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Crowdinvesting, in Italia sempre più imprese a caccia di finanziamenti virtuali

Presentato il primo report dalla School of Management del PoliMi sulle forme di raccolta fondi online per le imprese: un mercato che vale 28 miliardi

I nuovi metodi di finanziamento su Internet si chiamano equity crowdfunding, lending crowdfunding e invoice trading e sono sempre più utilizzati da startup e pmi, ma anche privati, per trovare investitori. Il fenomeno, sottoinsieme del crowdfunding che prende il nome di crowdinvesting, è stato analizzato per la prima volta dall’Osservatorio del Politecnico di Milano e avviene quando diversi investitori rispondono ad un appello per raccogliere risorse per un progetto attraverso una piattaforma online, in cambio di una remunerazione del capitale. “È un fenomeno molto recente, eppure nel 2015 ha raccolto risorse a livello mondiale per circa 28 miliardi di euro. A determinarne lo sviluppo sono stati la crisi finanziaria, che ha portato le imprese a cercare fonti di finanziamento alternative, e l’azzeramento dei rendimenti risk free”, osserva Giancarlo Giudici, direttore scientifico dello studio.

LE FORME DEL CROWDINVESTINGFra gli strumenti per trovare denaro su internet, l’equity crowdfunding consente alle imprese di ottenere finanziamenti attraverso la sottoscrizione di un capitale di rischio da parte degli investitori, il lending crowdfunding offre prestiti e, infine, l’invoice trading prevede la cessione di fatture commerciali.

Nel 2015, l’equity crowdfunding ha raccolto globalmente 2,5 miliardi di dollari, principalmente destinati a startup. In Italia, con la recente riforma del regolamento Consob, oggi possono accedervi anche startup e pmi innovative e, con una raccolta di 5,5 milioni di euro nell’anno, il conteggio è destinato a salire a 9 milioni l’anno (comunque poco rispetto al Regno Unito, dove solo nel 2015 sono stati raccolti 332 milioni). Nel nostro Paese ci sono 19 portali autorizzati a fronte di 48 campagne lanciate nel 2015 e chiuse con successo in circa la metà dei casi. Le imprese protagoniste delle campagne sono principalmente lombarde e toscane, hanno in media tre anni di età, un fatturato di 17.000 euro e operano nell’ambito dei servizi su piattaforme social e sharing, Ict e servizi professionali. Il target medio di raccolta delle campagne è 317.000 euro.

Nel lending crowdfunding il prestito da parte degli investitori avviene attraverso una piattaforma che suddivide il prestito tra i vari investitori per frazionarne il rischio, a fronte di un interesse e del rimborso del capitale. Nel mondo i portali di lending hanno raccolto nel 2015 circa 25 miliardi di dollari, mentre in Italia le 4 piattaforme attive oggi hanno generato prestiti per 28 milioni. I finanziamenti hanno una durata media di 30 o 40 mesi e un tasso annuo nominale (Tan) del 6% circa. Sono soprattutto le persone fisiche (5.189) ad usufruire di questo tipo di servizio: uomini nel 74% dei casi che ricevono in media 5.000 euro per l’acquisto della casa o dell’auto. L’importo medio del prestito a imprese, invece, è di 12.900 euro, per un totale di 131 prestiti del valore di 1,9 milioni.

In Italia l’invoice trading, ovvero la cessione di fatture commerciali su un portale web tramite un’asta o il trenching in diverse porzioni, è ancora in fase embrionale, tant’è che per ora esiste solo una piattaforma (Workinvoice). Gli investitori anticipano l’importo della fattura al netto della remunerazione richiesta, sostituendo il classico “sconto” della fattura operato dalle banche attraverso il portale. L’anno scorso sono state cedute 220 fatture per un totale di 11 milioni e quest’attività ha visto coinvolti 40 imprese e 20 investitori.