migliore tutela dei marchi e per il controllo della provenienza dei prodotti. Infine, in agenda ci sono anche misure di sostegno ad alcuni settori strategici dell’industria.

IMMIGRAZIONE L’Italia promuoverà una politica comune sui temi dell’immigrazione, rendendo uniforme la legislazione dell’Ue sul diritto di asilo. Secondo il Governo di Roma si dovrà inoltre rafforzare la cooperazione tra le autorità di Bruxelles e i Paesi di origine dei flussi migratori. Fonte: La partecipazione dell’Italia all’Unione Europea-Relazione programmatica 2014

IMPRESE E LAVORO

È più probabile, invece, che si riesca a ottenere qualche risultato nelle politiche sul lavoro. Già dallo scorso anno è stato messo in cantiere il progetto Garanzia Giovani, che consiste nella creazione di programmi di formazione e inserimento professionale per i disoccupati con meno di 24 anni di età. Per questa iniziativa, l’Ue stanzierà 6 miliardi di euro nel biennio 2014-2015, da concentrare nei Paesi con una disoccupazione giovanile al di sopra del 25% (Italia compresa). Altre concessioni potrebbero arrivare dall’Europa per un miglior utilizzo dei fondi comunitari a sostegno delle imprese e di alcuni particolari settori produttivi. Inoltre, il governo italiano si è impegnato a promuovere misure per favorire l’accesso al credito delle piccole e medie aziende, anche se i programmi devono ancora essere definiti nel dettaglio. Infine, un altro fronte su cui sarà impegnato l’Esecutivo di Roma sarà quello della tutela del marchio, per la salvaguardia del made in Italy, con la promessa di promuovere nuove regole sull’origine e l’etichettatura del prodotti: un tema per il quale il Governo ha già incontrato l’appoggio di diversi Paesi, dalla Francia alla Spagna sino alla Grecia.

IL PROBLEMA CREDIBILITÀ

Il guaio è che, purtroppo, rischiamo di presentarci a Bruxelles con un pessimo biglietto da visita. Il problema della scarsa credibilità, infatti, rappresenta una pesante zavorra per il nostro Paese L’Italia avanza proposte di riforma, ma dimostra, spesso, di non avere le carte in regola per assumere la leadership, senza subire contestazioni (come la recente bacchettata in tema di corruzione). Roma vorrebbe, per esempio, una migliore politica sull’immigrazione a livello continentale, ma ha mostrato di saper gestire male l’emergenza degli sbarchi a Lampedusa. Spinge per mettere in cantiere dei programmi contro la disoccupazione giovanile, ma gli uffici di collocamento pubblici italiani (che questi programmi dovranno gestirli) fanno acqua da tutte le parti e riescono a trovare un impiego soltanto al 4% circa dei disoccupati, contro il 13% di quelli tedeschi. Infine, un altro cavallo di battaglia del semestre di presidenza italiana sarà l’informatizzazione delle amministrazioni pubbliche ma, a quasi due anni dall’approvazione dell’Agenda digitale, mancano ancora i decreti attuativi per farla veramente partire. Con queste credenziali, insomma, non sarà facile per il nostro presidente del Consiglio trovare ascolto tra i capi di Stato dell’Ue.