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Così la California vuole rivoluzionare la Gig economy

Dal prossimo gennaio, autisti, corrieri per la consegna di cibo, bidelli, operai edili e proprietari di franchising verranno riclassificati come impiegati

La California dichiara ufficialmente guerra alla Gig economy, una delle nuove forme di organizzazione dell’economia digitale. Lo stato statunitense ha approvato, infatti, un disegno di legge secondo cui se una società controlla i lavoratori in merito a come svolgono i propri compiti o se i lavoratori svolgono mansioni che rientrano nelle normali attività aziendali, allora deve considerarli come dipendenti e, dunque, assumerli come lavoratori subordinati. Se, com’è probabile, la misura riceverà il via libera anche dell’Assemblea di Stato, entrerà in vigore dall’1 gennaio del prossimo anno, interessando almeno un milione di persone.

Individui che oggi sono appaltatori e che non hanno diritto a tutele di base, come un’assicurazione salariale minima o assegni di disoccupazione. Tra questi lavoratori ci sono autisti, corrieri per la consegna di cibo, bidelli, addetti a saloni di bellezza, operai edili e proprietari di franchising che verranno tutti riclassificati come impiegati. La legge colpirà aziende come Uber o Lyft, che hanno centinaia di migliaia di autisti in California. Le due società sostengono che il lavoro a contratto offre molta flessibilità ai lavoratori, mentre l’inquadramento come dipendenti potrebbe comportare diversi problemi. Si annuncia dunque una dura battaglia.

Il resto degli Stati Uniti non resta a guardare. I sindacati stanno già spingendo per una legislazione simile a New York. Sicuramente la decisione della California “avrà grande eco in tutto il Paese”, come ha affermato David Weil, un alto funzionario del Dipartimento del Lavoro durante l’amministrazione Obama e autore di un libro sulla cosiddetta fessurazione del posto di lavoro.

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