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Guerra in Libia, bombardamenti sul Paese più ricco di petrolio

Attualmente è il 12esimo produttore mondiale di oro nero, ma le sue riserve lo portano in cima ai alla classifica dei più naturalmente ricchi di greggio. Senza parlare del gas: secondo l’Opec il suolo libico dispone di oltre 1.500 miliardi di metri cubi capaci di riscaldare l’Italia per più di 15 anni

Le bombe dell’alleanza atlantica cadono su un suolo davvero prezioso. Le statistiche classificano la Libia come il 12° produttore mondiale di petrolio, il quarto dell’Africa. Vero, ma come sottolinea un servizio del TgLa7 si tratta di una “mezza verità”. Il volume delle esportazioni della Libia – ora bloccate dagli scontri con i ribelli – non riflette il peso reale del Paese nello scacchiere sensibilissimo del mercato dell’oro nero. Il tesoro della Libia è molto più grande: 42 miliardi di barili di riserve che posiziona il Paese finora in mano a Gheddafi in cima alla classifica dei più naturalmente ricchi di petrolio.“Senza contare il gas” aggiunge il TgLa7. Anche in questo caso, secondo l’Opec, la Libia dispone di riserve pari a oltre 1.500 miliardi di metri cubi (in un anno l’Italia tutta insieme ne consuma al massimo un centinaio). Si sa comunque che è sul petrolio che si concentra l’affare più importante. Con 1,69 milioni di barili prodotti ogni giorno, la Libia spedisce oro nero in tutti gli angoli del mondo ed è noto che tra i primi suoi dieci petrol-dipendenti ci siano tutti Stati europei. C’è l’Irlanda e chiaramente l’Italia, ma anche l’Austria per circa un quinto del greggio importato, poi ci sono Svizzera e Francia. Ma il greggio libico finisce anche più lontano. La Cina importa da qui il 3% del suo petrolio, cifre inferiori per Australia (2,3%) e Stati Uniti (0,5%). Una prova comunque che le vie del petrolio libico sono infinite e riguardano interessi mondiali.

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Un combattente ribelle libico cammina a piedi nudi guardando il fumo proveniente da un serbatoio di una raffineria di petrolio