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Fisco, la Procura di Milano accusa Apple di evasione

All’appello mancherebbero le dichiarazioni dei redditi di ben cinque anni (2008-2013), per un totale di quasi 880 milioni di euro nascosti

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Le indagini si trascinano dal 2013. Ma adesso pare si sia arrivati a un punto di svolta: la Procura di Milano ha terminato gli accertamenti contestando ad Apple Italia il reato di evasione fiscale. Una brutta figura nel giorno di quello che sarebbe stato il 60° compleanno del fondatore Steve Jobs.

Cupertino avrebbe omesso di presentare la dichiarazione dei redditi per ben cinque anni (2008-2013) evadendo quasi 880 milioni di euro di imposte sul reddito delle società (Ires). E dire che, all’inizio, le indagini erano più circoscritte: nel giugno del 2013, quando erano iniziate, il sospetto era che Apple si fosse macchiata di dichiarazione fraudolenta, pagando meno tasse del dovuto tra il 2010/2011.

Adesso invece il reato è diventato di omessa dichiarazione dei redditi e abbraccia un periodo di ben cinque anni. L’ipotesi attuale è che esista una «stabile organizzazione occulta» di Apple in Italia: si sarebbe creata una sede italiana per premettere all’irlandese Apple Sales International di esercitare, interamente o in parte, le attività nel nostro Belpaese. Ergo, i profitti italiani finivano per essere contabilizzati in Irlanda, dove la pressione fiscale è inferiore. Da qui, il reato di evasione fiscale.

Nel mirino della procura sono finiti due manager di Apple Italia e un manager irlandese: il legale rappresentante e a.d. di Apple Italia Enzo Biagini; il direttore finanziario Mauro Cardaio; il manager della Apple Sales International Michael Thomas O’Sullivan. In questi casi, la pena per omessa dichiarazione dei redditi prevista dalla legge varia da uno a tre anni di reclusione.