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I soldi per le start up ci sono. Ma è impossibile averli

Garanzia Giovani offre 124 milioni di euro per il Selfiemployment, ma ne sono stati distribuiti solo 2,5: colpa delle procedure cervellotiche per richiederli

Ci sono 124 milioni a disposizione delle start up in Italia, anzi “per il sostegno all’autoimprenditorialità”. Sapete quanti ne sono stati distribuiti in un anno? Solo 2,5 milioni. Perché, semplice. I potenziali beneficiari dell’iniziativa “Selfiemployment” (vai al sito) – gran gioco di parole – sono solo gli under 30 iscritti a Garanzia Giovanigià così discussa – e disposti a mettersi in proprio. E finora sono stati appena in 624 a iscriversi e completare la la domanda sulla piattaforma digitale Invitalia.

Anche se le cose vanno un po’ meglio da quando si è messo mano per la prima volta alle regole, che inizialmente limitavano l’accesso ai giovani – non più di 500 – che avevano usufruito di un percorso di accompagnamento all’avvio di un’impresa. «Fin dalle prime settimane ci siamo accorti che una serie di attività propedeutiche alla presentazione della domanda, che dovevano essere svolte dalle singole Regioni attraverso i centri per l’impiego o altre strutture dedicate a fare attività di accompagnamento del proponente, non venivano fatte» racconta Marco Antinori, il dirigente di Invitalia responsabile di Selfiemployment a Linkiesta: «Dunque pochi soggetti erano stati messi in condizione di presentare effettivamente le domande. Per cui, quasi subito dopo l’apertura dello sportello, sono stati presi degli accordi con Unioncamere affinché facesse delle attività di accompagnamento in affiancamento a quella prevista dalle Regioni, a livello nazionale; e tramite Italia Lavoro si è lavorato su un piano di comunicazione e promozione sul territorio, in modo da diffondere in modo più capillare l’informazione».

Il 12 settembre è arrivata l’ulteriore virata, quella più netta: «Abbiamo modificato le modalità di accesso alla misura per renderle meno vincolanti, rendendo facoltativo il percorso di accompagnamento in aula, che era di almeno 60 ore», spiega Antinori: «I risultati si sono visti. Da settembre in poi i numeri sono nettamente cambiati: le modifiche che abbiamo introdotto hanno sicuramente migliorato l’appeal della misura». Il trend è positivo: dalle prime186 candidature presentate da marzo a settembre, si è passati a oltre 600 da settembre a fine 2016 (448 in più). Di cui appena 80 hanno già avuto esito positivo, 146 sono in fase di valutazione e 408 sono state respinte. Dunque, 124 milioni per 80 richieste accolte in nove mesi: altro che «aziende in 5 giorni».