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La rete dei business angel italiani. Ecco come funziona

Intervista a Paolo Anselmo, presidente dell’Italian Business Angels Network (Iban). Ovvero quei privati che, offrendo capitali e competenze, aiutano molti giovani a concretizzare le loro idee innovative in start-up (Appendice a ‘Oltre le frontiere del digital’, pubblicato sul numero di Business People dicembre).

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Innanzitutto, presidente, quali sono le principali differenze tra business angel e venture capital?In estrema sintesi: il business angel è una persona fisica con disponibilità finanziaria; nel suo caso, l’investimento è fatto con soldi suoi, a sua totale e completa discrezione. Il venture capital, invece, è un gestore di fondi altrui che, in quest’ambito, funge da intermediario per l’investitore.

In genere, la prima figura tende a intervenire nella fase iniziale di una start-up, divenendo un socio di minoranza, mentre la seconda subentra quando una giovane impresa è già avviata. Ma per quanto riguarda l’entità degli investimenti dell’una e dell’altra?Tendenzialmente, il business angel non ha la disponibilità finanziaria su cui può contare un fondo. Anche se poi, in realtà, nel caso di aziende nate da poco come le start-up, non si rileva un grande divario: stiamo pur sempre parlando di cifre che, di solito, oscillano tra i 100 mila e i 500 mila euro.

Rimanendo focalizzati sui business angel, oltre alla disponibilità finanziaria di cui sopra, ci sono altri aspetti che li caratterizzano?Il secondo elemento sostanziale è la presenza di una certa capacità manageriale o imprenditoriale. Per cui, per intenderci, all’interno della società partecipata, non si vanno a mettere solo capitali, ma anche specifiche competenze e abilità gestionali.

Mi spiega, in concreto, come funziona il vostro network? Per esempio, mettiamo che io sia una giovane imprenditrice che vuole avviare una start-up innovativa. Mi collego al vostro sito (www.iban.it) e…? Che succede?Succede che lì, sul nostro portale, lei trova tutte le “istruzioni per l’uso” se vuole fare richiesta di finanziamenti. In particolare, si può scaricare quello che noi definiamo il format per l’executive summary: un documento in cui va sintetizzato il proprio business plan, da predisporre in base a delle indicazioni mirate, come viene segnalato. Il tutto viene poi inviato a Iban, che decide se la richiesta è stata compilata adeguatamente e può interessare a qualche angel della propria rete. Passata questa preselezione, la proposta è mandata a coloro che hanno mostrato interesse nell’ambito a cui essa fa riferimento.

Esistono dei punti centrali nei criteri di valutazione?A prescindere dal fatto che un progetto deve essere esplicitato dalla ‘A’ alla ‘Z’, la questione chiave è che abbia una redditività prospettica tale da garantire che quello che è stato l’investimento effettuato sia vendibile presso terzi. Posso fare, cioè, un eccezionale business plan per un ristorante etnico, ma poi la mia idea non presenta “potenzialità d’uscita”. Viceversa, se sono convinto di aver creato un Facebook più innovativo di quello originale, conosco già le opportunità di sviluppo legate a una simile iniziativa imprenditoriale.

Il network Iban si articola in varie antenne regionali con cui il coordinamento nazionale opera in sinergia…Sì. Nella consuetudine anglosassone o americana – modelli a cui si fa riferimento – si cerca di investire in attività non tanto distanti dal proprio luogo d’origine o d’insediamento. Proprio perché si vuole permettere l’interazione con l’imprenditore e con l’azienda su cui si è investito, è complicato finanziare, per dire, un progetto a Lampedusa e gestire l’operazione da Bolzano. Ecco che l’antenna locale mette a contatto domanda e offerta. Cerca di recuperare periodicamente dei progetti con buone potenzialità d’investimento in un’area geografica situata nel raggio di 50-300 km. E, ovviamente, mette in contatto possibili investitori e imprenditori.

In un articolo che Business People dedica alle start-up non digitali, e che sarà in edicola a dicembre (sarà pubblicato anche sul sito, nel corso del mese di dicembre, ndr), emerge un numero consistente di realtà ad alta innovazione tecnologica, ma non per forza legate al Web. Contrariamente a quanto si pensa.Diciamo che l’online, negli anni passati, ha mostrato un alto grado di redditività. I successi di Skype, Facebook o Google suscitano sempre molto interesse. Fin morboso, in certi casi. Altro vantaggio di questo tipo di comparto è che è poco capital-intensive: è più facile aver fantasia nei progetti, costa meno realizzare un’idea e trasformarla in un prodotto vincente rispetto, per esempio, a prendere una molecola e farla diventare un medicamento… Cosa per cui occorre tantissima ricerca, accanto a elevati investimenti.

Il decreto legge ‘Crescita e sviluppo’ contiene delle indicazioni relative alle start-up – penso per esempio agli incentivi fiscali per gli investitori – che accolgono quanto Iban aveva segnalato mesi fa alla task force del ministro Passera. Potete dirvi dunque soddisfatti del provvedimento?Le agevolazioni a cui si riferisce sono delle best practice consolidate a livello europeo, presenti nelle economie del continente a più alto tasso di crescita. In particolare nei modelli anglosassoni e americani, i paradigmi internazionali di maggior successo. Per il decreto, dunque, ben venga finalmente una presa di coscienza. Ecco, volendo fare a margine una considerazione, diciamo che poteva essere inquadrato normativamente tutto quanto già con l’introduzione dell’euro.

IL LAVORO DI IBAN IN ITALIA: GRAFICO 1GRAFICO 2

L’IBAN IN CIFRE

● Sono 150 gli iscritti al libro soci. Contando anche gli accreditati ai Ban regionali e i club di investitori, si aggiungono altre 100 persone, per un totale di 250; ● Nel 2011 il valore dell’ammontare investito si attesta a 34,847 mln di euro, + 4,5% rispetto all’anno precedente*;● Sono stati 151 i progetti su cui si è investito, oggetto di 281 operazioni di investimento dichiarate da parte degli investitori partecipanti al campione*;● Delle società oggetto di investimento, circa il 70% sono start up innovative e high tech. I principali destinatari dei fondi BA sono stati rappresentati dai settori: “Ict”, “med tech e biotecnologie” ed “energia e ambiente”. Tutti comparti caratterizzati da un elevato potenziale di crescita grazie al loro contenuto ad alta innovazione*;● Il business angel italiano risulta essere un uomo di circa 50 anni, che possiede un titolo di studio elevato (94%) e che risiede principalmente nel Nord Italia (80%). Si mostra sempre più un investitore seriale e professionalizzato; come per il 2010, circa il 12% del campione dichiara di aver fatto più di 10 operazione negli ultimi anni*;● Il patrimonio degli investitori risulta superiore a 500 mila euro per il 70% degli investitori, dato in aumento rispetto all’anno scorso (+ 20%). Di questi, il 38% dichiara di possedere un patrimonio compreso tra 500 mila e 2 milioni di euro, che mette in evidenza il concentrarsi, all’interno dei club di investitori, di persone con un patrimonio omogeneo tra di loro e posizionato in una classe superiore all’anno precedente*;● Più dei due terzi dei BA impegna solo il 5-10% del proprio patrimonio liquido disponibile, ma il 96% degli investitori pensa che il proprio patrimonio investito possa aumentare o, al massimo, rimanere costante. Ciò lascia intravedere una buona possibilità di crescita dell’angel investing in Italia;● Nel 2011 sono state dichiarate solamente 14 operazioni di disinvestimento. Lo scenario attuale ha influenzato le scelte degli investitori, che hanno modificato o posticipato i tempi del disinvestimento originariamente previsti, in attesa di condizioni più favorevoli per la exit.

* Sintesi Survey Iban 2011

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Paolo Anselmo