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Ferrovie dello Stato, fusione in vista con Anas

L’accordo porterà 21 mila nuovi posti di lavoro. E’ solo uno dei punti contenuti nel piano industriale 2017/2026 da 94 miliardi insieme con l’assalto al mercato del trasporto pubblico locale

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Ferrovie dello Stato pensa alla fusione con Anas. E’ solo uno dei punti contenuti nel Piano industriale 2017/2026 presentato oggi, 28 settembre, alla stazione di Roma Tiburtina. Il programma prevede investimenti per 94 miliardi nei prossimi dieci anni con l’obiettivo di un raddoppio dei ricavi a 17,6 miliardi. Prevista anche la quotazione in Borsa, entro la fine del 2017, del 30% della nuova divisione Frecce-Intercity che opererà nel trasporto a lungo concorrenza. Fs inglobando l’Anas diventerebbe ««la sorella di Rfi», spiega l’a.d. Renato Mazzoncini, nel segno della «discontinuità con il passato. Il principio alla base è cercare di spostare tutto il gruppo da un gruppo di trasporto ferroviario e gruppo che fornisce servizi di mobilità integrata». Nel dettaglio, gli investimenti prevedono uno stanziamento di 73 miliardi per le infrastrutture, di 14 per il materiale rotabile e di 7 per lo sviluppo tecnologico. Più della metà delle risorse sono già disponibili, ben 58 miliardi, di cui 23 in autofinanziamento e 35 già stanziati nei contratti di programma, con un ritorno atteso da 21 mila nuovi posti di lavoro, soprattutto tra le aziende appaltatrici:

AUTOSTRADE E TRENI. La fusione con Anas permetterebbe nuove sinergie nella costruzione di strade e ferrovie: «Costruirle vicine permette un risparmio di suolo e costi», dice Mazzoncini. L’obiettivo è creare strade intelligenti come le eHighways svedesi, che permetterebbero la circolazione di tir elettrificati con bassi costi ambientali e economici. Il grande business da attaccare, però, è quello del trasporto su gomma (salendo dal 6% di market share del 2015 al 25% nel 2026): «L’obiettivo principale è il mercato Tpl cogliendo opportunità in tutta Italia, partecipando a gare e laddove possibile acquisendo operatori strategici». Come già fatto negli scorsi anni con l’Ataf a Firenze e Umbria Mobilità. Ma la sfida è anche sulla lunga percorrenza con Busitalia, per far concorrenza ai nuovi servizi low cost (Flixbus) attraverso 3 mila nuovi bus e biglietti super economici da integrare con i viaggi in treno. Sono attesi anche nuovi Freccialink, le navette per l’alta velocità che arriveranno a Monaco, Ginevra, Gorizia e Bergamo.

«Ottimo il lavoro sull’alta velocità, che dovrà arrivare a Lecce e a Palermo. Ma adesso dobbiamo mettere più soldi per i 600 milioni di passeggeri pendolari e per le metropolitane», è stata la richiesta di Renzi presente all’evento. Verrà rilanciato il trasporto regionale con la commessa da 4 miliardi per la fornitura di 450 nuovi treni regionali costruiti da Hitachi e Alstom. I primi arriveranno nel 2019 e sono destinati all’Emilia Romagna. A questi si aggiungeranno altri 50 treni diesel e i 16 Frecciarossa 1000 mancanti.

INFRASTRUTTURE. Le ferrovie ex concesse – oltre 2.500 chilometri di binari sui 3.500 italiani – potranno tornare sotto il controllo di Rfi e dovranno adeguarsi agli standard di sicurezza della rete nazionale. Tra le prime ci sarà la rete della regione Umbria. Tra gli investimenti in programma ci sono il Terzo Valico, la Galleria di base del Brennero e la Torino-Lione poi la Milano-Venezia (a dicembre sarà attivata la tratta Treviglio-Brescia). Infine il Sud: apriranno i cantieri sulla Napoli-Bari per l’alta velocità (a dicembre sarà assegnato il primo lotto) e in Sicilia sulla Palermo-Catania-Messina. Cantieri anche sull’Adriatica e sulla Salerno-Reggio Calabria che dovrà essere potenziata per lo sviluppo della Napoli-Palermo.

Non può mancare un accenno al Ponte di Messina: «Il ponte costa 3 miliardi e 900 milioni di euro, tutte le infrastrutture dei corridoi ferroviari europei arrivano a 120 miliardi. Quindi il problema non sono i soldi, il ponte è stato sempre gestito come traffico stradale, con costi enormi. Ma trattata come un’opera ferroviaria sarebbe diverso», parola dell’a.d. Mazzoncini.

MERCI ED ESTERO. «Il trasporto merci è stato il pulcino nero del gruppo in questi anni, il suo rilancio è una delle parti più difficili e importanti del piano», dice ancora il manager. Anche qui sono previsti investimenti per 1,5 miliardi di euro e, nel 2026 ricavi per 2,1 miliardi, grazie alla nascita a gennaio del polo unico della logistica con 4 mila dipendenti: Mercitalia. «Trattare le merci come se fossero viaggiatori, monitorandone il servizio di trasporto minuto per minuto», è l’obiettivo finale previsto nel piano. Parte dei ricavi dovrà arrivare dall’estero, andando a caccia di commesse ad alta velocità in Medio Oriente, in India e nel Sud Est Asiatico e Africa prima, e poi in Europa dopo la liberalizzazione dello spazio ferroviario europeo nel 2020. Primi obiettivi: la Parigi-Bruxelles, la Milano-Zurigo-Francoforte e la Londra-Edimburgo, insieme con la prossima acquisizione delle ferrovie greche.

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L'a.d. di Ferrovie dello Stato Mazzoncini alla presentazione del piano industriale 2017/2026