Forum dell'Economia Digitale 2018: appuntamento il 3 luglio al MiCo

Come si può prevedere, gestire e anticipare il futuro di domani senza conoscere l’alfabeto dell’evoluzione? Non è possibile. Ecco perché l’Italia deve imparare a leggere, scrivere e far di conto nel linguaggio delle competenze digitali. La strada è segnata, ma i modi per percorrerla sono tutti da scoprire sono il fulcro intorno a cui ruota il Forum dell’Economia Digitale (FED), in programma al MiCo di Milano il 3 luglio.

L’iniziativa, ideata e realizzata da Facebook Italia e Giovani imprenditori di Confindustria, ha come tema per il 2018 The future of tomorrow. Rivoluzione? Evoluzione . Dopo il successo delle prime due edizioni – ognuna delle quali ha visto sul palco circa 40 speaker e un pubblico che lo scorso anno ha superato le 2 mila persone –, il FED 2018 riunirà manager e imprenditori di settori economici diversi, ma anche accademici e personalità del mondo della cultura e dello spettacolo. L’obiettivo comune sarà scandagliare le sfaccettature della sfida digitale che vede il nostro Paese in costante rincorsa.

Il tema delle competenze digitali è il filo conduttore e, allo stesso tempo, l’approdo naturale di una riflessione avviata tre anni fa con la nascita del FED. Nel 2016 ci si interrogava sul “What’s next?” della svolta digitale, indagando occasioni e criticità con l’obiettivo di sostenere la crescita economica attraverso la connessione tra gli attori dell’economia digitale di oggi e di domani. L’edizione dell’anno passato aveva messo al centro l’opportunità digitale, difficile da cogliere in un quadro che vedeva un gap importante tra le competenze della forza lavoro (scarse o nulle nel 50% dei casi, dati Ocse) e richiesta di posizioni digitali sul mercato tricolore (22% scoperte, secondo Modis). Il prossimo passo è mettere le competenze digitali al centro di una riflessione generale e sistemica, come motore dello sviluppo del Paese e del sistema industriale che necessita di un programma organico di crescita di fronte alle enormi sfide del futuro. 

Le sfide più importanti per le pmi su Facebook 

A raccontarlo sono le aziende stesse, soprattutto le piccole e medie imprese che hanno trovato su Facebook un mezzo innovativo per farsi conoscere e superare gli ostacoli tradizionali dovuti alla loro dimensione. Lo spiegano i dati della Future of Business Survey , promossa mensilmente a partire dal febbraio 2016 dal social network di Mark Zuckerberg in tutto il mondo in collaborazione con Ocse e Banca Mondiale. I dati della Penisola descrivono al meglio l’incertezza generale: mentre il 43% delle pmi intervistate si dice ottimista riguarda allo stato attuale del proprio business (dati aprile 2018), il 52% è invece pessimista per l’economia in generale. Lo stesso trend si riflette nelle aspettative per il semestre successivo: al 52% che ha un outlook positivo per la propria azienda – e nel 19% dei casi si aspetta di assumere nuovo personale – si oppone un 40% che vede nubi nere sul Paese.

 

Le sfide più importanti per le pmi su Facebook sono quelle di attrarre i clienti (66%) e aumentare i ricavi (60%) mantenendo la redditività (49%), mentre regole e tasse continuano a subire aggiornamenti normativi (40%). Obiettivi sfidanti che possono essere raggiunti anche e soprattutto sfruttando al meglio di strumenti online: l’82% delle aziende usa le piattaforme virtuali per farsi pubblicità (84%), mostrare prodotti (82%) e dare informazioni (74%). Finalmente, però, la soglia di coloro che le utilizzano abitualmente anche per vendere prodotti ha superato il 50% (52%). Balzo anche nei dati di chi accetta pagamenti online (48%). Il vero gap resta nell’impiego degli strumenti online per la gestione interna dei processi, limitato ancora a meno di un quarto delle aziende coinvolte (23%). E parliamo nel 41% dei casi di aziende con più di dieci anni, in maggioranza del settore retail (15%), della comunicazione (13%) e dei servizi professionali (12%). Che nel 6% delle quali esporta anche i propri prodotti all’estero.

Di fronte a un simile scenario, quali sono le richieste delle pmi ma anche dei Giovani imprenditori di Confindustria? Il tessuto economico italiano chiede un’industria innovativa, sostenibile, interconnessa. L’obiettivo del Paese deve essere quello di accompagnare la trasformazione della seconda manifattura dell’Ue attraverso start up e l’industria 4.0. Il ritardo digitale costa punti di pil, posti di lavoro non creati, calo di produttività e difficoltà quotidiane. Mentre un piano di investimenti organico può portare benefici incredibili: il cosiddetto dividendo digitale è superiore del 50% alla media degli altri investimenti, e le imprese “digital intensive” crescono stabilmente più delle altre (tra il 6 e il 13% di fatturato all’anno).

Forum Economia Digitale Facebook Italia

Il lavoro del futuro al Fed 2018

Quale vogliamo che sia, perciò, il futuro della nostra società? Come possiamo colmare il divario e prepararci ad affrontare l’intelligenza artificiale e le prossime frontiere all’orizzonte? L’unica speranza per diventare protagonisti e non vittime del cambiamento è innovare le competenze digitali delle persone, soprattutto in vista della massiccia automazione che arriverà nei luoghi di lavoro tradizionali. Guai ad attendersi una rivoluzione improvvisa, come la scoperta del fuoco o l’invenzione della ruota: l’evoluzione è un processo lento, non lineare e mai programmabile, ma nel lungo periodo porta sempre crescita e benessere. I semi di questa evoluzione nella vita di tutti i giorni: nelle case che interagiscono con le nostre abitudini. Nelle università dove è possibile studiare materie finora sconosciute come i dipartimenti di Scienze delle Decisioni. E nei luoghi di lavoro, dove i robot affiancano sempre di più giorno dopo giorno il capitale umano. L’uomo ha il futuro nelle proprie mani, non solo quelle che stringono uno smartphone per chattare, ordinare il pranzo o postare l’ennesimo selfie. Affinché il cambiamento porti reali vantaggi per tutti, servono nuove lenti – quelle delle competenze digitali – per poter guardare il mondo e ripensarlo. E in questo, purtroppo, l’Italia brancola nella penombra. Il problema riguarda tutti: la pubblica amministrazione, la qualità del lavoro, il sistema industriale che cerca una direzione. Serve un piano lungimirante che punti a sviluppare le competenze digitali a tutto tondo, come fossero le fondamenta su cui edificare il nostro futuro. E la prima pietra vuole metterla proprio il Forum dell’economia digitale 2018.