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I fondi pensione battono il Tfr

I rendimenti delle forme di previdenza complementare nel 2013 più alti di quelli relativi ai trattamenti di fine rapporto. Ma la crisi fa sospendere i versamenti volontari a 1,4 milioni d’italiani

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I fondi pensione battono il Tfr. Nel 2013, infatti, i rendimenti delle forme pensionistiche complementari sono stati, al netto dei costi, superiori al tasso di rivalutazione dei trattamenti di fine rapporto. Lo rileva il Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, nella sua relazione annuale. Se, infatti il tasso di rivalutazione del Tfr si è attestato all’1,7%, i rendimenti sono stati pari al 5,4% per i fondi pensione negoziali, ovvero quelli istituiti in base agli accordi che riguardano una categoria di lavoratori e le imprese del loro settore, e all’8,1% per i fondi pensione aperti. Considerando il periodo tra il 2000 e il 2013 il rendimento cumulato dei fondi pensione negoziali è stato del 48,7% rispetto al 46,1% ottenuto dal Tfr.

Ma quanto vale la previdenza completare in Italia? Alla fine del 2013, le adesioni erano pari a circa 6,3 milioni, il doppio di quelle registrate alla fine del 2006. A trainare la crescita soprattutto i dipendenti privati, aumentati a fine 2013 fino a 4,4 milioni, contro i 2,2 milioni registrati a fine 2006. Nello stesso periodo, invece, i lavoratori autonomi sono aumentati di circa 700 mila unità, attestandosi a fine 2013 a 1,7 milioni. In totale alla fine del 2013, i fondi registrati nelle anagrafi della Covip sono 510, per 116,4 miliardi di euro di risparmio previdenziale gestito in totale, pari al 7,5% del Pil.

Ma, il comparto non è immune dalla crisi. Dei 6,3 milioni di iscritti ai fondi pensione in Italia, ben 1,4 milioni sono gli iscritti silenti, cioè coloro che “hanno sospeso ogni forma di contribuzione in conseguenza dell’aggravamento delle condizioni occupazionali del paese”.