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Fed in retromacia: lascia al minimo i tassi Usa

A preoccupare sono la bassa inflazione e l’incertezza dei mercati internazionali. Ritoccate, invece, le stime di crescita del il Usa: +2,1% nel 2015, +2,3% nel 2016

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La Fed lascia invariati i tassi di interesse. Dopo due giorni di meeting, la Federal Reserve fa retromarcia e lascia invariato il costo del denaro che resta così al suo minimo storico, ossia tra lo 0% e lo 0,25%. A pesare sulla scelta sono stati i timori per l’economia globale, ancora instabile, e la bassa inflazione.

«La ripresa ha progredito a sufficienza, ci sono ragioni per alzare i tassi ora e ne abbiamo discusso ma alla luce delle incertezze estere e dell’inflazione bassa, abbiamo deciso di aspettare», ha spiegato il presidente della Fed Janet Yellen, in conferenza stampa. «La preoccupazione per la Cina e per i mercati emergenti ha portato volatilità sui mercati e, date le significative interconnessioni tra gli Usa e il resto del mondo, la situazione va osservata con attenzione». La decisione non è stata però presa all’unanimità: Jeffrey Lacker, presidente della Fed di Richmond, spingeva per un aumento di 0,25 punti. Ma questa non è stata l’unica decisione presa dalla banca.

Nel comunicato diffuso, sono state anche riviste le stime di crescita del pil americano: dal +1,9% previsto a giugno, si è passati a un +2,1% in termini reali per il 2015. Correzioni al ribasso, invece, per i seguenti due anni: nel 2016 si prevede una crescita del pil del +2,3% (anziché 2,5%) e del +2,2% nel 2017 (contro il 2,3%). Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, si prevedono miglioramenti: la percentuale stimata non è più 5,3% ma 5% nel 2015 e, tra il 2016 e il 2017, dovrebbe scendere al 4,8%. Quanto invece all’inflazione, è stata fissata allo 0,4% nel 2015, al’1,7% nel 2016 e al 1,9% nel 2017.

Credits Images:

Il n.1 della Fed, Janet Yellen